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Tutto Vasseur parola per parola: la Ferrari obbligata a vincere

MARANELLO F1/2023F1/2023 © Scuderia Ferrari Press Office

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Fred Vasseur si presenta alla stampa italiana. Per una cinquantina di minuti risponde alle domande sulla Ferrari, non a quelle sulla Fia. Cerca di farlo in modo simpatico, di strappare un sorriso. Lo fa in inglese perché l’italiano lo sta ancora studiando, come sta studiando la Ferrari.

“Buongiorno a tutti, scusate parlo poco italiano, studio tutti i giorni. Meglio se passiamo all’inglese”. Le sue sono giornate si studio. Dalle 8 alle 9 studia l’italiano, dalle 9 a notte studia la Ferrari. “Dormo bene, ma le notti ora sono più brevi”, scherza.

È un uomo a cui piace fare la battuta, cercare la risata di chi gli sta davanti, ma anche un uomo che sa essere terribilmente concreto e pragmatico. Sa di essere arrivato in un posto particolare dove l’entusiasmo è mega come la pressione (“In questo lavoro sei sempre sotto pressione. Che tu sia in pole o in ultima fila la pressione ci sarà sempre”).

Non gioca a nascondino, ma dice chiaramente di avere un solo obbiettivo: il titolo mondiale. “Arrivare in Ferrari non è aver raggiunto un obbiettivo. Il mio obbiettivo è vincere con la Ferrari. Abbiamo un target chiaro: dobbiamo vincere il campionato e non dobbiamo essere timidi nel nasconderlo. Il mio compito è questo. Che cosa non abbia funzionato lo scorso anno lo sappiamo, la mancanza di affidabilità e poi la mancanza di prestazioni rispetto agli altri sul finale di stagione. Perché sia successo lo stiamo ancora valutando. Il mio compito è di capire che cosa non andava e come farlo funzionare. Ma sarei arrogante se vi dicessi che dopo meno di venti giorni qui l’ho già capito”.

“È di gran lunga la sfida più grande della mia carriera. Ho sempre avuto sfide dure, la più tosta probabilmente quando ho cominciato da zero in Formula Renault, ma certamente in Ferrari sei più esposto, hai aspettative molto alte”

“A Maranello cominciano abbastanza presto e finiscono piuttosto tardi. Ho cercato di incontrare più persone possibili perché credo che le relazioni umane possano trasformare un team. Ho già avuto degli incontri faccia a faccia con 30/35 persone e finora ho trovato un ambiente molto positivo”

“La parte più difficile del mio lavoro, non importa se in Sauber, in Ferrari o in Formula 2 è di capire che cosa non ha funzionato se non hai avuto una stagione di successi. È la parte più complicata del lavoro e anche quando sei dentro un team è difficile trovare le risposte giuste. Non posso certo essere così arrogante da dire dopo due settimane avete sbagliati qui, qui e qui. Certo l’affidabilità è stata un problema, la mancanza di performance alla fine della stagione anche. Ma adesso la sfida è capire passo dopo passo perché è successo”.

“Ho fiducia perché abbiamo visto nella prima parte della stagione scorsa che si può vincere. La collaborazione al primo livello è ottima, la motivazione altissima. Non dico che la squadra sia perfetta perché se bon non sarei qui. Ma sono ottimista perché come mi hanno detto degli ex colleghi in Sauber che erano stati qui, in Ferrari nulla è impossibile e dopo due settimane ho capito che qui c’è la grande capacità di muovere le montagne quando ce n’è bisogno”.

“Il mio ruolo è chiaro e ho un obbiettivo chiaro, vincere il campionato e io devo gestire la squadra, scegliere i piloti, i meccanici. Il mio referente è il Ceo, Benedetto Vigna, ma il presidente Elkann è molto presente. John era lo sponsor principale della Sauber con Alfa Romeo e abbiamo avuto contatti in passato. Oggi ho delle telefonate quotidiane con John e Benedetto che seguono quel che accade nel team essendo una parte importanti del progetto Ferrari. So che in caso di bisogno avrei il loro massimo supporto. La situazione è chiara, la Scuderia è parte della Ferrari e il mio riporto è il Ceo dell’azienda mister Vigna, ma direi che John è molto coinvolto”.

In Ferrari abbiamo la capacità di fornire ai piloti esattamente la stessa auto e non siamo costretti a scegliere. Il nostro obbiettivo è vincere non vincere con Charles o Carlos. Dobbiamo solo vincere. La mia politica in questo senso è cristallina: spingeremo con tutti e due i piloti all’inizio poi ad un certo punto della stagione spingeremo più su uno che sull’altro se la situazione sarà chiara, ma non abbiamo un numero uno e un numero due. Il numero uno è la Ferrari”

“Non so se la mia amicizia con Charles mi abbia aiutato a raggiungere questa posizione, ma io non sono qui a far vincere lui, ma a mettere il team nelle condizioni migliori per vincere. Ho una relazione con Charles che dura dai tempi dei kart dodici anni fa. Certamente è più facile gestire una persona che conosci da così tanto tempo, ma onestamente non credo abbia influito sulla decisione. Anche Carlos lo conosco da tempo, fui io ad avviare i contatti per portarlo in Renault, anche se poi quando è arrivato io ero già andato in Sauber dove cercai ancora Carlos… Credo in lui e sono convinto sia molto forte. Sono stato sorpreso positivamente dalla relazione tra i due piloti. Li ho incontrati a cena insieme e separati e devo dire di averli visti molto maturati da come li conoscevo e la collaborazione tra di loro è molto più positiva di quanto possiate immaginare”

“Rinnovare il contratto con i piloti in scadenza tra un anno e mezzo non è una priorità né per me né per loro. Abbiamo tempo per parlarne. Sarebbe un errore parlare dei contratti dal 2025 in poi prima di raggiungere dei risultati quest’anno”.

