Quando Catherine Spaak intervistò Ferrari per Autosprint

Il 30 marzo di quarant’anni fa Autosprint pubblicò una lunga intervista di Catherine Spaak a Enzo Ferrari. Eccola qui. Per ricordare Catherine scomparsa durante il weekend pasquale. Prima grande attrice, poi anche ottima giornalista.

«Ho trovato uomini che indubbiamente amavano come me l’automobile. Ma forse non ho trovato altri con la mia ostinazione, animati da questa passione dominante nella vita che a me ha tolto il tempo e il gusto per molte altre. Io, non ho mai fatto un vero viaggio turistico, non sono mai andato una volta in vacanza in vita mia, per me le piu belle ferie sono quelle che trascorro in officina…».

Credo anch’io che all’uomo basti una volonta ostinata, un’ambizione sorda, determinata, costante, per superare tutti gli ostacoli che incontra lungo il cammino della sua vita. Il punto focale pero e “per quale scopo”.

A Fiorano, a Maranello non sono andata eccitata dai celebrati simboli della potenza, riverente e ossequiosa davanti al mitico cavallino rampante, ne in cerca di emozioni a trecento all’ora. Volevo incontrare un uomo, non la sua leggenda. Guardingo, sospettoso, mi osservava con impassibilita dietro spesse lenti scure. Capii perche Ferrari intimorisce, l’arte di mettere gli altri alle strette non e fatta di parole ma di silenzi e di sguardi. Comunque, gli occhiali li tolse a meta colazione. Potra sembrare strano ma abbiamo parlato di filosofia, mangiando un ottimo soufle. «Io mi sento solo dopo tanti avvenimenti e quasi colpevole di essere sopravvissuto».

Credo che questa sia la sola considerazione che possa fare un uomo all’eta di 84 anni, per il quale la tecnica e il progresso meccanico sono stati l’unica ragione di vita. Piu di quanto ha fatto lui, sembra, non si poteva fare in questo mezzo secolo. Domani il mondo della ricerca e della tecnica in materia di automobili, andra avanti comunque, forse meno rapidamente, con meno amore, ma tutto continuera a mutare.

L’imperatore, lo zar, il re della F.1 è però solo, forse come il piu umile dei suoi operai, sembra una favola per bimbi saggi e un po’ assonnati, eppure non lo è. A volte il piu grande e anche il piu piccolo. Dipende dall’angolazione e dagli occhi che guardano.

«La sola preghiera che so e questa: Dio, fatemi diventare buono».

Forse Ferrari e cattivo? Direi proprio di no. Ne piu ne meno degli altri. E forse poco pratico di cose spirituali. Sorride un po’ sornione e nostalgico quando sussurra: «La donna rimane il piu bel premio al lavoro… La donna deve avere cinque qualita: essere una buona moglie, ottima madre, esperta cuoca, gentile e bella creatura con gli ospiti, passionale al punto di non far desiderare una scatenata amante».

E poi aggiunge, quasi per rassicurarsi nel timore di avere un dubbio: «Pensando anche a certi gemiti, sostenere che l’uomo schiavizza la donna e la considera semplice oggetto, mi sembra eccessivo». Forse che il piacere di una donna (vero o simulato), sia il perno del dare e dell’avere o dell’essere. Ma perche stupirsi se Ferrari e pronto a dire che, se anima c’e e piu probabile che ce l’abbia un motore anziche un essere umano.

Lei dunque, ingegnere, crede solo nel corpo, nella materia?

«E cos’altro ci dovrebbe essere?».

Lei è solo un tubo digerente, metri d’intestino, acqua e un mucchietto di ossa?

«C’è il pensiero, mia cara, un grande computer fatto di innumerevoli cellule…».

E cosa c’e, ingegnere, che non cambia mai, al di la del corpo e della mente?

Ferrari mi guarda stupito, e si che di “attori” ne ha visti passare a Fiorano. Vede Ferrari, il guaio, secondo me, e tutto nell’identificazione, noi finiamo per diventare quello che crediamo di essere.

Lei si è identificato con un meraviglioso motore e ne derivano conseguenze curiose, cosi si mescolano idee e sentimenti vari e si fa confusione con l’orgoglio, il possesso, la competizione, il senso patriottico, il coraggio, la moralita, la politica e il progresso.

