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Crisi #Ferrari: da #Montezemolo a #Binotto, organizzazione sotto accusa. Che aspettiamo a cambiarla?

REGGIO EMILIA (ITALY) 11/02/2020 - PRESENTAZIONE FERRARI SF1000 - credit: © Scuderia Ferrari Press Office

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Prima il doppiaggio ungherese, poi le parole dell’ex presidente Montezemolo (vedi qui) e quelle di Mattia Binotto (Qui) che futuro dobbiamo attenderci per la #Ferrari?

Oggi è il 21 luglio. Nel 2002 Michael Schumacher vinse il Gran premio di Francia e il Mondiale. Erano tempi in cui la Ferrari dominava e quello fu un anno davvero straordinario, probabilmente il migliore dell’epopea ferrarista. Schumi divenne campione dopo 11 delle 17 gare in calendario, dopo il 64,7% di quel Mondiale. Impressionante.

Diciott’anni dopo siamo alle prese con una crisi tanto profonda da far temere anche per la prossima stagione a causa dei regolamenti congelati. Che cosa non sta funzionando in Ferrari? Che cosa ha permesso di produrre una monoposta tanto sbagliata quanto la SF1000 dal nome così glorioso?

Rileggendo le dichiarazioni di Montezemolo, ma anche quelle di Binotto, mi pare di trovare un punto di contatto: a dover essere rivista è l’organizzazione con cui è stata costruita la squadra corse, un’organizzazione orizzontale che sembrava aver dato i suoi frutti con l’auto del 2018 e poi con il motore dello scorso anno. Ma le vittorie dello scorso anno sono evidentemente state come del fumo negli occhi, hanno ingannato noi (come i commissari Fia).

“Se necessario, dobbiamo rivedere anche l’organizzazione per migliorare e rinforzare il metodo di lavoro dove ce n’è più bisogno. Ma non è tagliando delle teste che si fa andare più veloce una vettura”, ha detto Binotto. Giusto, corretto. Ma a questo punto è necessario che quelle teste vadano adeguatamente supportate e aiutato perchè è un dato di fatto che da sole abbiano prodotto la peggior crisi degli ultimi anni.

Binotto può ancora essere l’uomo giusto, ma se lo è davvero a non essere giusta è l’organizzazione voluta da Sergio Marchionne. C’è bisogno di rivederla, ritoccarla, ridisegnarla. Ci sarebbe bisogno anche di un presidente oltre che di un ex presidente. Ma questo è un altro discorso. Sarebvbe già importante sapere che dietro ai silenzi di John Elkann c’è un momento di riflessione profonda sulle scelte da prendere.

Come suggerusce l’ex presidente: prendiamo il toro per le corna. Bisogna agire in frettaà

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