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Valentino conquista le prime pagine: che MotoGp dopo di lui?

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Sbatti il Vale in prima pagina. L’addio di Valentino occupa le prime pagine dei quotidiani italiani, sloggiando la storica giornata olimpica e il saluto di Messi al Barcellona. Nessuno come Vale. Mai. Sono scese in campo le grandi firme da Aldo Cazzullo a Gabriele Romagnoli fino a Maurizio De Giovanni.

Lo scrittore Gabriele Romagnoli, sei anni fa autore di un documentario su Rossi (Valentino da granee) su Repubblica dice: “Valentino Rossi è uscito dal gruppo. Lascia la propria ombra per un lungo addio poi, a fine stagione, staccherà anche quella dall’asfalto. La luce si era già spenta. Con tre clic. A Sepang, quando gli muore addosso Marco Simoncelli. Clic. Ancora a Sepang, quattro anni dopo, quando perde l’occasione del decimo titolo nella rissa con Marc Marquez. Clic. Ad Assen, quando vince per l’ultima volta, il 25 giugno 2017, una vita fa. Clic. Dopo, è sempre stato sconfitto dal suo più grande avversario, che non era Biaggi, non era Marquez, figurarsi Mir o Quartararo. È stato il tempo. Valentino Rossi non è stato Peter Pan. Il personaggio di fantasia che più gli somiglia l’ha inventato Anne Rice in Intervista col vampiro: è Claudia, la bambina orfana che i due vampiri rendono, mordendola, una di loro. Quando infine capirà di essere immortale, ma condannata ad avere per sempre sei anni, si scatenerà in un accesso di furia. Valentino Rossi è stato invece un vampiro felice. La fine del sortilegio ha coinciso con il suo declino. Non si può essere vecchi e letali, o si diventa mostri contro cui l’umanità si ribella, espellendoli dalla storia”.

Aldo Cazzullo vede in Valentino il riflesso di un’Italia opposta a quella povera e contadina rappresentata dalle vittorie nella marcia. La sua è “l’Italia di Nuvolari cantata da Lucio Dalla (che infatti ha dedicato una canzone pure a Valentino), il dopoguerra dei nostri nonni che andavano al lavoro in bici ma sognavano la lambretta (e poi la vespa). Ecco, Valentino Rossi è stato e sempre sarà l’erede di questa Italia, eternamente giovane. Questi ultimi venticinque anni non sono stati facili per il nostro Paese. Declino industriale, impoverimento, paura del terrorismo, crisi economica, ora la pandemia. Gli italiani sono diventati un popolo di cattivo umore, dedito a insultarsi per strada e sui social. Un movimento che si è dato come slogan il «vaffa» è diventato il primo partito. Ci si è innamorati di leader oggi esecrati. Fatichiamo a credere che il futuro possa essere migliore del presente. Ecco, in questi venticinque difficilissimi anni, Valentino Rossi è stato l’Italia spensierata”.

Pippo Russo su Domani dice che “l’arrivo di Valentino è stato per il mondo delle moto un fattore di potente innovazione sotto molti punti di vista. E se fra i tanti si deve scegliere quello che più ha inciso, la scelta cade sull’aspetto comunicativo. Sotto questo profilo si può dire con certezza che il circus del motociclismo sia caratterizzato da un prima e un dopo Rossi. Difficilmente si troverà un altro campione delle moto capace di raggiungere livelli così alti sia in termini di risultati agonistici che di performance da puro istrione. Si tratta di un’innovazione culturale dall’impatto profondo, alla quale nel corso degli anni abbiamo fatto l’abitudine e che perciò abbiamo normalizzato. Dunque bisogna tornare con la mente ai giorni dei suoi esordi, e poi scorrere la pellicola della memoria lungo i primi anni della sua ascesa, per tornare a apprezzare quale ventata di novità abbia portato la sua figura pubblica nel mondo del motociclismo. Si lascia alle spalle un ambiente che molto gli deve e che difficilmente troverà un’altra figura così. Senza Valentino Rossi sarà un altro motociclismo”.

Rossi non ha aspettato persino troppo a dire basta?«Ho imparato sulla mia pelle che contro l’orologio della vita non c’è niente da fare, va sempre più veloce di te. Oltre una certa età continuano solo alcuni pugili, ma per fare degli show, più che dei combattimenti Nel motociclismo è diverso. Solo il vino migliora col tempo. Ma qualche volta diventa aceto

Giacomo Agostini

Benny Casadei Lucchi sul Giornale scrive che in fondo è come se avesse inventato lui i social e che adesso si ritira per noi, “anche se non ci deve niente, dobbiamo tutto noi a lui. Splendido controsenso per un egoista. Ma è così. L’egoista più talentuoso, irriverente, coraggioso, affascinante ha voluto mettere fine alla nostra lenta e lunga agonia di non vederlo più competitivo. Valentino che ha trasformato un mondo di pistoni e cilindri nel social più grande del pianeta quando ancora non esistevano i social. Valentino prima di Mark Zuckerberg, Valentino Robin Hood, Valentino nella toilette, Valentino Pollo Osvaldo. Ha usato la tv come lo schermo di pc e smartphone, le sue gag, i pupazzi e le scritte sono state le tastiere per comunicare, e le immagini in onda i suoi selfie spediti a tutti noi”.

