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Rassegna stampa: Max celebration e attacco alla Fia

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Rassegna stampa post Giappone a due velocità. Da una parte si celebra giustamente Max Verstappen (“se la vita fosse una scatola di cioccolatini, quella di Max Verstappen sarebbe ancora piena di dolcetti da scartare”), dall’altra si attacca la Fia per l’ennesimo pasticcio. Più per quello combinato sui punti assegnati che per la penalizzazione di Leclerc.

Ecco la Rassegna stampa grazie a www.loslalom.it

La celebrazione di Max

Fabio Tavelli su Foglio dice che Max Verstappen ha meritato di vincere il mondiale a Suzuka. Perché su questa pista hanno messo la corona piloti come Senna e Schumacher e l’olandese è certamente fatto di una pasta simile alla loro.

Stefano Mancini su la Stampa sottolinea che Max Verstappen ha cambiato la Formula 1. L’ha resa uno show da gladiatori l’anno scorso, appena ha avuto una vettura competitiva. Ha attaccato in senso fisico un mostro sacro come Lewis Hamilton e l’ha sconfitto nel modo più crudele, all’ultimo giro di pista di una stagione avvelenata, mentre in questo secondo anno, dinanzi a un rivale di riferimento cambiato, Max è cresciuto, è più saggio: aspetta il momento buono per colpire. Sfrutta gli errori, nel senso che gli altri ne commettono tanti (troppi), lui neanche uno.

Daniele Sparisci sul Corriere della sera lo segnala come l’unico pilota in F1 ad avere la spinta di un popolo, quello arancione, che travalica i confini dell’Olanda. Biglietti esauriti in Austria, Belgio, Ungheria, l’orange è il colore dei record, degli affari. Ormai ovunque. Ci aveva visto lungo papà Jos a inventarsi «l’agenzia viaggi» per i tifosi, in tempi non sospetti. Quando i giornalisti olandesi seguivano la F1 per hobby, la leggenda del paddock racconta di dentisti-inviati «costretti» poi, dal successo di Max, a lasciare guanti e otturazioni. Per seguire il destino di una stella accecante.

Alessandra Retico su Repubblica racconta che prima voleva tutto e subito, adesso osa solo se ne vale la pena. Non ha quasi mai commesso errori e i pochi fatti non gli sono costati troppo. È un brand che trascina un esercito, l’orange army. Ha una canzone-inno scritta per lui (dai Pitstop Boys), SuperMax. È legato al team con un contratto fino al 2028, 40 i milioni a stagione. È innamorato: di Kelly Piquet, figlia del tre volte campione brasiliano. La mentalità vincente non gli è mai mancata. Sua mamma, Sophie Kumpen, belga, ex campionessa di kart: «Da bambino controsterzava e dava di gas ancor prima di saper leggere e scrivere».

Mario Salvini sulla Gazzetta ricorda che c’è un’immagine che spiega Verstappen meglio di tanti racconti. Era grande come metà prima pagina del Telegraaf, il più importante quotidiano olandese, l’indomani del suo trionfo a Zandvoort: Max ancora con il casco in testa abbracciato a papà Jos. Il titolo era una sua frase: «Sono contento per papà».  Insomma è papà che lo ha disegnato così: per diventare campione. E Max è entrato nella parte. «Che cosa ti piace fare lontano dai GP?», gli hanno chiesto di recente. E lui: «Andare in kart». Poi, consapevole di sembrare monomaniaco, ha aggiunto: «Non ridete». Nessuno ride.

Le critiche alla Fia

Jonathan NobleAutosportUna farsa in mezzo al caos, un titolo vinto in circostanze bizzarre

Andrew BensonBBCCom’è possibile che uno degli sport di più alto profilo al mondo si sia trovato nella situazione in cui qualcuno deve decidere sul momento quanti punti vengono assegnati, e la conclusione raggiunta è diversa da quella che tutte le squadre si aspettavano? Era esattamente ciò di cui non aveva bisogno la FIA, al culmine di una stagione segnata da una crescente insoddisfazione da parte dei team, per il modo in cui lo sport viene gestito

