L’elogio dell’imperfezione. Andrea Stella, il team manager che ha riportato la McLaren là dove stava ai tempi di Ron Dennis, spiega il successo con una frase tratta da una canzone di Niccolò Fabi: “Costruire è rinunciare alla perfezione”. Avrebbe potuto citare anche il titolo di un libro di Rita Levi Montalcini, ma quella canzone del cantautore romano sembra davvero fatta apposta.
Una frase che viene spiegata così: “Significa abbracciare il percorso fatto di “piccole cose” e di imperfezioni, riconoscendo che la vera essenza sta nel “fare”, nel procedere silenziosamente, lasciando da parte la ricerca di un finale perfetto”. Esattamente il percorso della McLaren che quando si accorse di aver sbagliato il progetto lo ammise chiedendo pazienza per 8 gare… Non si fermò a cercare di estrarre delle prestazioni là dove non c’erano (ogni riferimento a fatti o persone è decisamente voluto). Buttò tutto e ripartì da zero. Da lì ha ricostruito il team che un anno fa ha vinto il Mondiale Costruttori e quest’anno ha realizzato una doppietta da sogno.
È vero come dice qualcuno che avrebbe potuto vincere il titolo piloti molto prima usando altre strategie e puntando su un pilota. Ma hanno voluto vincere a modo loro, dimostrando che in Formula 1 possono sopravvivere anche certi valori. Hanno riscritto la storia.
Alla fine le papaya rules sono state corrette (un ordine se necessario per non far vincere Verstappen sarebbe arrivato), ma è logico. Corretti sì, scemi no. La McLaren di Zac Brown e Andrea Stella ha aperto una nuova epoca in Formula 1, quella che era scoppiata in mano a Ron Dennis con Senna e Prost.
Qualcuno può obiettare dicendo che con Norris e Piastri era facile perché erano piloti giovani, ancora da plasmare, con poca personalità. Vero, ma sarebbe stato più facile puntare su uno dei due e chiudere il campionato a fine estate. No, in McLaren hanno seguito le loro regole e hanno mandato un messaggio al mondo.
Magari nella terra dei Beatles sarà difficile far digerire Niccolò Fabi, ma di sicuro Zac Brown e Andrea Stella sanno come spiegarsi anche da quelle parti. Basterebbe regalare a tutti una copia del libro di Rita Levi Montalcini: “Elogio dell’imperfezione”. Magari a Natale lo regalo a Fred Vasseur…

