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Rassegna stampa: nel mirino c’è soltanto la Fia

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Gloria a Perez, ma soprattutto strali contro la Fia. La rassegna stampa del dopo Singapore viaggia a senso unico, sorvolando sull’errore alla partenza di Leclerc che ha comunque indirizzato il risultato finale. D’altra parte la Fia ne sta combinando troppe. Se vedi ai monitor un’infrazione, la sanzioni e stop. Sarebbe come se nel calcio un arbitro stesse a sentire il difensore che ha fatto fallo prima di assegnare il rigore.

Secondo Giles Richards sul Guardian, la quarta vittoria in carriera del messicano è stata la migliore della sua carriera, in quanto ha dominato la superficie scivolosa e ha respinto Leclerc al termine di una lunga sfida.

Ma per vedersela riconosciuta, il messicano ha dovuto attendere che fosse notte, tre ore dopo aver tagliato il traguardo. Fabio Tavelli sul Foglio racconta: “C’è qualcosa di più insopportabile di restare due ore a vedere, figurarsi a disputare, una gara e non sapere al calare della bandiera a scacchi se l’ordine d’arrivo è confermato? Accade nella Formula 1 degli anni duemilaventidue, quella della modernità più spinta e della tecnologia al servizio dello spettacolo. Gara pazza, partenza ritardata di un’ora a causa di un temporale tropicale, due safety car e due virtual safety car

Tavelli ricorda che da regolamento non si può lasciare troppo spazio tra chi guida la corsa e la vettura che tiene il gruppo compatto. Fa parte di uno dei mille bizantinisti che punteggiano il regolamento della Formula 1. Un regolamento che a volte nemmeno chi vive dentro al Circus 24 ore al giorno conosce al 100%. In mezzo a questo dedalo i commissari scoprono che Perez non ha rispettato la distanza minima a causa di una scodata che gli ha fatto perdere aderenza. D’altronde la pista era ancora molto umida e queste cose sono accadute ad ogni giro

Stefano Mancini su La Stampa polemizza con la decisione dei giudici e scrive che le addizioni non sono il punto forte della Fia: due sanzioni da 5 secondi l’una fanno 5 secondi più un’innocua ammonizione. Perez se l’è cavata così. Lui si è giustificato dicendo che la safety car andava troppo veloce e non riusciva a starle dietro. Il bello è che gli hanno creduto e concesso un’attenuante. Detto questo, il pilota messicano della Red Bull la vittoria se l’è meritata sull’asfalto umido di Marina Bay, il quartiere chic di Singapore. Ha superato alla prima curva Leclerc e ha condotto la corsa fino al traguardo

Giorgio Terruzzi sul Corriere della sera parla di credibilità a rischio e scrive: “Dopo il finale sconcertante di Monza abbiamo avuto un pasticcio a Singapore, con penalità decise ancora una volta «a spanne», frutto di regole mal scritte, comunque interpretabili, sempre discutibili. La Federazione accumula cattive figure e gravi mancanze.

Luigi Perna sulla Gazzetta aggiunge: Non è accettabile dover aspettare un verdetto così a lungo, con il rischio che il risultato sia riscritto a tavolino, avendo a disposizione decine di telecamere e inquadrature per giudicare le situazioni in gara. Tanto più che il GP, rinviato di un’ora per il diluvio che si è abbattuto su Marina Bay, si era concluso con i piloti esausti allo scadere delle due ore regolamentari. Torna in mente il Brasile dell’anno scorso, quando la Fia aprì un’inchiesta sull’ala mobile della Mercedes di Hamilton alle 23.15 italiane di venerdì, aspettando la mattina del giorno seguente per retrocedere l’inglese in ultima posizione al via della Sprint

Umberto Zapelloni sul Giornale la trova una decisione degna della Fia di oggi bravissima a non decidere. Quei 5 secondi dati durante la gara avrebbero cambiato tutto perché Leclerc non si sarebbe mangiato le gomme per tentare di passare Perez e avrebbe mantenuto il distacco entro quel limite vincendo poi lui la gara. Ancora una volta la Fia ha sbagliato i tempi. Questo indipendentemente dalla grande gara del messicano.

Mauro Coppini sul Corriere dello sport-stadio parla di una Formula 1 che ha tradito quella spettacolarità che sembra essere il suo principale obiettivo.

Stefano Mancini su La StampaLa Ferrari porta due piloti sul podio, ma continua a non vincere. L’ultima volta è stato tre mesi fa in Austria.

Giorgio Ursicino per Il MessaggeroChi ha lo sguardo cupo come un bambino a un passo dalle caramelle è il predestinato che sentiva la preda a tiro per interrompere un’astinenza iniziata in Austria, nel mese di luglio. Non capita spesso di scattare dalla pole su un circuito dove è impossibile superare e quel diavolo di Verstappen relegato a metà schieramento.

Fulvio Solms sul Corriere dello sport-stadio dice che è triste constatare come a questa Ferrari manchi sempre un soldo per fare una lira. Parla di una gara folle, come aver radunato dei velocisti e aver detto loro che sempre sui cento avrebbero corso, ma in equilibrio su una fettuccia tesa e giudica alla fine Binotto “lamentoso – giornata poco felice per lui, anche sotto il profilo della comunicazione. È vero, sottolinea, che mai si erano viste sanzioni differenti per la stessa infrazione all’interno di un GP, eppure – aggiunge – la Ferrari che non vince da quasi tre mesi (Austria 10 luglio), se ne faccia una ragione. Non ha bisogno di riuscirci così

Alberto Antonini su Formula Passion fa notare: Pur non essendo di natura un complottista, quello che era successo sabato in qualifica mi era sembrato grottescamente teatrale. Voglio dire, Horner & Co. che scendono ai livelli della Ferrari di Monaco. Faccio fatica a crederci, non perché sia impossibile (le cavolate le fanno tutti), ma perché le condizioni erano chiare: con l’asfalto bagnato si carica benzina per più giri e sono gli ingegneri a dover comunicare al pilota se ne sta consumando troppa (non c’è l’indicatore sul cruscotto). Ma richiamare due volte Verstappen dai box presuppone non solo l’errare che umanum est, ma anche il perseverare diabolicum (e pure un po’ stupidum).

Perso nel ventre molle della corsa – racconta L’Équipe – lontano dalle emozioni, Hamilton è scomparso. Chi ha chiuso quindici stagioni con almeno un successo in un GP ogni anno, ha dovuto scusarsi per i suoi errori. Sul finale, inseguito da Verstappen, impegnato nella lotta con Sebastian Vettel per l’ottavo posto, ha dovuto scegliere tra sorpassare o essere sorpassato. A forza di non scegliere, ha sbagliato una curva stretta e ha lasciato un viale grosso così al suo nemico olandese, regalandogli altri due punti nella corsa al titolo.

Stefano Mancini su La Stampa aggiunge: In più la Mercedes deve pagare 25 mila euro di multa per il suo piercing al naso.

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