Leo Turrini sul Resto del Carlino sintetizza così: “Per noi italiani, è un po’ come quando si sciolsero i Beatles. O come quando Muhammad Ali perse l’ultimo combattimento da pugile, afferrò un microfono e disse: purtroppo il tempo mi ha raggiunto. Faremmo un torto all’ex ragazzo di Tavullia se lo considerassimo soltanto un asso delle due ruote, un eroe della velocità, un campione più forte del brivido, un figlio sanissimo della terra dei motori. Il signor Rossi, non so quanto consapevolmente, è stato l’ultimo idolo capace di unificare una nazione. Ho conosciuto nonne che la domenica pomeriggio quasi trascuravano i nipotini, Ho conosciuto nonne che la domenica pomeriggio quasi trascuravano i nipotini, pur di non perdersi la gara raccontata dalla voce impetuosa del mio amico Guido Meda. E quei nipotini, oggi, hanno già preso una laurea, sono diventati grandi continuando a tifare per Valentino. Tutto ciò è grandioso. Tutto ciò non è replicabile”.

Un altro motociclismo se di lui. Ma come? Massimo Calandri su Repubblica si domanda: “Che succede, senza il Doc? Almeno la metà dei tifosi di tutto il mondo seguiva le corse solo per il campione italiano, che ha tribune dedicate nei circuiti di 4 continenti e in termini di sponsor, merchandising e diritti tv vale ancora il 50% del carrozzone. Chi è abituato a seguire le corse di MotoGP, sa bene cosa succede nei circuiti: dall’Argentina all’Australia, dal Giappone al Texas, Olanda o Repubblica Ceca, tutti si vestono di giallo. Un eroe – un amico? mondiale. Se ci fossero le Olimpiadi anche per i motori, avrebbe partecipato a 7 edizioni dei Giochi. Quante medaglie. Gli resta mezza stagione. «La corsa di domenica. Poi altre 7-8, dipende dalla pandemìa. Il momento più duro sarà in griglia, all’ultimo gran premio ». Il 14 novembre a Valencia. Quel giorno avrà 42 anni e 10 mesi”.

Giorgio Terruzzi sul Corriere della sera considera: “Nelle tribune colorate di giallo, nel 46 ostentato sui caschi ovunque, appiccicato a frigoriferi e lunotti, c’è una condivisione senza confronti, l’immagine di un campione e poi di un fratello, di un figlio amatissimo. Goliardia per sdrammatizzare la tensione della sfida; ironia per comunicare dentro e fuori ogni pista secondo uno stile straniante. La linea azzurra della riviera, un clan di amici sintonizzati sul biondo di Tavullia ma anche una curiosa riservatezza, la luna che sul suo casco, da sempre, si alterna al sole. Anche Rossi è diventato adulto, ha accolto anche quella parte di se stesso che frena di fronte a un azzardo scellerato. Un sollievo per chi gli vuole bene, con la consapevolezza, sua e nostra di dover colmare una voragine”.

È più facile intuire cosa sarà Valentino senza le corse che le corse senza Valentino. Leonardo Coen sul Fatto quotidiano ha scritto: “Gli addii dei fuoriclasse sono ferite indelebili. Valentino Rossi è un figura fissa del nostro presepe sportivo. Il mondo della pubblicità lo definisce ” un brand del made in Italy”. Un’effigie vincente, anche quando perde. Rossi è stato il Migliore, non in senso dalemiano, per un tempo infinito. Lo vedremo al volante? Probabile Valentino Rossi oltre a essere un formidabile campione è anche un bravissimo imprenditore. Dise stesso, ovviamente: ha una società (la VR/46 Racing Apparel srl) con la quale gestisce il merchandising di quasi tutti i migliori piloti di Motogp, e un rispettabile giro d’affari, ha guadagnato cifre astronomiche (e ha avuto anche qualche guaio con il Fisco, ma sanati). Ha una sua scuderia. Ha persino un bar: “Da Rossi”, a Tavullia. Le sue aziende fatturano oltre 30 milioni, carisma e rivoluzione sono un volano redditizio”.

Giorgio Pasini su Tuttosport ha scritto che siamo tutti pronti, lui e noi, perché “restando a lungo in pista ha creato nuove rivalità (con Marquez su tutti) e fenomeni, soprattutto ha cresciuto giovani italiani (da Morbidelli a Bagnaia e Bezzecchi che prenderà il suo posto in Petronas) per non lasciare un buco ai tifosi. Quelli che ha moltiplicato come i pani e i pesci”.

Gli resta allora quest’ultimo spicchio di stagione. Un Valentino Rossi già senza Rossi e il privilegio di sentire cosa dicono gli altri di te quando non ci sei più.

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