Vettel l’Italiano. Ecco come Seb si è raccontato a Carlo Vanzini alla viglia del Gp d’Italia su SkySportF1 in un’intervista esclusivamente in italiano.
Ci racconti i tuoi team radio in italiano?
Sono spontanei, perché siamo tutti italiani. Io un po’ mi sento italiano, so che sono tedesco e quando parlo si sente [ride, ndr]. La Ferrari è una macchina italiana e quindi mi sento di parlare in italiano quando sono nell’abitacolo. Non è facile, però provo ad esercitare il mio italiano a Maranello, con gli ingegneri e con tutta la gente che lavora lì, per migliorare. Con i meccanici parlo in inglese, per farmi capire bene sulle gomme e sui tecnicismi, perché la nostra squadra è fatta da persone da tutto il mondo, però con il cuore è italiana, la nostra base è italiana.
Però il tuo accento non è così forte.
Posso cambiare un po’ l’intonazione. Quando sono in spiaggia e chiedo un gelato, ho l’accento tedesco [ride, ndr]
A proposito di team radio, a Singapore hai cantato in italiano.
Non so come mi è venuta. Dopo la gara, la squadra mi ha fatto risentire l’audio ed ero veramente imbarazzato! Il motivo per cui l’ho fatto è che quando vinci una gara sei contentissimo e, poi, due o tre settimane fa ero a lezione d’italiano e l’insegnante mi ha fatto ascoltare Toto Cotugno per capire la melodia italiana.
Ho anche una playlist di musica italiana, perché mi piacciono le canzoni italiane, mi piace l’Italia in generale: la Ferrari, le persone, il cibo, tutto. Di ritorno dal Canada, siccome non abbiamo avuto la possibilità di festeggiare, ho cantato in aereo e ci siamo divertiti nel viaggio di ritorno. È importante godersi i festeggiamenti, poi si pensa alla gara successiva.
Ci racconti quel team radio “a casa loro”, in occasione di Silverstone?
A Silverstone, Mercedes va sempre veloce e vince quasi sempre, è quasi impossibile vincere per tutti gli altri. Quest’anno, quando abbiamo vinto noi, mi è venuto spontaneo dire che avevamo vinto a casa loro. Quando vinci spesso su un circuito, questa pista diventa casa tua.
Quindi a Monza dirai “a casa nostra”? Com’è il tuo rapporto con Monza?
Spero di poterlo dire a fine gara. Monza è casa nostra, ma non ancora casa mia. Se non sei in rosso, qui i tifosi fischiano, è normale. Quando ho vinto qui con un motore Ferrari è stato fantastico e i tifosi erano contenti in qualche modo. Gli ultimi anni, da quando sono in Ferrari, ho vissuto emozioni incredibili qui. Ho tanta voglia di vincere, in rosso, in casa nostra.
Come ti sei sentito a vincere il tuo primo GP a 21 anni?
Essere il più giovane a vincere non conta molto per me, è solo importante vincere. Sono stato pronto da subito, questo sì.
Al 4° anno in Ferrari, pensi che i tifosi vivano con apprensione la mancanza del titolo?
È normale, a me piace tanto guidare, ancora di più guidare una Ferrari. È normale che i tifosi siano delusi da gare negative, ma lo sono anche io. L’importante è essere consapevoli di guidare per se stessi, per la propria squadra e per le persone che lavorano per te. Io guido anche per i tifosi della Ferrari. Non so se vincere per la Ferrari sia meglio che vincere per la Red Bull, ma lo voglio scoprire.
Quanti punti pensi di aver lasciato per strada quest’anno?
Non ci penso, perché non è finita e quindi guardo avanti.
Oggi tu pensi di essere il migliore?
A volte sì, a volte no. Penso che non sia possibile essere sempre il migliore. Se vedi Michael Shumacker, capisci che è possibile essere il migliore quasi sempre. Io sono contento quando so di avere dato il massimo e sono più contento quando vinco, ma so che non si possono vincere tutte le gare. Quando un pilota vince una gara, lui è il migliore in quella giornata. Per me, l’importante è essere il migliore a fine stagione.
Pensi di chiudere la carriera in Ferrari?
Se sono abbastanza veloce, perché no? Adesso, però, è importante la prossima gara. La risposta è che non lo so, sarebbe ottimo, ma non penso mai in termini di futuro. Adesso conta solo Monza.
Davvero un ragazzo d’oro. Oltre all’indubbio talento le sue parole dimostrano proprio che è un ragazzo pulito. Non è da tutti quando si ottiene fama, successo e soldi così da giovane. Un motivo in più per voler bene a Seb che comunque è un patrimonio per la F1.
Monsieur de La Palice. Ridondante retorica confezionata per la ricorrenza italica.
Si ascoltino anche i racconti del Vettel ai giornalisti tedeschi….