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Tutti in pista a casa Ferrari: istruzioni per l’uso del Gran premio d’Italia

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A casa nostra. Finalmente si corre a Monza, sede del Gp d’Italia, la pista che ha ospitato più gare del campionato del mondo (siamo alla 75esima volta). Più di Monte Carlo, più di Silverstone dove tutto questo è nato 75 anni fa. Monza è terra di miracoli Ferrari. Pensate al 1988, quando Berger e Alboreto siglarono una doppietta storica nell’anno del doiminio McLaren, ma anche nel primo Gp d’Italia senza Enzo Ferrari. Oppure pensate anche allo scorso anno quando prima Sainz si prese la pole e poi Leclerc conquistò la gara sorprendendo tutti con una strategia ad una sola sosta. Qui c’è spazio per i sogni

E quest’anno anche per un ricodo speciale: 50 anni fa proprio il 7 settembre, Niki Lauda conquistrò il Mondiale con la Ferrari nel giorno in cui Clay Regazzoni vinse la gara. Vedi qui il ricordo di Piero Ferrari

L’inizio della leggenda

Il GP Italia 1975 è ancora oggi ricordato da tutti i ferraristi perché riportò la gioia a Maranello. Dopo i Mondiali Piloti e Costruttori vinti nel 1964, infatti la Ferrari era andata incontro ad un periodo buio, testimoniato dai soli 13 GP vinti in un decennio, che si concluse proprio al GP Italia 1975: grazie al 3° posto Niki Lauda conquistò aritmeticamente il titolo iridato, mentre il successo di giornata del compagno di squadra Clay Regazzoni garantì alla Ferrari il titolo Costruttori.

Non cambia la selezione di mescole per il Gran Premio d’Italia: all’Autodromo Nazionale Monza verranno infatti utilizzate la C3 come Hard, la C4 come Medium e la C5 come Soft, esattamente come lo scorso anno, quando la pista era stata appena riasfaltata. Dopo dodici mesi di utilizzo, l’asfalto avrà inevitabilmente subito un processo di invecchiamento, ma ciò non dovrebbe incidere in maniera sostanziale sul ventaglio di strategie possibili sul circuito che richiede il carico aerodinamico più basso di tutta la stagione.

Le mescole più utilizzate in gara saranno con ogni probabilità la Hard e la Medium. Il livello di graining dovrebbe essere presumibilmente inferiore rispetto a quello riscontrato lo scorso anno, quando il manto non era ancora rodato. Il tempo perso in pit-lane per il cambio gomme è tra i più elevati del calendario: le squadre cercheranno quindi di allungare il più possibile gli stint, tenendo sotto controllo il degrado, per provare a fermarsi solamente una volta per il cambio gomme.

La difficoltà nei sorpassi, dovuta soprattutto alla ridotta efficacia del DRS quando il carico aerodinamico di base è ai minimi, è un ulteriore elemento che, spesso, fa pendere la bilancia della strategia verso la sosta singola. A controbilanciarli potrebbe esserci il fattore temperatura: se fossero elevate – l’inizio di settembre in Lombardia può riservare ancora un clima da piena estate – il degrado dei pneumatici potrebbe accelerarsi e, di conseguenza, rendere il doppio pit-stop più competitivo.

La strategia vincente di Leclerc l’anno scorso

Il trofeo per il vincirore: Chimera

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