Andretti: “Sono io l’ultimo italiano ad aver vinto a Monza”

Mario Andretti
Mario Andretti è nato a Montona in Istria il 28 febbraio 1940

Mario Andretti si è arrabbiato. Quando ha letto il mio post su Scarfiotti (il mio post), definito l’ultimo pilota italiano ad aver vinto a Monza, ha preso Twitter e ha scritto: “L’ultimo italiano a vincere a Monza sono stato io nel 1977“.

Ciao Mario, al cuore non si comanda diciamo noi italiani come te. E il tuo cuore è ancora tutto italiano anche se parli soprattutto inglese, vivi in America, hai un bellissimo sito scritto in inglese (vedi qui). È bello sentire il tuo orgoglio, la tua voglia di rivendicare le tue origini istriane e quindi italiane, i tuoi primi anni di vita nel nostro paese.

Hai ragione, sei un italiano anche se paghi le tasse a Trump. Un italiano vero per come te ne vuoi vantare ancora oggi quando in tanti vorrebbero fuggire da qui e magari diventare “americani”. Grazie.

Il problema sono le statistiche ufficiali. Quelle in cui accanto al nome Andretti c’è la bandiera americana e non il tricolore. Non c’è albo d’oro, non c’è classifica ufficiale in cui Mario Andretti venga definito italiano. Per questo Scarfiotti è l’ultimo ad aver vinto a Monza e Ascari l’ultimo campione del mondo.

Sbagliamo tutti? Forse sì a sentire l’orgoglio con cui Mario continua a ritenersi, giustamente, italiano: “Caro @uzapelloni il mio USA passaporto non mi ha cambiato il sangue. Io son nato e cresciuto in Italia e ho vinto il GP di Monza nel ‘77. Grazie.” Mi ha scritto su Twitter. Per questo prometto che da oggi in poi tutte le volte che scriverò l’ultimo italiano aggiungerò un prima di Mario Andretti….

Italiano di sangue, italiano di cuore. Grazie Mario. Fa bene sentirtelo dire. E mi spinge a raccontare la tua favola, quella che i giovani dovrebbero sapere.

Mario e Aldo Andretti
Mario e Aldo Andretti

La storia di Mario Piedone Andretti comincia a Montona, in Istria il 28 febbraio 1940. Anche se oggi Montona non è più italiana, Mario ci torna con una certa assiduità e la conosce come Nazareth dove ha scelto di vivere in Usa. Dal 2007 è addirittura sindaco in esilio.

Nel 1947, quando la Jugoslavia si prese l’Istria, la famiglia Andretti fu fatta emigrare a Lucca dove per otto anni visse in un campo profughi. La mattina del 16 giugno 1955, il translatantico italiano Conte Biancamano entrò nel porto di New York Harbor. Con 125$ in tasca e senza sapere una parola d’inglese papà, mamma, Mario e il suo gemello Aldo cominciarono la loro vita americana appoggiandosi ad uno zio a Nazareth, Pennsylvania, dove la famiglia Andretti ha messo le radici e ha cominciato ad innaffiare la pianta, a far germogliare la leggenda. Mario aveva 15 anni. Ecco perchè si sente italiano.

È in Usa che comincia a correre insieme al gemello Aldo. Ed è per questo che gli americani se ne sono impossessati. Perché Mario, italiano di sangue, a correre ha imparato in America…

E in America ha cominciato a vincere. Il suo albo d’oro è un Oceano di vittorie: 500 Miglia di Indianapolis (1969); 12 Ore di Sebring  e Campionato Mondiale Marche (1967 e nel 1970); secondo alla 24 Ore di le Mans (1995); campione del mondo di Formula 1 con la Lotus (1978).

Andretti Lotus
Andretti in Lotus

Il suo bilancio in Formula 1 è fatto di 128 gare, 18 pole e 12 vittorie, 10 con Lotus tra il ’77 e il’78; una con la Lotus Parnelli (76) e una con la Ferrari (1971)Enzo Ferrari che lo considera italianissimo, di lui ha scritto: “Coraggioso e generoso, serio è Mario Andretti, triestino d’origine, idolo d’America. Salito anche alla gloria di Indianapolis. Per anni fu impossibile in esclusiva perché guadagnava cifre astronomiche negli Stati Uniti e non sapeva decidersi a riattraversare l’Atlantico. Quando finalmente ha potuto fare un’intera stagione di Formula 1, non ha impiegato molto tempo a imparare tutti i circuiti e a risultare fra i primi. A lui ho subito pensato nel 1977 come al pilota «dopo Lauda», però, con moltorammarico di entrambi, non fu possibile. È diventato campione del mondo, ma non su una macchina Ferrari, e questo dispiace a me quanto, credo, a lui e ai tanti suoi sostenitori. Al suo nome sono legate alcune fra le più belle vittorie Ferrari degli anni intorno al Settanta. Siamo sempre in contatto e nei nostri progetti lievita costantemente il sogno di una vittoria tutta italiana a Indianapolis…”. Un sogno purtroppo rimasto tale.

Andretti Ferrari
Andretti in Ferrari

Con la Ferrari scrisse una pagina eroica quando Maranello nel 1982, in piena emergenza dopo la morte di Gilles Villeneuvel’incidente di  Didier Pironi  e i malanni di Patrick Tambay, lo richiamò per correre a Monza. Senza aver mai visto la macchina conquistò la pole position e fu terzo in gara.

Andretti Newman
Mario Andretti e Paul Newman

La sua carriera in Formula1 si chiuse in quel 1982. Ma Mario continuò a correre sino al 2000 quasi esclusivamente per la Scuderia fondata da Paul Newman e da Carl Haas. Bilancio complessivo: 897 gare disputate, 111 vittorie 109 pole position.

Un fenomeno. Un fenomeno italiano, anche se le statistiche non lo riconoscono.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

4 commenti

  1. Mario sappi che in Italia non ti dimentichiamo mai! Magico Andretti!

    1. Esatto

  2. […] Cento anni fa nasceva Alberto Ascari, l’unico pilota italiano ad aver vinto il mondiale di Formula1 con la Ferrari, l’ultimo italiano campione del mondo (se non contiamo Mario Andretti, italiano di nascita e di cuore)(Leggi qui) […]

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