C’e gente un po’ esaltata che si rivolge a lei in questi termini: La Ferrari, ai vostri concorrenti mette paura, inquietudine, incute rispetto, riverenza, Lei, Ferrari, ha creato un desiderio in noi che possediamo macchine inferiori, una mira per la quale vale la pena combattere, possedere un giorno la vettura “non plus ultra”! Avete lanciato una sfida: è una Ferrari, siete degno di pilotarla?

«Noi ascoltiamo attentamente il suono del motore e ci chiediamo: non e questo un motore che piange di protesta. No: questo e il suono d’un motore che urla di gioia, un suono che nessuna orchestra puo suonare, una sinfonia di suoni che porta gioia alla mente e il sorriso sul volto».

A me, tutto questo sembra pericoloso: puo davvero, una Ferrari, rappresentare l’ideale di felicita d’un uomo? La gioia della mente? E non è grottesco che, come e avvenuto in California, una miliardaria si faccia seppellire al volante della sua Ferrari cabriolet, murate insieme per l’eternita in un blocco di cemento? Progredire e necessario, l’impegno di Ferrari e nobile, ammirevoli il suo contributo, la sua dedizione, la sua tenacia.

Tuttavia Ferrari che dice che le donne le ha tradite, i motori mai, mi intenerisce perche, secondo me, non si e accorto che, forse, la sola persona che ha tradito davvero e se stesso. Chissà che il vero progresso, quello che cambia davvero qualcosa per il bene dell’umanita, non vada cercato dentro l’uomo anzichè fuori. La sinfonia piu bella per gli uomini non è quella dei giri d’un motore, dovrebbe risiedere nel silenzio di un cuore ottantaquattrenne che ha trovato la pace, la serenita e che sa che non è e non sara mai, ne solo ne colpevole.

Il suo nome e famoso in tutto il mondo, il suo marchio somiglia a una leggenda. Come si costruisce tutto questo?

«Lavorando immensamente e considerando il lavoro un’ancora di salvezza in mezzo a tanto disordine».

In che cosa consiste l’alleanza Ferrari-Fiat?

«L’accordo Fiat-Ferrari è nato il 18 giugno 1969 e fu definito per assicurare alla mia azienda artigiana sviluppo e continuita, garantendo al tempo stesso a me la facolta di continuare a interessarmi ai problemi connessi allo sport e al progresso dell’automobilismo».

E’ vero che le spese di gestione della Ferrari per la F.1 si calcolano quest’anno oltre i 9 miliardi?

«Nella mia conferenza stampa di fine anno ho avuto occasione di precisare che il disavanzo della Gestione Sportiva per l’anno 1981 e stato di lire 5.805 milioni (dei quali lire 500 milioni pagati dalla Fiat). Questa cifra, per il 1982, subira ovviamente la lievitazione imposta dalla svalutazione».

Lei ha detto che “lo Sport con la S maiuscola è stato ucciso dalla sponsorizzazione, dalla selvaggia speculazione commerciale”. Come mai le sue macchine sono tappezzate di adesivi Olivetti, Goodyear, Agip, Longinus ecc? La sua è una resa?

«Sostengo, da sempre, che l’unica pubblicita ammissibile e quella di coloro che contribuiscono all’evoluzione tecnica della vettura da corsa. Le Case da lei citate nulla hanno a che fare con la miriade di prodotti di consumo e voluttuari che hanno invaso l’ambiente fino al punto di personalizzare le vetture: sono sponsorizzazioni tecniche e possono, anzi, hanno il diritto di apparire».

E’ vero che Cartier ha comprato il suo marchio (il Cavallino rampante) per un orologio?

«La Ferrari non ha venduto il suo marchio, ma ha in corso di perfezionamento un accordo con Cartier affinche questa marca possa usufruire del Cavallino rampante su diversi suoi prodotti che annualmente verranno sottoposti all’approvazione della Ferrari. Con ciò, la Ferrari ha inteso difendere il suo marchio su un mercato invaso da tanti profittatori, fidando che la Cartier sapra opportunamente difendere la concessione».