Giorgio TerruzziCorriere della seraNon è normale che un pilota, con attorno l’intero team, non sappia di aver vinto il titolo mondiale al termine di una corsa. Non è normale che un Gp ridotto a 28 giri attribuisca punteggio pieno come se i giri completati fossero 53. Non è normale far partire una corsa sotto il diluvio dopo aver scelto soluzioni ben più prudenti al cospetto di asfalti ben meno bagnati. Non è normale far entrare in pista due trattori mentre le macchine continuano a transitare, alcune a velocità folle, come l’Alpha Tauri di Gasly.  La lista degli strafalcioni commessi dagli uomini della Fia si allunga ogni domenica In molti hanno valutato le mosse sconcertanti di Suzuka come frutto di una precisa volontà: chiudere il conto in casa Honda, fornitrice dei motori Red Bull. Forse non è andata così, forse si tratta, più mestamente, di incapacità nella gestione. Ma il fatto che ormai ogni mossa determini un sospetto offre la misura della sfiducia che circonda la Fia

Roberto ChincheroMotorsportGasly sta salendo sul carro delle proteste nel momento sbagliato. Il francese è rientrato ai box molto agitato, ricordando quanto era accaduto a Jules Bianchi in circostanze analoghe, ma peccato che abbia guidato a 251 km/h mentre era stata esposta la bandiera rossa, cercando rischi che i piloti dovrebbero evitare accuratamente. Per questo è stato penalizzato di venti secondi.

Leo Turrini, sul blog Profondo RossoMax aveva vinto il mondiale già da un pezzo. È un grande campione. Quello che fa a Suzuka in partenza resistendo all’esterno all’attacco di Leclerc è degno dei giganti del passato. Stop. La assegnazione del punteggio pieno per la gara giapponese è corretta. Almeno se uno si legge il regolamento. E siccome dopo Singapore avevo contestato la lentezza dei commissari Fia sul caso Perez, la tempestività sul taglio chicane di Leclerc è ineccepibile. Solo la tempestività, però. Infatti la decisione è sbagliata. Ingiusta. Se a Singapore consideri circostanza estrema il meteo e fai un buffetto al messicano, come puoi non riconoscere ogni attenuante a Carletto nel delirio di Suzuka?

Alberto AntoniniFormula PassionCredo ci sia una bella differenza tra questo GP del Giappone e la sciagurata non-gara belga di un anno fa. Lo so, ogni volta che dal cielo cade acqua germogliano le polemiche sui rischi inutili contrapposte a quelle dei piloti che non vogliono più rischiare e via discorrendo. Suzuka è una pista pericolosa, e lo sarà finché qualcuno – ma non so davvero come – non allargherà le vie di fuga in stile Paul Ricard. Fa parte del suo fascino, come il fatto che la pioggia crei rivoli d’acqua nei saliscendi del tracciato. Con gli standard di sicurezza attuali, in certe condizioni bisogna fermare l’attività. Se errore c’è stato a Singapore (perché la regola della safety car è assurdamente fumosa), non è che due sbagli fanno una cosa giusta.

Fabio TavelliIl FoglioLa sensazione è che, dalle parti della F1, i regolamenti vengano fatti appositamente per essere oggetto di nuove valutazioni ogni volta, a seconda di logiche non sempre chiarissime. Qualcuno potrà pensare che assegnare il titolo ad un pilota Red Bull nella terra della Honda, che non a caso sta pensando di rientrare al 100 per cento nel team delle bibite taurine, fosse un tributo all’azienda del Sol Levante. Poi domani dovrebbero anche dirci qualcosa sul budget cap ma a questo punto non stupirebbe nessuno se si inventassero altri effetti speciali

Stefano ManciniLa StampaIl meglio deve ancora arrivare. La Fia si è impegnata a rivelare oggi il report sui conti delle squadre nel 2021. È filtrata da giorni la notizia che la Aston Martin avrebbe sforato il tetto di spesa di poco (meno di 5 milioni) e la Red Bull di molto (oltre 10). Esiste un solo precedente: la McLaren punita per spionaggio industriale con 100 milioni di multa e la cancellazione dei punti nella sola classifica dei costruttori del 2008. Qualunque decisione sia presa, la F1 ha bisogno di equità e chiarezza”. 

Francesco Saverio Intorcia, RepubblicaQuesta è la stagione in cui, in nome della salute dei piloti, sono state cambiate in corsa le regole per limitare il porpoising, il saltellamento della vettura. E quella in cui il pronunciamento sul budget cap, e il possibile sforamento delle spese da parte della Red Bull nel 2021, arriverà solo oggi, a mondiale ormai assegnato, come se l’accertamento riguardasse un divieto di sosta e non un caposaldo del Circus. Un sistema che incassa due miliardi l’anno, che dal prossimo anno si allargherà a 24 gran premi ma che ieri ha fatto un passo indietro sulla sicurezza.

