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Rassegna Stampa: dai record di Hamilton al sorriso Ferrari, passando per la rabbia Ducati

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Verso il Gran premio del Portogallo leggendo i giornali dove lo spazio per la F1 è compresso tra Giro d’Italia, campionato di calcio e nazionale di rugby che ha ripreso a perdere come un tempo…

Per il settimo GP di fila, Valtteri Bottas è stato il signore delle prove libere del venerdì e poi si è visto soffiare la pole position al sabato da Hamilton. È il massimo a cui ci si possa appassionare in una stagione dominata dalle Mercedes. Ieri la Gazzetta dello sport si domandava: “Siamo davanti al blocco di vittorie più dominante di sempre? Difficile rispondere di no”.

Sul ventinovesimo circuito diverso in carriera, Hamilton è di nuovo nella migliore posizione in griglia (97esima volta) e può staccare Schumacher nei GP vinti, dopo averlo raggiunto. Può fare oggi 92 a 91.

Fulvio Solms sul Corriere dello sport-Stadio si sofferma sul ruolo che hanno avuto e avranno le gomme in questo week-end. “La Mercedes fa subito superare ai suoi piloti la Q2 (seconda sessione di qualificazione) con le Pirelli medie gialle, meno veloci delle soft rosse con cui ieri anche la Ferrari ha patito, e poi li fa tornare in pista con le gomme più soffici per blindare le posizioni e mettersi al sicuro da qualsiasi possibile insidia possa arrivare dagli avversari (e alla fine neanche arriva). Un gesto di prudenza e di umiltà. Oggi dunque le Mercedes, e anche Leclerc che ha fatto analoga mossa, partiranno con questo vantaggio. Sempre con le gomme gialle si prende la prima fila (ora, perdonate se parliamo tanto e forse troppo di pneumatici, ma sono questi ad aver fatto ieri, più del solito, da cartina al tornasole per evidenziare le prestazioni). Caspita: una pole position conquistata senza gli pneumatici più veloci a disposizione è una rarità (peraltro già vista quest’anno nel secondo GP di Silverstone), figurarsi l’intera prima fila. E Hamilton il salto mortale l’ha voluto fare carpiato, sfruttando il treno di gomme del “tutto o niente” per due volte, e prendendosi la pole oltre quello che normalmente è l’ultimo tentativo. Chapeau”.

In casa Ferrari ci appassioniamo al dualismo tra Leclerc e Vettel, ieri rispettivamente quarto e quindicesimo con la stessa – più o meno – macchina. Il tedesco alla fine ha detto: «Non solo mi batte, ma gioca proprio in un’altra categoria. Non c’è molto che possa fare, anche nei giri che mi sembrano buoni sono più lento. E più di così non riesco». Saranno stati contenti di sentirlo alla Aston Martin, il suo prossimo team, mentre Daniele Sparisci sul Corriere della sera ha scritto: “Niente scuse, non reggono più. Non è colpa della macchina, della strategia, degli ordini di scuderia, dei guasti, del vento, della sfortuna. Semplicemente, Charles Leclerc è più bravo”.

Io su il Giornale ho aggiunto che “la miglior Ferrari della stagione non fa neppure il solletico a Lewis Hamilton, ma in quest’anno bislacco bisogna anche imparare ad accontentarsi”.

Qualche notizia dal Motomondiale

Il senso delle prove libere di venerdì è stato confermato dalle qualifiche. Nel Mondiale più pazzo di sempre il giapponese TakaakiNakagami su Honda è alla prima pole position della sua carriera davanti alla Yamaha del team Petronas di Franco Morbidelli e alla Suzuki di Alex Rins. In seconda fila ci sono Viñales e Quartararo. Il leader mondiale Mir è in quarta fila. Andrea Dovizioso male, molto male: deve partire dalla sesta con il diciassettesimo tempo.

Gianluca Gasparini sulla Gazzetta dello sport riflette sui guai della Ducati e scrive: “Per quanto ci si provi, non si trova il bandolo della matassa. Motivi tecnici irrisolvibili, una moto che fatica ad adattarsi alla gomma posteriore, dentro una stagione che a livello di budget può aver risentito delle conseguenze della pandemia. E forse, nell’incapacità di risolvere i problemi, conta anche un po’ il clima in squadra: se per il futuro scarichi i due piloti significa che in fondo non li stimi, difficile poi dare ascolto alle loro osservazioni e richieste. Un cortocircuito che ormai sembra impossibile far scomparire”.

Eppure in teoria Dovizioso sarebbe in corsa per il titolo. Il Mondiale è così matto, fa notare Lorenzo Longhi su Avvenire “al punto che anche i doppi gran premi disputati sul medesimo circuito a distanza di otto giorni hanno quasi sempre dato esiti diversi, sfuggendo al pronostico: a parte la doppietta di Quartararo a Jerez (Spagna e Andalusia, all’anagrafe mondiale), non è mai accaduto ciò che ci si attendeva, ovvero che chi fosse stato capace di andare forte una volta, l’avrebbe fatto per due”.

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