C’è un po’ d’Italia nel Mondiale di Verstappen

Max Verstappen è il primo pilota dal 1983 a diventare campione del mondo guidando una vettura della scuderia piazzatasi terza nel Mondiale Costruttori. A meno di un’improbabile rimontona della Red Bull finirà così. Come quando il Mondiale lo vinse Piquet con la Brabham (il compagno era Patrese) e la scuderia di Ecclestone chiuse il campionato dietro a Ferrari (Tambay e Arnoux) e Renault (Prost e Cheever).

Nel Mondiale di Max c’è anche un po’ d’Italia. Le gomme naturalmente, ma le Pirelli sono uguali per tutti. Il suo ingegnere di pista, quel Giampiero Lambiase che sa come placarlo quando si arrabbia, sa gestire le sue furie in pista, insomma è il suo angelo custode. Vedi qui il suo ritratto

Max indossa anche una tuta made in Italy, fabbricata da Sparco (che sta per Società Produzione ARticoli COmpetizione). Quella di Max (anche quella di Lando Norris che verste Sparco come lui) è la tuta più leggera che sia mai stata realizzata: poco più di mezzo chilo. Le tute di Max arrivano dall’azienda nata a Torino nel 1977 grazie a tre rallisti amatoriali che hanno di fatto inventato il segmento del motorsport.
Fino all’arrivo di Sparco non c’era un abbigliamento di protezione obbligatorio per chi partecipava alle competizioni automobilistiche. La prima tuta realizzata da Sparco pesava 4 chili ed era in kevlar, già nel 2010 quella indossata da Lewis Hamilton era scesa a 1,2 chili e doveva resistere da regolamento per almeno 11 secondi al fuoco. Oggi la tuta di Max Verstappen pesa 560 grammi e può resistere al fuoco per 12 secondi, visto che il regolamento è stato inasprito. La riduzione del peso è stata la prima innovazione, scendendo da 1,2 chili a 0,9 e poi 0,7. migliorando anche la traspirabilità.

E italiani sono i freni della sua Red Bull. Fin dal suo esordio in Formula 1, al GP Australia 2015 con la Toro Rosso, Max Verstappen ha sempre usato le pinze monoblocco in alluminio ricavate dal pieno e nichelate prodotte da Brembo. Quest’anno in aggiunta ha fortemente voluto i dischi in carbonio Brembo di ultima generazione, soprannominati scherzosamente Hulk, acronimo di Happy Until Last Kilometres.

Realizzati nello stabilimento di Curno, i dischi Brembo presentano uno spessore di 32 mm: quelli anteriori hanno un diametro di 328 mm e un numero di fori di ventilazione compreso tra 840 e 1.050, mentre i posteriori hanno un diametro di 280 mm e un numero massimo di 900 fori nella configurazione più estrema in termini di cooling. Alcuni team impiegano i dischi wide spline, altri i single sided spline.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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