“Con Toto Wolff ci combatteremo in pista, davanti alla Fia, davanti ai commissari se necessario, ma siamo abbastanza intelligenti da sapere che resteremo amici”.

“Il feeling è positivo, ma certamente sarà un viaggio duro per me a cominciare dalle lezioni di italiano al mattino”.

“È presto per dire quale sarà il nostro potenziale perché con il cambio di regolamento non sappiamo esattamente dove siano gli altri, ma sono convinto che la Ferrari abbia fatto un buon lavoro di sviluppo, dico la Ferrari e non noi perché non voglio prendermi meriti che non ho essendo appena arrivato. Uno dei punti principali era l’affidabilità del motore e credo che ora sia sotto controllo, vedremo in Bahrain. Solo la pista ci dirà la verità, non basta il simulatore”.

“La mia prima decisione come team principal? Prendere lezioni di italiano. (risata…). La lingua non serve per parlare con il primo livello dove l’inglese è già parlato da tutti, ma mi servirà per parlare con i meccanici, per fare squadra. E prima di fine anno sono convinto che terrò anche la mia prima conferenza in italiano”

Sarei arrogante se fossi io a dirvi perché la Ferrari mi ritiene l’uomo giusto. Dovete chiederlo a John.  Tutti all’interno del team fanno il loro lavoro meglio di quanto potrei farlo io, non sono un aerodinamico, un meccanico, non sono il chief designer, ma il mio compito è di metterli nelle condizioni migliori per fare il loro lavoro. Molte volte nella mia carriera ho avuto successo, e dopo 32 anni in pista credo di aver capito che cosa serva per far funzionare un team. Sono convinto che il gruppo conti molto di più del singolo individuo, la cosa importante è costruire un buon spirito di squadra più importante che avere tante individualità forti”.

Ho incontrato Binotto quando sono venuto per la prima volta prima di Natale. Abbiamo parlato, mi ha passato le consegne e l’ho molto apprezzato è stato molto gentile nei miei confronti. Abbiamo parlato del team e l’ho apprezzato molto”.

“John e Benedetto mi hanno chiesto di vincere il campionato. L’obbiettivo è chiarissimo. Ed è quello che credo io e le mille persone che lavorano con me. Quando tu hai le nostre risorse e le nostre strutture, quando tu hai Charles e Carlos al volante, non puoi avere un obbiettivo diverso dalla vittoria, ma credo sia lo stesso per Mercedes o Red Bull e alla fine solo uno di noi avrà vinto. Non possiamo avere un obbiettivo diverso”.

“Ho una lista di cose da fare, ma non ve la racconto. Dell’affidabilità del motore abbiamo detto e sono convinto che il problema sia stato risolto. Il mio compito all’inizio è assicurarmi che le mille persone del team spingano tutte nella stessa direzione”.

“Dall’esterno sono convinti che la Formula 1 sia molto agile. La realtà è diversa perché se tu volessi ingaggiare qualcuno da un altro team potresti averlo solo tra 18 o 24 mesi, quindi non potresti farlo lavorare neppure sulla vettura dell’anno prossimo. L’impatto che puoi avere nei primi mesi è molto basso, tranne che in termini di spirito di squadra, motivazione e il mio primo obbiettivo sarà cercare di avere una motivazione extra”.

“Ho trovato molto entusiasmo all’inizio del team, tutti vogliono dare di più. È l’Italian way of life probabilmente. La motivazione è già enorme”.

“Della nuova macchina non vi dico ancora il nome, ma che i dati sembrano buoni. La pista ci dirà la verità, ma in passato la correlazione tra i dati e la realtà ha funzionato, quindi…”.

“Anche se sono un ingegnere non farò di sicuro anche il direttore tecnico. Enrico Cardile sta facendo un ottimo lavoro ed ha un ruolo trasversale nell’organizzazione che manterremo”.

“La strategia è un problema sul tavolo di cui parlare nelle prossime settimane. Il problema non è la persona che schiaccia il bottone, ma la struttura che lavora dietro che lo deve aiutare a decidere. Devo capire quali sono stati gli errori del passato prima di decidere come e cosa cambiare. Ma non è solo un problema di chi è al vertice della piramide“.

“Non puoi fare paragoni con il passato, la Formula 1 è cambiata e sarebbe un errore guardare a come andò con Todt negli anni Novanta”.

“Devi accettare la pressione in questo lavoro. Se non la senti anche quando sei in fondo allo schieramento allora devi cambiare lavoro. Spero che tutti in Ferrari sappiano di essere sotto pressione. Ma è lo stesso in Red Bull o in Williams in Formula 2 o in Formula 3. In questo business saper gestire la pressione è parte del successo. Finora ci sono sempre riuscito e sono convinto di poterlo fare anche qui”.

“Ero stato in Ferrari all’inizio degli anni duemila, l’avevo frequentata come cliente, la conoscevo già, conoscevo già tante persone. Non è stato come arrivarci per la prima volta, ma quando ho fatto il giro in fabbrica, ho visto quello che abbiamo a disposizione ne sono rimasto impressionato.“.

“Mai detto che la Ferrari è perfetta, altrimenti vincerebbe tutti gli anni”.

“Se giochi a tennis sogni di arrivare a Wimbledon. Se ti occupi di motorsport sogni la Ferrari”.

“I risultati sono la miglior motivazione per tutti. Se vuoi raggiungere un obbiettivo lontano è comunque meglio cominciare ad avere subito dei risultati. L mia sfida non è lavorare per la Ferrari, ma vincere con la Ferrari. Sappiamo di avere una responsabilità enorme, ma sappiamo di avere solo un obbiettivo: vincere”.

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