Sabato pomeriggio scatterà la Rolex 24 di Daytona, mitica gara di durata statunitense seconda per importanza solo alla 24 ore di Le Mans. Al via con una Bmw M8 GTE adattata al suo stile di guida, ci sarà anche Alex Zanardi (in equipaggio con John Edwards) che scatterà in ottava posizione. In pole c’è una Mazda, mentre l’equipaggio con la stella Alonso (Cadillac Dallara) è sesto al via. In classe GTD in pole c’è una Ferrari.

Daytona è un nome nome mitico anche se in molti oggi abbinano la parola a un cronografo della Rolex che tra parentesi è anche il premio per i vincitori di ogni classe della gara. Daytona però è anche un luogo simbolo delle corse statunitensi. Daytona è considerata dagli americani il “world center of automobile“, ancora più di Indianapolis o di Detroit dove poi le auto si misero a costruirle. All’inizio del ‘900 la lunga spiaggia di Daytona con la sua sabbia compatta come cemento divenne teatro di gare e raduni epici. Vi furono stabiliti anche dei record di velocità: nel 1935 si raggiunsero i 445 km/h con il Bluebird di sir Malcolm Campbell. Un record che avrebbe potuto essere ancora migliore visto che aveva toccato i 531 orari al suo primo passaggio (il record veniva calcolato su una media).

Uno degli eroi della spiaggia fu anche Ralph De Palma, un nome che ha significato particolare nella storia di Enzo Ferrari perché fu una sua fotografia dopo una vittoria a Indy a ispirare il giovane Enzo …Era la fine degli anni Sessanta quando Daytona entrò prepotentemente nella storia della Ferrari per la straordinaria idea di Franco Lini, il direttore sportivo dell’epoca, che aveva apparecchiato un arrivo in parata per le tre 330P4 che avevano dominato la 24 ore sulla pista della Florida. Era il 6 febbraio del 1967 quando Chris Amon e Lorenzo Bandini vinsero davanti a Mike Parkes e Ludovico Scarfiotti e alla 412P NART di Pedro Rodriguez e Jean Guichet. Un capolavoro di comunicazione. Quella foto quasi 50 anni dopo è ancora un’icona dei successi Ferrari in giro per il mondo.

Ma Daytona tornò terra di conquista per la Ferrari anche nel 1998 quando con laF333Sp, la vettura fortemente voluta da Piero Ferrari, la Rossa tornò a vincere la 24 ore di Daytona con l’olandese Arie Luyendyk, già due volte vincitore anche della 500 Miglia di Indianapolis, il belga Didier Theys e l’italiano Mauro Baldi, un passato in Formula 1 e un titolo mondiale Sport Prototipi in bacheca nel 1990 e il mitico Giampiero Moretti, l’uomo che aveva inventato la Momo e che purtroppo se ne è andato troppo presto.
Oggi Daytona oltre ad ospitare il famoso Speedway con la sua 24 ore corsa sulle sue bancate (le paraboliche) inclinate di 31 gradi, è il quartier generale di Nascar e Grand-Am. Il centro di un certo tipo di gare con lo Speedway che è anche il motore economico della città. Nei weekend della 500 miglia e della 24 ore, la città si riempie di appassionati quasi come per una finale del Superbowl.

Già negli anni Trenta Campbell aveva ottenuto i suoi record indossando un Rolex Oyster che aveva resistito alle vibrazioni. Ne divenne testimonial senza voler mai ricevere un compenso. Trent’anni dopo nacque il Daytona poi reso celebre anche da Paul Newman. L’attore, grande appassionato di auto, corse diverse volte a Daytona dove ebbi anche il piacere di intervistarlo nel 1997 durante la 24 ore in cui tre Ferrari avevano monopolizzato le prime tre posizioni. “Se non fossi diventato un attore o un regista mi sarebbe piaciuto più di ogni altra cosa diventare un pilota professionista“. Si è comunque preso le sue soddisfazioni, correndo, diventando proprietario di team e vincendo nel 1995 la 24 miglia di Daytona a 70 anni.