Schumacher 8 anni dopo tra Netflix, Museo e… Zanardi

Il 29 dicembre dal 2013 è purtroppo il giorno di Schumacher. Il giorno del ricordo di quell’incidemte sugli sci che lo ha allontanato dal mondo. Da allora e sono passati 8 anni, non abbiamo saputo più nulla di ufficiale. Qualche frase qui, qualche frase là.

Le uniche frasi nuove sono quelle pronunciate da Corinna nei giorni in cui Netflix ha cominciato a programmare il docufilm si Michael Schumacher su Netflix, la lacrima arriva, ma è un’occasione persa. Frasi che ci fanno capire una volta per tutte che Michael sta combattendo una battaglia tutta sua, probabilmente simile a quella di Alex Zanardi.

“Michael è qui, in modo differente, ma è qui e continua a farmi vedere ogni giorno quanto è forte”, ha detto Corinna. Non è una frase molto diversa da quella pronunciata da Daniela, la moglie di Alex: ” a volte bisogna fare due passi indietro per farne uno in avanti, ma Alex dimostra ripetutamente di essere un vero combattente”. Un altro punto di contatto tra Michael e Alex è il fatto che abbiano tutti e due vicino due angeli, due donne straordinariamente forti e che loro non vogliono arrendersi. Combattono dal letto, dalla poltrona come quando lo facevano in pista.

Altre novità su Michael non ci sono. In questo giorno comunque triste, vorrei raccontarvi della visita che ho fatto qualche mese fa a Colonia a visitare il museo https://www.privatecollection.ms/ a lui deicato a Colonia. Più che un museo è un’ala di un concessionario auto dedicata a Michael. Ci sono le sue auto (anche la sua 500 rossa, il suo primo kart), i suoi caschi, le sue tute, i suoi trofei. Anche questa però mi sembra un’occasione persa. Tutto quel materiale avrebbe bisogno di altri spazi, di altri allestimenti. Tutto invece è ammassato. Ordinatamente ammassato, ma pur sempre ammassato. La visita è gratuita, d’accordo. L’emozione arriva comunque. Ma credo che un campione come lui meriterebbe qualcosa in più.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

1 commento

  1. Impressionante: le foto sicuramente non rendono la realtà. Però vedere quante monoposto ci siano in così poco spazio già la dice lunga sulla carriera di Michael. Una curiosità che mi sono sempre chiesto: ma tutte le macchine esposte, sono funzionanti? cioè sono complete anche del motore? Al di là del valore affettivo, ogni modello costa(va) parecchi euro. Oggi una F1 costa diversi milioni di euro e anche quelle del passato comunque non costavano molto meno ai loro tempi. Se ogni pilota conserva anche solo un esemplare di ogni macchina che ha guidato, ha sicuramente tra le mani un capitale non indifferente.

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