Rassegna Stampa: nessuno celebra Hamilton come l’equipe

Il giorno dopo il Gp del Portogallo è quello del record di Hamilton, della mezza rinascita Ferrari (a più di un minuto dal vincitore) e della mezza polemica di Vettel. Ecco la Formula 1 raccontata dalla stampa italiana (grazie a www.loslalom.it) ed esaltata dall’Equipe che dedica una prima pagina manifesto a Lewis…

Chissà quanti anni serviranno adesso per superare Lewis Hamilton, il pilota più vincente nella storia della Formula 1, arrivato a 92 GP vinti sul nuovo circuito portoghese di Portimão e in viaggio verso il suo settimo titolo mondiale, il quarto consecutivo per sé e il settimo consecutivo per la Mercedes. Ne sono passati diciannove da quando in cima si era portato Schumacher, che a sua volta ne aveva impiegati 14 per scavalcare Prost.

L’Équipe rende omaggio a Lewis dedicandogli l’intera prima pagina stamattina e un titolo che gioca con numeri e lettere: Dans la lé92nde. Frédéric Ferret ricorda che Hamilton è un lavoratore accanito, ben lontano dalla reputazione di frequentatore del jet-set costruita nei primi giorni o da quella di giramondo che è seguita. Oggi è un campione che riflette sul mondo e sulla diversità, lavorando come mai prima per rimanere al top

Fulvio Solms sul Corriere dello sport-Stadio scrive che oggi Hamilton è un pilota completo e versatile, aggressivo o guardingo a seconda dei momenti, egoista sempre (ieri anche giro veloce, e sono altri 26 punti). Veloce velocissimo, è banale anche dirlo, nonché dominus della Mercedes che tutela il suo capitale umano: al suo cambio gomme Bottas aveva indicato chiaramente «se lui monta le hard io metto le soft» per provare almeno a sparigliare ma non glielo hanno concesso, gomme dure anche per te, e pedalare. Uno bravo come Bottas, veloce e sempre in lotta per pole e vittorie, alla fine dei conti è il compagno di garage del campionissimo. Valtteri Bottas è un ottimo pilota, ma accanto a Lewis Hamilton figura come la capretta di Ribot. Anni Cinquanta: brucavano assieme, poi un bel giorno a Ribot venne voglia di correre, e la storia del galoppo cambiò.

Luigi Perna sulla Gazzetta dello sport ricorda quanto sia stata importante la figura del papà per la carriera di Lewis. Dietro le transenne, papà Hamilton si coccola con lo sguardo il figlio prediletto e riprende tutto dalla telecamera di un iPad, dopo avere ricevuto l’abbraccio di Lewis. Una stretta forte, come il loro legame ritrovato, e piena di riconoscenza. Senza Anthony, tecnico di reti informatiche emigrato da Grenada, che nel tempo libero faceva altri tre lavori (occupandosi perfino di distributori automatici) pur di far correre suo figlio in kart, non ci sarebbe stato neppure il Fenomeno. Le strade degli Hamilton si sono separate in modo tumultuoso, quando Lewis decise che non sarebbe stato più il genitore a seguirlo come manager, e poi ricongiunte negli ultimi anni. Sfociando in un rapporto più profondo, intimo e affettuoso, che va oltre le corse, il denaro e i successi.

Mentre Hamilton si lasciava per sempre Schumacher alle spalle, scrive Alessandra Retico su Repubblica che forse per il vento che dal mare dell’Algarve spettina i crudi saliscendi di Portimão, di fatto quando sul traguardo si accende la scritta World Record, sulla pista scende una specie di malinconia. Anzi, di saudade, come sanno bene i portoghesi avvezzi alla solitudine e agli orizzonti

Leo Turrini sul Resto del Carlino chiude così la partita sul confronto tra età diverse. “Schumacher comandava un automobilismo in cui al grande pilota si chiedeva di essere, anche, un superbo collaudatore. Il tedesco macinava chilometri su chilometri, era sempre in pista, per non perdere tempo dormiva all’interno del circuito di Fiorano. Hamilton invece la monoposto la prende in mano soltanto nei week end del Gran Premio, perché così impongono i regolamenti. In compenso, è un mago nel lavoro al simulatore. Lui è la versione 4.0 del driver. Il resto, è leggenda. In comune.

   Tra la Ferrari e Vettel, separati in casa, si andrà avanti ancora tra messaggi e ripicche. Il pilota tedesco ha detto: «È ovvio che una macchina è più veloce dell’altra, guardo i dati e non capisco. Un idiota non sarebbe in grado di comprendere i numeri di Charles, ma non sono completamente idiota». Binotto gli ha risposto: «Le macchine sono identiche. Spero che Seb riesca a qualificarsi più avanti a Imola e far vedere meglio le sue qualità in gara. Charles è bravo, però ci si aspetta di più anche da un secondo pilota». Daniele Sparisci sul Corriere della sera sottolinea il passaggio del tedesco da capitano a gregario, la fine triste di una storia d’amore incompiuta. Arrivato a Maranello nel 2015 per emulare Schumi, Vettel osserva Hamilton stracciare i primati del suo idolo. Da lontano.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

1 commento

  1. Francesco dove sei? qui si parla di Hamilton, non di vettel. Ma non era (il tedesco) il miglior pilota del mondo in circolazione? Agh già, è TUTTO merito della macchina. Vedremo il prossimo anno quando vettel sarà sulla mercedes rosa…

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