Il Giornale Quest’anno almeno non hanno indirizzato il campionato come un anno fa ad Abu Dhabi quando rapinarono Hamilton. Quest’anno al massimo hanno anticipato la festa di Max permettendo alla Honda di festeggiare sulla pista di casa. Max ha conquistato il mondiale perché ha sbagliato una sola gara a Singapore, ha disputato una stagione praticamente perfetta vincendo 12 gare su 18.

Così la stampa estera

Giles Richards sul Guardian ha scritto che Verstappen a soli 25 anni ha conquistato 12 vittorie in 18 gare per arrivare al titolo, con un livello di supremazia che a malapena ha permesso a Charles Leclerc della Ferrari di dare un’occhiata ogni tanto. Uno scenario impensabile all’inizio della stagione, quando la F1 immaginava uno scarto minimo tra i due giovani più talentuosi. Nei test pre-stagionali la Ferrari era un razzo, più veloce della Red Bull. Problemi di affidabilità hanno afflitto le gare di apertura di Verstappen. Dopo Melbourne era a 46 punti da Leclerc. Ha mostrato una calma imperturbabile, un abisso di distanza dall’esuberante indulgenza della sua giovinezza.

Marco Canseco su Marca sottolinea che Verstappen eguaglia così Fernando Alonso “con numeri molto simili e alla stessa età. È il primo doppio campione consecutivo da quando Vettel ci riuscì nel 2011, ma ha tutto per puntare a obiettivi più alti, comprese le sette corone di Michael Schumacher e Lewis Hamilton

Frédéric Ferret su L’Équipe  scrive che al netto della sua incoronazione tra il comico e il ridicolo”, avvenuta in condizioni alquanto grottesche”, è senza dubbio il caso di celebrare con degnamente il talento di un grande che è diventato immenso. Sono finiti i giorni in cui, sotto l’abilità del genio in erba, si nascondeva la rabbia del ragazzo bollente. In tre anni, Max Verstappen è diventato una macchina di pazienza. È sicuramente un alieno, in grado di pensare ed eseguire ciò che fisicamente non sarebbe possibile. L’unica cosa che gli è mancata: un avversario al suo livello. Hamilton non aveva la macchina, Leclerc non aveva la squadra

Erik Bielderman, sullo stesso giornale francese definisce Verstappen come il belga che divenne l’eroe degli olandesi, questo perché Max è nato in Belgio da madre fiamminga. Ha ottenuto il passaporto olandese solo all’età di 18 anni, per una decisione di suo padre Jose l’aiuto della Federazione automobilistica olandese, più veloce della controparte belga nell’aiutare il giovane promettente campione di kart. Così, si può nascere e vivere in Belgio, andare a scuola in Belgio, iniziare a guidare sul kartodromo di Genk e diventare campioni dall’altra parte del confine invisibile. Il doloroso divorzio tra i genitori ha accelerato la lenta ma inevitabile cancellazione del suo volto belga. Nel 2009 Jos è stato condannato da un tribunale belga a tre mesi di reclusione con sospensione della pena per violenze e ripetute minacce contro sua moglie Sophie Kumpen. Max non ha mai vissuto in Olanda. Una volta abbandonato il suo paese natale, si è stabilito a Monaco. Ma Jaap de Groot, biografo di Cruyff, ex giornalista a De Telegraaf,  racconta che l’unico poster appeso al muro della stanza di Verstappen, da adolescente, era una cartina del mondo. 

Dal Belgio allora arriva la tesi di Gert Vermersch, su Het NieuwsbladMax Verstappen è vicino al Valhalla della Formula 1 con il secondo titolo mondiale, ma non ancora dentro. Solo dopo un quarto titolo potrà fare il passo decisivo. Come? Nel modo che richiederebbe il massimo rispetto: trasferirsi in un’altra scuderia e diventare campione anche lì. È il tentativo fatto invano da Fernando Alonso e Sebastian Vettel. Se Verstappen restasse alla Red Bull, dove ha un contratto fino al 2028, allora per rafforzare il suo status di grandissimo dovrebbe raggiungere un quinto, un sesto o un settimo titolo

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