La seconda impresa di Pecco Bagnaia e della Ducati è quella di aver rubato spazio al calcio, soprattutto alla Juve di cui Pecco è tifoso. Sulle prime pagine dei quotidiani generalisti è tutto un trionfo tricolore, sui quotidiani sportivi lo spazio è importante con la Gazzetta che finalmente torna a fare la Gazzetta dedicando la prima pagina e le pagine iniziali al trionfo di Pecco.









Pecco scalza la vittoria della ha Juve contro l’Inter dalle aperture di spirt dei quotidiani generalisti. Tutti hanno scelto Bagnaia e la Ducati per inaugurare la sezione sportiva. È stato un fatto così grosso che non poteva essere diversamente anche in un giorno che nel calcio ha detto qualcosa di significativo. Però Pecco ha fatto la storia. La doppietta italiana mancava da 50 anni, la doppietta Ducati dai tempi di Stoner (2007).
Ecco grazie a http://www.loslalom.it un hanno scritto…
Massimo Calandri, Repubblica: “Quando Valentino buttò via proprio su questa pista, all’ultima gara, un Mondiale che sembrava già vinto, Pecco aveva 9 anni e pianse davanti alla tv. Ieri il Doc lo aspettava dopo il traguardo”.
Matteo Aglio, La Stampa: “Pecco, il ragazzo di Chivasso, quello per cui dopo ogni apprezzamento in tanti aggiungevano un “se” o un “ma”: «Non sei capace» gli avevano detto quando, sedicenne, aveva messo il naso nel Motomondiale, «Non è un campione» lo trattavano con sufficienza appena qualche mese fa”
Daniele Sparisci, Corriere della sera: “I petardi, le lacrime, le parrucche rosse, il rock duro degli Ac/Dc, meccanici e ingegneri con i fischietti in bocca. Il po-po-po-ro-po, colonna sonora di ogni trionfo tricolore, il box della Ducati è una discoteca che non chiude mai. Pecco con gli occhi umidi singhiozza, la bandiera issata sulla moto nel giro d’onore, l’abbraccio al maestro Valentino”
Lorenzo Baroni, la Gazzetta dello sport: “Stabile alle alte velocità, potente in uscita di curva ma sopratutto velocissima in rettilineo. Non di rado il suo super motore desmo, marchio di fabbrica di tutti i prodotti di Borgo Panigale, ha supportato i suoi piloti in fase di accelerazione oltre che nella velocità massima. Un risultato tutt’ altro che casuale dal momento che già nel 2003, anno del suo debutto, la moto allora guidata da Capirossi segnò subito record di velocità mai visti prima di allora nella classe regina. Primati confermati negli anni successivi diventando la prima a bucare progressivamente il muro dei 340, 350 e 360 km/h.La “Ferrari delle due ruote” del resto si fa fregio della sua grande tradizione e la “terra di motour” non tradisce le aspettative sul tema”
Maurizio Crosetti, Repubblica: “Ci sono paesi minuscoli come i nocciolini, la specialità locale, amaretti a forma di bottone che si raccolgono a manate dal pacchetto rosa. Chivasso, in piemontese Civàss, è una di queste piccole patrie, lo sport italiano ne ha un’intera collezione, margini geografici che nel tempo hanno costruito miracoli e sogni (Ponte a Ema, Castellania, Sequals, Castel D’ario, Settimo Torinese, Barletta, Tavullia, cercate voi i nomi dei giganti che questi luoghi richiamano e suggeriscono)”
Benny Casadei Lucchi, Il Giornale: “Quando mercoledì Francesco, detto Pecco, Bagnaia è atterrato a Valencia c’era invece un Paese che pensava a tutt’ altro, un Paese che motoristicamente parlando, questo meraviglioso finale di campionato aveva praticamente ignorato. Con buona pace di una rimonta epocale che nello sport si è concretizzata raramente, e di un’accoppiata pilota italiano su moto italiana che non vedevamo da mezzo secolo. Colpa di Pecco poco personaggio? No, colpa di Valentino troppo personaggio e troppo tutto per noi. Come se il campione che aveva sdoganato un grande sport rimasto sempre di nicchia e per appassionati, ritirandosi, avesse portato con sé la passione di un popolo”
Gabriele Romagnoli, Repubblica: “Pecco non è il classico campione italiano, quello tutto estro e personalità, l’irregolare che si esalta nell’exploit: Adriano Panatta, Alberto Tomba, Marcell Jacobs, lo stesso Valentino. Di quest’ ultimo, alle spalle della linea di partenza nel circuito di Valencia, esiste un immenso murale.
Ha finito correndo all’ombra di sé stesso e non ha più potuto vincere.
Bagnaia l’ha fatto staccandosene, immettendo ingredienti diversi nella formula del successo, quelli che la Ducati non ha riconosciuto per molto tempo, affidandosi a guide fuori tempo (Lorenzo) o fuori posto (Iannone) e non riuscendo mai a trovare nel carattere di Dovizioso la comunità di intenti e di modi garantita dall’ultima, felice scelta.