Come pensa si concludera la “guerra” fra motore aspirato e turbo?

«Sono quindici anni che esiste l’attuale F.1 e solo da due le Case tentano di esplorare compiutamente questa formula prima che essa concluda il suo ciclo nel 1984. Questa guerra preventiva al turbo, che non ha ancora vinto nessun campionato mondiale, e condotta da chi tende a trasformare i Gp di Formula Uno in una spettacolare corrida motoristica, nella quale sport e tecnica diventano degli intrusi disturbatori».

Chi, secondo lei, deve comandare in questo giro d’affari senza regole fisse e che sembra allargarsi giorno per giorno?

«E’ vero: il giro d’affari si va allargando sempre piu con la spinta dei piloti che esercitano e pianificano la commercializzazione del loro diritto d’immagine, mentre tante scuderie che da questa attivita traggono alimento e guadagno non intendono spendere per il progresso tecnologico. Pero, le regole fisse esistono: ci sono regolamenti, c’e il Codice Sportivo, e tutto preordinato perche tutto ritorni alla normalita. Manca soltanto la presenza di una forte autorita sportiva-legislativa che ne pretenda il rispetto».

Se è ambigua la regola sul peso alla partenza per le macchine in gara, perche non la si cambia?

«La regola non è ambigua. Ne viene consentita una interpretazione distorta che, disinvoltamente operata da diverse scuderie, si traduce in aperta violazione dello spirito della legge. Con la stessa “buona fede” si potrebbe pretendere l’impunita per chi uccide una donna, soltanto perche il codice punisce l’omicidio e non parla di “donnicidio”».

Perchè non si riesce a stabilire una piu giusta formula di equivalenza per equilibrare i Cmc di cilindrata fra i vari motori?

«Non ritengo, allo stato attuale della ricerca tecnica, che si possa stabilire che l’attuale formula di equivalenza e ingiusta. Chi puo dirlo?»

A lei nuocerebbe (la suddetta formula piu giusta) o comunque i motori turbo sono i piu forti?

«Ho gia detto che la nostra ricerca tecnica è volta al progresso. l motori turbo sono una innovazione che si trova ormai sulla maggioranza degli attuali motori Diesel già entrati nelle vetture di uso comune e questo significa progresso, poiche questa strada tecnica offre la possibilita di ottenere motori meno inquinanti e con maggiore disponibilita di potenza a parita di consumo».

A che servono i reclami se prima della partenza non si stabiliscono regole da rispettare?

«I reclami dovrebbero servire a far riconoscere le vere ragioni. Purtroppo mi sono convinto che oggi, nel nostro ambiente, pretendere la ragione equivale ad esporre la propria impotenza».

Se e vero che il rapporto uomo-macchina in corsa e cosi suddiviso: telaio 33 per cento, motore 33 per cento, gomme 20 per cento; un pilota che contribuisca al 14 per cento vale davvero miliardi? Perchè?

«Ho sempre sostenuto che nello sport dell’automobile, salvo rare occasionali eccezioni, i successi non sfuggono alla legge della pura mezzadria: cinquanta per cento di merito al pilota e cinquanta per cento alla macchina. Quello che guadagna oggi un pilota non puo essere previsto da nessuna piattaforma sindacale ma, ripeto, la cessione del diritto della propria immagine e operazione che compete al solo soggetto interessato».

Servono davvero la sperimentazione e la ricerca per la F.1 alla produzione in serie o dietro tutto questo c’e una diversa motivazione? Quale?

«L’automobile è nata e progredita con le corse. La competizione e il necessario avallo di qualsiasi ritrovato tecnico, poiche soltanto il pilota puo trovarsi in uno stato di necessita che lo induce a una somma di manovre impensabili, imprevedibili, abnormi e pertanto solo la corsa, con le sue esasperate sequenze, puo generare giudizi assoluti».

Niki Lauda ha detto: “Oggi in corsa nelle curve l’accelerazione di gravità raggiunge i 3 g. Il tuo corpo pesa cioè tre volte tanto, come negli aerei in picchiata. Gli occhi si iniettano di sangue, sfuggono dalle orbite, la testa si reclina e tu non vedi piu niente”. Non le sembra mostruoso tutto questo? E a che scopo, poi?

