SakhirGp: istruzioni per l’uso dell’ovale del Bahrain. Giro sotto al minuto…

La Formula 1 torna in pista in Bahrain su un circuito decisamente insolito, quasi un ovale ad altissma velocità. E’ il tracciato esterno della pista dove si è gareggiato domenica scorsa. Le simulazioni raccontano di un giro completo in meno di un minuto. Ci sarà un traffico non da poco. E in gara i giri da completare saranno 87… In F1 il giro più rapido è stato quello che valse la pole a Lauda a Digione (58”79) nel 1974.

Istruzioni per l’uso della pista del debutto di Russell sulla Mercedes di Hamilton…

L’outer track, utilizzato in questo weekend, è lungo 4,543 km e dovrebbe essere sia il più veloce tracciato in Formula 1, con velocità medie previste di 230 km/h, sia meno severo rispetto a quello tradizionale.

Il Sakhir Outer Track è il settimo tracciato più corto nella storia della Formula 1. Il giro più ridotto rimane quello di Monte Carlo, che dal 1955 al 1972 misurò appena 3145 metri. Poi c’è Zeltweg, un circuito da 3200 metri ricavato all’interno dell’Aerodromo Hinterstoisser che ospitò solo una gara, il Gran Premio d’Austria del 1964, vinto da Lorenzo Bandini con la Ferrari 156 F1. Il circuito di Dijon-Prenois, in Francia, nel 1974 misurava solo 3289 metri, mentre nel 1981 si gareggiò in Spagna, a Jarama, appena 3312 metri, e a trionfare, tenendo il gruppo in fila indiana fino alla bandiera a scacchi, fu Gilles Villeneuve con la Ferrari 126 CK. Nel 1972 il Mondiale è tornato a Buenos Aires, in Argentina, per affrontare ben 95 tornate del circuito Oscar Galvez lungo 3345 metri. Più corto del Sakhir Outer Track si ricorda infine il tracciato cittadino di Long Beach, negli Stati Uniti, con 3428 metri.

Sono 47 gli anni trascorsi dall’ultima volta che in una gara di campionato ci sono stati da percorrere più di 87 giri in un Gran Premio. L’ultima volta che se ne erano fatti di più è stato in Argentina nel 1973. Il maggior numero di giri per una gara del Mondiale di Formula 1 spetta invece ex-aequo alle dieci edizioni della 500 Miglia di Indianapolis andate in scena dal 1951 al 1960. Come ancora oggi, i giri da portare a termine erano 200.

58”79. È il tempo che valse la pole position nel Gran Premio di Francia del 1974 a Dijon-Prenois a Niki Lauda con la Ferrari 312 B3: si tratta del giro più rapido della storia della Formula 1 in una sessione ufficiale, l’unico sotto il minuto. Nel 1960 lo statunitense Jim Hurtubise, con la Christensen a motore Offenhauser, nelle qualifiche della 500 Miglia di Indianapolis percorse le quattro tornate necessarie per trovare un posto in griglia di partenza in 4’01”52, con un tempo medio sul giro di 60”38. Paradossalmente, in base al complesso meccanismo delle qualifiche questo riscontro gli valse solo il 23° posto sullo schieramento. Il terzo giro più rapido di sempre in Formula 1, valido per la seconda pole position più veloce della storia, è di questa stagione ed è stato ottenuto al Gran Premio d’Austria: a centrarlo Valtteri Bottas con la Mercedes in 62”939.

Secondo i tecnici Brembo l’Outer Track del Bahrain International Circuit rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4, lo stesso fatto registrare dal Bahrain International Circuit da 5,412 metri utilizzato la settimana scorsa. 

A differenza del tracciato tradizionale questo è lungo poco più di 3,5 km e presenta 11 curve invece di 15: le parti in comune sono le curve dalla 1 alla 4 e le ultime due. In questi punti, il grip meccanico sarà superiore agli anni passati perché la pista beneficerà della gommatura garantita dal GP Bahrain. Anche per il GP Sakhir è elevata l’usura dei materiali d’attrito. ​

Pirelli ha scelto anche per il secondo weekend P Zero White hard C2, P Zero Yellow medium C3 e P Zero Red soft C4.

La nomination di quest’anno è più morbida di uno step rispetto al 2019, quando la maggior parte dei piloti scelse una strategia a due soste usando solamente le due mescole più morbide ed escludendo la C1, ritenuta troppo dura. 

Brembo realizza pinze in alluminio-litio a 6 pistoni (valore massimo stabilito dal regolamento) per 8 dei team del Mondiale 2020. Oltre a queste, fornisce ad alcuni team pinze a 4 pistoni da utilizzare al posteriore proprio per andare incontro alle richieste di maggior leggerezza da parte delle scuderie. 

Ciascun team, in funzione delle esigenze specifiche della vettura, definisce insieme agli ingegneri Brembo il rapporto ottimale tra peso e rigidezza che dovranno avere le pinze freno. Per ciascuna scuderia lo sviluppo dell’impianto frenante avviene in maniera totalmente autonoma e separata. ​ ​​ ​

 A differenza del GP Bahrain in cui i piloti di F.1 utilizzano i freni 8 volte ogni giro, sull’Outer Track del Bahrain International Circuit i freni sono impiegati appena in 4 occasioni per complessivi 7 secondi e mezzo. La percentuale di gara di utilizzo dei freni è del 14 per cento, rispetto al 18 per cento del GP sul tracciato più lungo. 

Invece non differisce di molto il carico complessivo sul pedale del freno esercitato mediamente da un pilota dalla partenza alla bandiera a scacchi: 46,9 tonnellate, cioè circa una tonnellata e mezzo in meno del GP Bahrain. Decisamente più alta è però la decelerazione media sull’Outer Track: circa 5 g perché tutte e 4 le frenate vantano valori compresi tra 4,4 g e 5,5 g. ​

Delle 4 frenate del GP Sakhir 3 sono considerate altamente impegnative per i freni e la restante è di media difficoltà. 

La più dura per l’impianto frenante è quella alla prima curva perché le auto di F.1 beneficiano del rettilineo di 1,1 km usato già nel GP Bahrain. Inedita è invece la frenata alla curva 7: da 277 km/h a 148 km/h in soli 1,34 secondi durante i quali le monoposto percorrono 83 metri grazie ad un carico sul pedale del freno di 144 kg e ad una decelerazione di 5,2 g. ​ ​​  ​​

Programma: le qualifiche saranno alle 18. La gara alle 18.10. Ci vediamo a Race Anatomy su Sky alle 23…

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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