Più di Max e di Alonso, sui giornali italiani, potè la Ferrari. L’ennesima figuraccia stagionale della Scuderia occupa tutti i titoli. Si va dal Cavallino in rottura alle Comiche brasiliane, passando per una Ferrari senza limiti di guai.
Non poreva essere diversamente. E’ grave non riuscire neppure a partire.
Ecco la rassegna by https://www.loslalom.it/2023/11/piccolo-e-rosso-il-pulcino-calimerclerc/
Daniele Sparisci, Corriere della sera: “Arrendersi senza poter lottare. È una sensazione che Charles Leclerc sperava di non rivivere mai più. E invece è successo ancora. Come nella sua Montecarlo due anni fa, non è riuscito neanche a schierarsi in griglia perché la macchina lo ha tradito. Qui «non servono viaggi a Lourdes» come dice lui imprecando contro la sfortuna, serve piuttosto una squadra all’altezza di un pilota pronto a puntare al vertice. Questa Ferrari non lo è, lenta e pure fragile. Peggio della Rossa ha fatto una Mercedes inguardabile”
Podcast “Il caffè” di Pino Allievi su Formula Passion: “Brasile: macché Verstappen, ha vinto Alonso. Ferrari, gli errori sono umani, non scomodiamo Lourdes”
Paolo Rossi, Repubblica: “Oggettivamente non s’era mai visto un pilota sbattere nel giro di formazione. O meglio: per trovare qualcuno uscito di pista prima di cominciare bisogna risalire a trentadue nni fa, Imola 1991, con Alain Prost e Gerhard Berger fuori pista nel giro di ricognizione per colpa della pioggia battente. A Montecarlo nel 2021 lo stesso Leclerc ebbe noie al cambio che gli impedirono di partire dalla pole”.
Umberto Zapelloni, il Giornale: “Lo ha tradito l’idraulica. Così almeno racconta lui, anche se prima di parlare in tv, qualcuno gli suggerisce di non raccontare proprio tutto. Così cominciano a circolare delle voci che raccontano di un suo errore pasticciando con i manettini sul volante. Una cattiveria a cui non vogliamo credere. Soprattutto perché non crediamo ad un Leclerc che dà le colpe alla squadra per non prendersele lui. Forse dal box potevano chiedergli di provare a raggiungere i box visto che il sistema era ripartito. Sarebbe cambiato poco. Tanto si è visto dalla gara di Sainz che la Ferrari non era all’altezza di McLaren e neppure della Aston”.
Giorgio Pasini, Tuttosport: “Sempre più sembra un Fantozzi rosso inseguito dalla nuvoletta. E forse come il ragionier Ugo se le va pure a cercare. Troppo buono per non finire travolto da un tutt’altro che insolito destino. Anche la Ferrari è davvero proiettata sempre più e solo sul futuro. Peccato che non arrivi mai. O meglio, che sia identico al presente. Da anni”.
Leo Turrini, Resto del Carlino: “Leclerc ha dannatamente bisogno di un risultato, di supporto psicologico, di una carezza del destino. I piloti di Formula Uno viaggiano a trecento all’ora, ma non sono dei robot. Sullo sfondo, si stagliano le ombre di Chris Amon e Jean Alesi: valorosi eroi del brivido dipinti di Rosso, ma mai baciati dalla sorte”.
Stefano Mancini, la Stampa: “La cura Vasseur ha fatto crescere la Ferrari dopo un inizio disastroso, è arrivata persino una vittoria a Singapore. Troppi, però, sono stati gli errori o le sfortune, chiamiamoli come ci pare. Leclerc ha mancato la bandiera a scacchi cinque volte perché ritirato, squalificato o nemmeno partito, due gli episodi che hanno coinvolto Sainz, ieri sesto al traguardo e assai scontento: sulla sua macchina funzionava male la frizione. «Ricordiamoci di buttarla via» si è lamentato via radio il pilota spagnolo. Ringrazi che non si è rotta”.
Fulvio Solms, Corriere dello Sport-Stadio: “Il piano perfetto per lui era viaggiare in aria libera come sabato nella Sprint non era stato possibile, e finalmente gestire una gara senza sentirsi imporre il “lift and coast”, il risparmio forzato in frenata, per tenere a bada le temperature e risparmiare benzina e accumulare più energia nella batteria. Contando su questo la Ferrari aveva risparmiato una gomma soft nuova e aveva addirittura mandato in griglia due versioni diverse di carrozzeria per i suoi piloti: quella di Leclerc aveva due aperture in meno sulla fiancata destra, per migliorare un po’l’aerodinamica nella quasi certezza che, viaggiando davanti – staccato da Verstappen -, Charles non avrebbe patito surriscaldamenti e avrebbe potuto gestire la corsa a piacimento. Carlos Sainz no, lui partendo dietro, settimo, aveva una carrozzeria più aperta per far respirare meglio il motore nell’aria sporca e calda, dentro il mucchio selvaggio”.
Luigi Perna, la Gazzetta dello sport: “Alla Ferrari non mancano solo il giusto bilanciamento della vettura, la capacità di gestire bene le gomme, la continuità di rendimento sui vari circuiti e l’efficacia delle strategie dettate dal muretto e dai calcoli del “remote garage” di Maranello. Alla serie delle carenze va aggiunta adesso anche la precaria affidabilità. In quanto a Leclerc, bisognerà che si armi di tanta pazienza se crede davvero nel progetto e vuole restare con la rossa, perché la via crucis prevede altre stazioni. Da questo si misura se un campione di F.1 è anche un uomo squadra”.
Giorgio Ursicino, il Messaggero: “Una gara fantastica che nobilita il terzo posto prima con una difesa strenua su Perez e poi un sorpasso mozzafiato nelle ultime curve. Clint Eastwood diceva che quando un uomo col fucile incontra uno con la pistola, quest’ultimo è un uomo morto. Ma quando ad avere la pistola è uno tutto grinta come Alonso e il fucile-Red Bull ce l’ha Perez, la regola non vale più: infatti Fernando è passato sulle orecchie del messicano agguantando il podio”.
