Willi Weber attacca il mito Schumacher e si chiede “Perché non posso vederlo?”

Willi Weber era conosciuto come il signor 20%, tanta era la percentuale di ogni contratto di Schumacher che finiva nelle sue tasche. Da qualche anno è sparito dalla scena, non era più il manager di Schumi da tempo. In questi giorni arriva in Italia per Rizzoli il suo libro di memorie pubblicato un anno fa in Germania. Una lettura interessante. Con qualche data che non torna, qualche racconto che non fila. Ma interessante per sapere qualcosa in più di Michael.

«Ci tengo a spiegare chi sia davvero Michael Schumacher, il mio migliore amico con cui ho passato vent’anni, scanditi da un rapporto simile a un matrimonio. A mettere in luce aspetti che lo riguardano e che non sono mai stati evidenziati in precedenza, così che le persone,
i tifosi, possano vederlo come l’ho visto io.» , scrive Willi.

Ci sono tanti aneddoti curiosi. Gli incontri con Jordan, Briatore, Jean Todt. Qualche commento sprezzante sui piloti avversari, su giornalisti che non amava. Qualcosa non quadra come quando parla di un primo incontro con Todt a settembre 1995, quando già nell’agosto di quell’anno la Ferrari aveva ufficializzato l’ingaggio di Michael per il 1996. Dettagli.

Curioso quando racconta di come abbia convinto Michael ad accettare la corte della Ferrari che al momento non era certo un’auto vincente. Lo fece durante una gita su una barca a remi sul Lago di Como. Michael remava e lui su due fogli aveva scritto i pro e contro della scelta di andare alla McLaren o alla Ferrari. Willi si prende grandi meriti di quella scelta. E racconta la verità perché lui aveva capito l’importanza di una vittoria con Ferrari. “Michael se vincerai con la McLaren nessuno ci farà caso. Pensa se riuscirai a portare alla vittoria una macchina di merda come la Ferrari. Se vinci con loro non avrai più bisogno di documenti: ti riconosceranno in tutto il mondo”.

Ci sono racconti esilaranti come quando Ecclestone lo frega sui bicchieri da portare al paddock o giocando a backgammon mette in palio una Maybach che poi si scopre avere solo in uso. O come quando Irvine su un aereo privato si toglie la cicca dalla bocca per mangiare e la mette in mano a Todt. “Tienimela un attimo”. Weber va giù pesante con Montezemolo definendolo pallone gonfiato. E’ pesantissimo con l’ex moglie di Ralph, Cora e con lo stesso Ralph. Non parla mai male di Briatore invece.

Tristi le ultime frasi del libro, quando si pone delle domande dopo aver raccontato che Corinna dal giorno dell’incidente sugli sci, non ha mai risposto alle sue chiamate e ai suoi messaggi:

“Perché dopo tutti questi anni, sono soltanto uno pneumatico consumato che per sua moglie non vale più niente?

Perché non posso fare visita a Michael?

Per cosa vengo punito?

Non ho risposte a queste domande.

Ma posso accettarlo”.

Forse Willi non racconta tutta la verità. Di soldi spariti, di investimenti sbagliati. Ma qualche capitolo prima, racconta la rottura con Michael e prova anche a metterlo in cattiva luce dandogli ripetutamente del “taccagno” e definendolo “è come un daltonico che non capisce di che colore sia un pomodoro”. Willi lo aveva sconsigliato a tornare in pista con la Mercedes. Michael non aveva resistito al richiamo della pista e tra i due si è chiuso il rapporto: “In linea di principio posso fare io il manager di me stesso”, gli dice Michael. Willi scrive: “Non credo si renda conto di quanta fatica ed energia costi essere il suo manager. Siccome sono gli altri a occuparsi sempre di ogni cosa, non hai mai conosciuto il lavoro, ma solo il successo…”. Weber va su tutte le furie quando scopre che Sabine Kehm oltre a far da addetta stampa a Michael gli farà anche da manager. “Come osa la mia ex dipendente farsi bella con le piume del pavone?” scrive. E’ in quel momento che decide di non chiamare più Michael. Quel capitolo è datato giugno 2010.

Lì è finita una storia di successo e a leggere Weber anche di amicizia e complicità. Willi è diventato un uomo ricchissimo con il suo 20%, ma ha avuto anche i suoi meriti a spingere Michael verso la Ferrari. Che a un certo punto sia stato troppo ingordo? Viene da pensarlo visto come è andata a finire.

Ecco l’intervista a Weber uscita oggi sulla Gazzetta

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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