Che effetto avrà Stellantis sulla Ferrari?

Da ieri Stellantis è una realtà quotata in Borsa a Milano e Parigi (e da oggi a Wall Street). La fusione tra Fca e Psa ha prodotto un bel segno più sui mercato e creato un gruppo composto da 14 brand che si presenta come il quarto costruttore al mondo. Tra i marchi coinvolti nella fusione non c’è naturalmente Ferrari che resta di proprietà della famiglia Elkann/Agnelli (con il 10% a Piero). Ma che effetto può avere la nascita di Stellantis sulla casa di Maranello?

“Questo storico primo giorno di negoziazione delle azioni Stellantis – ha detto il presidente Elkann alla cerimonia della campanella della Borsa – segna l’inizio di un’era di straordinarie opportunità per il nostro gruppo. Sono tempi impegnativi e allo stesso tempo entusiasmanti nel nostro settore, con cambiamenti rapidi, più che in qualsiasi altro momento dalla sua fondazione, oltre un secolo fa. Stellantis inizia il suo percorso con la leadership, le risorse, la diversità e il know-how con cui costruire qualcosa di veramente unico e grande, fornendo ai nostri clienti veicoli e soluzioni di mobilità eccezionali e creando valore per tutti i nostri stakeholder”.

“Stellantis vuole avere un ruolo di primo piano del prossimo decennio. Stiamo vivendo un’epoca di profondi cambiamenti nel nostro settore, caratterizzata da una rapidità e un’intensità paragonabili soltanto a ciò che accadde alle sue origini, alla fine del diciannovesimo secolo. Si tratta di un’epoca estremamente complessa, ma allo stesso tempo entusiasmante. Credo sia un momento molto simile a quello che i nostri padri fondatori hanno affrontato con grande energia in quegli anni pionieristici. Hanno dato vita a imprese in grado di resistere alla prova del tempo, e capaci di essere all’altezza delle sfide lanciate dal mercato. Imprese che hanno saputo innovarsi, adattarsi ai tempi e alle esigenze dei loro clienti. Questo è ciò che ci ha spinto a creare Stellantis e che continuerà a ispirarci mentre andremo avanti a costruire sulle fondamenta poste da questa fusione”. 

Ferrari resta fuori da tutto questo al contrario di Alfa Romeo e Maserati che entrano nell’alleanza. Già quotata in Borsa la casa di Maranello non entra in questa mega fusione che sta portando il comando delle operazioni fuori dall’Italia, visto che la maggioranza del cda è composto da rappresentanti Psa. La grande passione (e competenza) di Tavares è però una garanzia. E’ ancora più “car guy” di Marchionne. Non avrà tempo né deleghe per occuparsi di Ferrari, ma se John Elkann dovesse chiedergli un consiglio non si tirerebbe certo indietro… E sarebbe un bene consultarsi con uno dei migliori manager del mondo dell’auto per il futuro della Rossa ancora in attesa del suo nuovo amministratore delegato.

Anche Ferrari, sia pure non direttamente, potrebbe insomma beneciare dell’accordo che ha portato al matrimonio tra FCA e PSA. Non scordiamo che l’artefice dell’eera dorata della casa, quella di Michael Schumacher, è stato Jean Todt che arrivò a Maranello proprio da Peugeot dopo esser stato il responsabile dei programmi sportivi dellacasa del Leone… I consigli di Tavares sarebbero ben visti e certamente apprezzati. Oggi a Maranello c’è bisogno di un vero “car guy”, un uomo che possa proseguire il grande lavoro interrottosi sotto la gestione Camilleri più indirizzata a costruire una nuova immagine che a lavorare sul prodotto (le ultime auto presentate erano ancora foglie di progetti già nei cassetti, lo stesso Suv o Fuv che dir si voglia nasce ancora con la gestione Marchionne).

Per un approfondimento su Tavares vi consiglio l’inserto Mobilità in edicola con il Foglio…

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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