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Chiamiamola Sprint Race e non Qualifying, ma l’esperimento va promosso

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Non so a voi, ma a me l’idea di un weekend con la Sprint Qualifying è piaciuta. Non tanto per l’azione in pista nei 17 giri della mini gara, ma perchè ha dato un senso a tutti e tre i giorni del weekend di un Gran premio.

Il venerdì senza l’ora di qualifiche con la vecchia formula, piaceva solo a qualche maniaco della meccanica e dell’aerodinamica. Personaggi pericolosi che si aggirano nei paddock. Certo alle squadre un’ora di prove libere in più prima delle qualifiche poteva servire, così come sarebbe indispensabile per i piloti debuttanti. Ma al pubblico? Siamo sinceri in quanti se non obbligati guardano le due ore di libere del venerdì? E vogliamo parlare di chi magari ai tempi andava in pista, versava denari importanti e poi vedeva girare pochissimo i suoi eroi.

Così si aggiunge un’emozine. Venerdì qualifiche. Sabato mini race. Domenica gara vera e propria. Io cambierei soltanto qualche cosina. Prima di tutto attriburei il titolo di pole man all’uomo più veloce del venerdì, quello che poi scatterà in testa nella Sprint del sabato. La pole è sua e basta.

Certo poi potrebbe capitare (come qui a Silverstone) di veder partire davanti a tutti in gara un altro pilota (Max e non Lewis in questo caso). Ma se noi consideriamo la Sprint del sabato come la prima parte della gara della domenica ecco che il problema sarebbe risolto.

Diciamo che la gara passa dai 305 km originali ai 405. Con 100 chilometri sabato pomeriggio. Bandiera rossa. Macchine in parco chiuso. Nuove gomme, pieno di benzina e si riparte domenica come si aveva finito sabato pomeriggio.

Il senso resta lo stesso, ma almeno la pole sarebbe dell’uomo più veloce del weekend. Non chi ha vinto la Sprint Qualifying che a questo punto potrebbe essere chiamata più correttamente Sprint Race.

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