Museo Nicolis, gioiello da non perdere

Lancia Asturia Nicolis
La Lancia Asturia Spider di Villoresi, simbolo del Museo Nicolis

Se durante queste vacanze passate dalle parti di Verona prendetevi una pausa e fermatevi al Museo Nicolis di Villafranca. Ne vale davvero la pena. Qui le indicazioni

Noi non siamo i proprietari di tutto questo, ne siamo i custodi per il futuro“. Luciano Nicolis aveva dato questo significato al Museo che porta il suo nome e oggi è gestito con energia e idee da sua figlia Silvia. Il Museo Nicolis è un piccolo (ma non tanto piccolo) gioiello italiano che fatica a farsi notare nel nostro Paese, ma è popolarissimo tra i turisti che arrivano nella zona.

Luciano Nicolis che ha fatto la sua fortuna con la carta riciclata aveva sempre sognato un Museo dove raccogliere le sue collezioni. Non solo auto. Ma tutto quanto può essere rappresentato dalla parola meccanico.  E infatti il Museo è “dell’Auto, della Tecnica e della Meccanica”.  Le 7 collezioni sono sintetizzate da questi numeri: circa 200 auto d’epoca (e altrettante in garage…) , 120 biciclette, 105 moto, 500 macchine fotografiche, 120 strumenti musicali, 100 macchine per scrivere, piccoli velivoli, una rara collezione di circa 100 volanti di Formula 1 Il post dedicato alla mostra sui volanti centinaia di opere dell’ingegno umano

Lucano Nicolis
Luciano Nicolis è morto a 78 anni nel 2012

Nicolis era un collezionista seriale. Dal 2000 le sue collezioni sono a disposizione di tutti: automobili, motociclette, biciclette ma anche strumenti musicali, macchine fotografiche e per scrivere, opere dell’ingegno umano. La collezione di Leica è qualcosa di unico, tanto che la casa tedesca è venuta qui a festeggiare i suoi 100 anni. Perdersi fra i tre piani del Museo è facile perchè dietro a ogni auto, aogni oggetto c’è una storia e fantasticare è la cosa più facile del mondo. C’è l’Isotta Fraschini che Nicolis trovò in un fienile e volle restaurare praticamente da solo curando anche le cuciture degli interni. C’è la Maserati A6 1500 che fu esposta alla Triennale di Milano… Ma ogni oggetto meriterebbe un racconto. Per quello che è e per come è arrivato fin qui.

Grazie alla figlia Silvia che è cresciuta in mezzo alle auto di papà e invece di giocare con le bambole imparava ad amare le due e le quattro ruote, oggi il Museo vive un periodo di grandi attività con eventi e mostre particolari. Perchè solo così può sopravvivere e pensare al futuro. Questo è un patrimonio da non perdere. Anzi meriterebbe più spazio per poter far respirare così tante auto, così tante moto, così tanti gioielli. Come la coppa Vanderbilt che Tazio Nuvolari portò in Italia…

La storia di Luciano Nicolis è ben raccontata dalle sue parole raccolte nel tempo:

“Ora lo ricordo con piacere, ma da piccolo me ne vergognavo, quando facevo la terza media, finita la scuola nel pomeriggio andavo in bicicletta a Mantova a caricare sacchi di carta. La guerra era finita da poco e io a 14 anni pedalavo in cerca di fortuna, alla ricerca di sacchi ex cemento, quelli vuoti scartati dai muratori, ne caricavo fino a 300, ricasavo spingendo 60 kg di sudore. Mi rendevano bene e mio padre era felice. Il fascino per la meccanica e le automobili mi aveva stregato, volevo dare vita ai miei sogni e realizzare le mie speranze. Quando incrociavo una automobile pensavo – un giorno avrò anch’io una bella auto.. forse due … forse tre … “

“Mio padre Francesco mi aveva dato molta fiducia, era soddisfatto di me. Così abbiamo incominciato il nostro lavoro del recupero della carta“.

“Da giovane, una volta acquistato il primo camioncino, mi divertivo a mettere i piedi sul volante sbirciando dall’angolo opposto del parabrezza, accelerando a mano con la ghiera sotto il volante. Così la gente che incrociavo si meravigliava non vedendo nessuno alla guida. Mi piaceva fare questa bravata, oggi sarebbe molto pericolosa”.

“Io stesso ho iniziato così: la mia passione è nata smontando pezzi di automobili per riparare il furgone che usavo nei primi anni di lavoro. In questo modo ho cominciato a capire la meccanica e mi sono appassionato alla tecnica automobilistica”.

Share Button
umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

2 commenti

  1. Caro Umberto, grazie per le bellissime parole.
    Ti aspettiamo sempre a Verona!
    A presto,
    Silvia Nicolis

  2. […] Una visita i due Musei Ferrari la meritano, non c’è dubbio. Oggi chi ha amato Schumacher non può non passare a vedere le auto che lo hanno portato al titolo, anche se qualche memorabilia in più magari preso in prestito dal suo museo personale di Colonia, non avrebbe guastato. E già che siete a Maranello, allungate fino a Verona vale una visita il  Museo Nicolis, gioiello da non perdere […]

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.