Il Gran premio del Portogallo ha mandato in onda la terza puntata della sfida Hamilton-Verstappen e alla fine ha vinto Lewis. Vediamo un po’ come è stato raccontato il gran premio dalla stampa.
Stefano Mancini su la Stampa giudica che “Hamilton e Verstappen regolano i conti con le buone maniere. Si sorpassano una volta a testa, ma rinunciano al pericoloso corpo a corpo delle ultime occasioni. Il Mondiale è lungo ed equilibrato, il che induce saggezza: concludere una gara con zero punti sarebbe un disastro. Così il Gran premio del Portogallo, sul circuito-ottovolante di Portimao battuto dal vento (massimo coefficiente di difficoltà) è vissuto di poche, misurate emozioni”.
Mario Salvini sulla Gazzetta dello sport racconta che “dall’Algarve si torna con una sensazione rinforzata: il duello sarà lungo, appassionante, serratissimo. E ha tutta l’aria di poter durare fino alla fine. In un podio che è andato a comporsi per la quindicesima volta con gli stessi protagonisti. Nella storia della F.1, nessun altro trio era stato tanto spesso alla festa con lo spumante. Se c’è una cosa che ha detto questa gara è che non è una questione di macchine superiori: Mercedes e Red Bull sono vicine, le diverse caratteristiche potranno presumibilmente riscrivere su ogni circuito una storia diversa. Ma sempre con gli stessi due eroi. Questo è un duello tra uomini, tra fenomeni. In quello che promette di essere l’anno d’oro della loro epoca, del loro dualismo. Hamilton e Verstappen fanno un’altra corsa”.
Fulvio Solms sul Corriere dello sport-Stadio parla di “un gran premio di cui la Formula 1 non sentiva proprio il bisogno. Accade proprio in Portogallo che è il Paese della saudade, quella malinconica nostalgia che per interesse dello show andrebbe lasciata fuori dai circuiti. Qualcuno di voi voleva forse la restaurazione, così come ha preso forma ieri a Portimão? Sentivate la nostalgia di Lewis Hamilton che, dopo aver mancato sabato la pole numero 100 subendo una piccola beffa per sette millesimi dal compagno Valtteri Bottas, poi in gara lo mette nel mirino, lo supera e se ne va come ai cosiddetti tempi belli? Belli solo per lui, of course”.
La stessa parola adopera Daniele Sparisci sul Corriere della sera, considerando proprio che “tirava aria di restaurazione in Portogallo, di controrivoluzione. La Mercedes è tornata su livelli fenomenali con il suo campionissimo” e spiega gli errori commessi al box della Ferrari sulla gestione delle gomme (un cambio anticipato per Sainz senza gomme dure) con “l’impazienza di un gruppo sotto esame che ha bisogno di risultati e di progressi continui per dimostrare di aver superato definitivamente il buio del 2020”. Anche Giorgio Terruzzi, sempre sul Corriere della sera, guarda dentro le pareti di casa Maranello e considera che “al rosso Ferrari manca ancora un pizzico di brio, il passo della scalatrice della domenica. Ed è mancato il tocco di Charles Leclerc, un ragazzo che il rosso, talvolta, fa brillare. Leclerc non ha brillato in qualifica con coperture morbide, non è mai riuscito a scandire un ritmo jazzistico in gara con gomme dure. Il tema è tecnico, in una prima fase del campionato che prevede altri assestamenti aerodinamici, ma Leclerc ottavo in qualifica, (con Sainz quinto) ha determinato un handicap irrecuperabile. Piccole zone d’ombra sul talento di un ragazzo che deve e sa fare la differenza”.