… Molti anni prima la Ducati aveva prodotto un modello, la TL, accolta dall’articolo di una rivista specializzata con questo titolo: “Sarà l’ultima?”. Era sgraziata, non confortevole, sembrava condurre verso il viale della chiusura. Tra quelli che la comprarono ci fu un giovane futuro ingegnere di nome Filippo Preziosi, che avrebbe poi progettato la Desmosedici, con cui Stoner vinse il Mondiale nel 2007. Raccontò di aver acquistato quell’esemplare sfortunato perché aveva comunque l’anima ducatista: essenzialità, non appariscenza. In un incidente accaduto mentre, guarda il caso, attraversava in moto il deserto, perse l’uso delle gambe. In ospedale andarono a trovarlo con uno striscione che era il motto della casa, tre parole in inglese: “Never give up”, mai mollare, nella traduzione letterale bolognese: mai darla su.
… Non è l’erede di Valentino: è un altro uomo, un’altra storia e non importa quanto durerà, ma che sia accaduta”.
Giulia Zonca, La Stampa: “A Pecco Bagnaia non serve la bandiera che pure compare a un certo punto sulle sue spalle e poi scivola via, serenamente. Bagnaia è un tale concentrato di Italia nel giorno in cui diventa campione del mondo da non avere alcun bisogno di portare colori. Ci sono mille modi di essere italiani, ma almeno per un pomeriggio Bagnaia li porta tutti addosso, pure quelli che non rappresenta proprio. Bagnaia non è esuberante, incarna altri aspetti del nostro modo di porci, piazza più parole che trovate nei passi tra il traguardo e il podio e ha un sorriso educato che trasuda felicità senza mai diventare urlo. Non è vero che gli italiani non cambiano mai. Siamo meglio di come ci descriviamo. Pecco è un italiano che non ha voglia di alzare la voce o di proclamarsi migliore neppure quando la classifica gliene dà il diritto”
Giorgio Terruzzi, Corriere della sera: “Non litiga, non sbraita. Padronanza mentale come segreto per forzare o frenare quando serve. C’è chi dice: tornerà Marquez, una bestia; Quartararo è pronto per la rivincita; Bastianini sarà un compagno scomodo. Con il dubbio insistente che la crescita di Pecco sia solo cominciata. Liberata ora da un traguardo cercato sin da quando era bambino. A Valencia, ieri, dopo aver detto: bene, grazie, sono contento, mentre la sua squadra faceva baldoria, sembrava aver voglia di scappar via. Di tornare nei suoi rifugi silenti, dove impara, ogni santo giorno, come fare meglio, di più”
Che ne pensano in Francia e Spagna
David Fioux dalla Francia, su L’Équipe, celebra la vittoria di Bagnaia con la delusione di avere in casa il muso lungo di Fabio Quartararo. “Il neo campione del mondo ha cancellato i dubbi sulla sua solidità, l’italiano in pista ha rivelato un temperamento spumeggiante, il contrario della sua indole discreta. L’Italia ha finalmente il suo primo campione del mondo in MotoGP dopo il titolo di Valentino Rossi nel 2009, ma sa benissimo di non avere un nuovo Rossi. Non perché non possa vincere ancora, su una Ducati dominante, sempre meglio equipaggiata. È solo che il torinese non ha la follia nel sangue, quella che scorreva nelle vene del mito italiano, l’uomo che ha inaugurato una nuova era del motociclismo. Per la sua ultima incoronazione di tredici anni fa, poco più che trentenne, Rossi aveva giocato la carta del vecchio che tiene in scacco i giovani lupi. Durante i festeggiamenti era attraversato da scariche di 100.000 volt, indossava una maglietta con la scritta della gallina vecchia che fa buon brodo, addirittura accarezzò davanti alla folla un vero gallinaceo, e tutti ridevano. Anche Bagnaia ricorda di aver riso, dalla sua casa in Italia. Aveva 12 anni, si alzò presto quella mattina per guardare la gara di Sepang in tv. Ma quando ieri è stato il suo turno di sfilare, non ha avuto molte buffonate da tirare fuori dalla borsa. Ha fatto un giro d’onore, ha abbracciato le persone del cuore e ha trascorso tutto il tempo a ringraziare”.
Dalla Spagna di Marquez, Javier Sanchez su El Mundo parla di “festa più sobria” e di “Mondiale più economico della storia” – economico nel senso che “solo Joan Mir nell’anno del covid aveva vinto con meno punti”. Guille Alvarez su El Pais ne sottolinea a sua volta la normalità: “A casa, gli piace cucinare le ricette per la nonna e può passare ore a guardare programmi e documentari di gastronomia. Al suo fianco Domizia, compagna da sette anni, migliore amica della sorella, lo ha accompagnato nelle ultime gare, nervosa. Ha trascorso la settimana a Chivasso, dove vivono i genitori e gli amici di una vita, ha cercato di fare come se nulla fosse. Ha portato a spasso il suo cane Turbo e non ha perso una sola sessione di ginnastica. Si è recato a Valencia calmo e convinto che avrebbe chiuso il cerchio e aperto il suo nuovo capitolo da idolo in Italia. Difficilmente potrà nascondersi ora”.