Valentino svela l’uomo dietro al campione: voglia di diventare padre

E’ un Valentino Rossi diverso quello che a una settimana dal Mondiale si racconta a Repubblica. Un Valentino che parla del Covid, del dolore, della solitudine, della voglia di diventare padre edi continuare due annisempre che…

«La domenica di Le Mans torno qui e vado a mangiare una pizza. Incontro questo ragazzo di Milano, ci conosciamo da tanto. È felice, mi racconta, “perché in città è un inferno ma mi sono appena arrivati i risultati del tampone: negativo”. Non so neanche se l’ho abbracciato o gli ho solo dato la mano. Però 2 giorni dopo mi telefona, ha un po’ di febbre: ahia, penso. Altri 2 giorni e mi sveglio con un mal di schiena bestiale e la temperatura alta. Alè, è andata».

È rimasto fermo quasi un mese: paura? «No, respiravo abbastanza bene. Mia madre era spaventata ma eravamo attentissimi, mi lasciava da mangiare e scappava via: se lo è preso anche lei, poverina. È stata dura perché ero isolato da tutto. Io, che da quando sono nato è sempre una festa, perché chiunque incontro mi sorride e mi sembra di portare allegria: mi sono sentito un appestato. Un diverso. Credo di aver capito cosa sia la solitudine: non mi era mai successa una cosa del genere».

«Yamaha per la squadra ufficiale ha scelto Viñales e Quartararo: li capisco. Però sono andato lì, gli ho detto: “Non mi lascerete mica a piedi?”. Non potevano dirmi di no: eccomi con la squadra satellite, la Petronas. Con Franky. E poi Luca, mio fratello. E Pecco Bagnaia, uno dei miei “studenti”. È troppo divertente: come andare a giocare al calcetto con gli amici il lunedì sera, noi invece si corre in pista la domenica. Ufficialmente per un anno, però il mio obiettivo è correrne ancora due. Dipenderà da come vanno le cose nel 2021: se mi diverto, lotto per vincere o per il podio, se resto tra i migliori 5, allora continuo. Altrimenti, faticare così tanto non varrebbe più la pena».

«Vorrei un bambino. È un po’ che ci penso, credo di avere trovato la ragazza giusta. Uno o due figli: si può fare. Anche perché dopo passano gli anni e ti annoi, così invece ne vale la pena. Io sono più interessato al figlio. Però se a un certo punto mi guarda negli occhi e mi dice: ‘Oh, dài, sposiamoci, allora va bene».

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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