«Niki Lauda ha fatto un’affermazione che è stata confermata anche nel recente Gran Premio del Brasile. Tutti abbiamo potuto constatarlo. Aveva visto giusto il presidente della FISA Balestre quando decise la soppressione delle famigerate minigonne, che consentono velocita eccessive in curva. Il guaio e che egli non ha avuto poi la forza di far rispettare la disposizione di fronte all’avversione delle scuderie inglesi. Tutto questo e irrazionale e comporta responsabilita morali per coloro che hanno aggirato una disposizione tecnica estremamente valida e saggia».

Secondo lei, la violenza delle corse di F.1, che puo comportare anche la morte «in diretta», è spettacolo? Non siamo tornati ai tempi dei cristiani divorati dai leoni?

«C’è stato un Onorevole che ha dichiarato che le corse di F.1 sono un’espressione di violenza, ma io spero che lei non si associ a questo assunto. Le ho gia parlato delle finalità di progresso che sono alla base della competizione: accanto a questo contenuto tecnico c’è nella competizione anche un aspetto spettacolare in grado di offrire al pubblico la somma di emozioni che compendia quell’ansia di superamento connaturata all’essenza e al gusto della vita umana».

Cosa prova quando un pilota muore?

«Al di la dei valori sentimentali, potrei dire affettivi, ritengo un mio imperativo dovere cercare di conoscere se l’incidente e stato causato da ragioni tecniche. Io sento profondamente la responsabilita che mi assumo quando affido una mia macchina a un pilota e la considero sicura, nei limiti della perfettibilita umana».

C’e guerra fra lei, Ecclestone e Jean-Marie Balestre. Cosa pensa dei metodi d’assalto?

«Non sono in guerra con nessuno. Rispetto le norme stabilite dalla FISA, nulla lasciando d’intentato affinche tutti le rispettino. Questo ha portato disaccordi e contrasti, e ovvio, come pure e ovvio che ognuno trasferisce nella vita di tutti i giorni l’educazione che ha ricevuto».

Cosa poteva fare Lauda per la Ferrari che non abbia fatto? Si e mai sentito in qualche modo responsabile dell’incidente del Nurburgring che rischio di costargli la vita?

«Come posso immaginare le disponibilita di un essere umano nei confronti dei suoi rapporti con una casa costruttrice che lo ha rivelato? Sia chiaro, comuque, che fra la Ferrari e Lauda non ci sono conti sospesi».

Perchè sono così poche le donne che riescono ad approdare alla F.1?

«Forse perchè la Formula Uno si addice piu agli uomini che alle donne. Le eccezioni che ricordo, infatti, sono poche: Maria Antonietta Avanzo, Elisabetta Junek, Maria Teresa De Filippis, Lella Lombardi».

Lei ha dichiarato: “La macchina mi ha sempre dato un grande senso di liberta”. lngegner Ferrari, per lei cos’è la liberta? E cos’è il coraggio?

«Ho letto che la nostra libertà finisce dove comincia quella altrui e che il coraggio è l’individuazione dell’esatto confine che le separa».

Sono piu di 50 anni che vive di motori, non si è stancato? Non ha mai avuto altri interessi, altre passioni?

«Si, effettivamente sono 63 anni che mi interesso di motori e di macchine e io attribuisco a questa passione il merito di avermi offerto uno scopo nella vita fra tanti crudeli tormenti».

Cosa l’ha delusa di più in tutta la sua vita?

«L’impotenza a difendere la vita di un figlio che mi è stato strappato, giorno dopo giorno, per ventiquattro anni».

E’ piu forte chi comanda o chi sa ubbidire?

«Chi veramente comanda non ha bisogno di essere forte, poichè le sue capacita gli conferiscono prestigio e consenso. Ubbidire, anzi, saper ubbidire significa aumentare costantemente la propria forza, apprendere, collaborare, e molte altre cose».

Che cosa vuol dire vincere?

«Vincere non significa soltanto l’applauso della folla, ma soprattutto il riconoscimento della sintesi di tutto quello che abbiamo saputo fare e prevedere».

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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