
Elio de Angelis era una ragazzo gentile ed educato. E un pilota terribilmente veloce. Suonava il piano con la stessa bravura con cui spingeva sull’acceleratore. Conquistava gli appassionati e anche le loro signore perchè era bravo, ma pure bello e affascinante. Il 15 maggio il pensiero corre a lui, al suo ricordo. Quest’anno avrebbe compiuto 60 anni e magari lo sentiremmo commentare i Gran premi con educazione e competenza. Invece il 15 maggio del 1986 è volato via.
Trentadue anni fa ero all’ospedale di Marsiglia quando i medici annunciarono che non ce l’aveva fatta. L’incidente con la Brabham avvenuto durante i test al Castellet gli era stato fatale. L’ala posteriore della sua Brabham BT55 si era staccata mentre Elio filava via veloce alla esse delle Verriere. La macchina era diventata incontrollabile finendo con il capottarsi parecchie volte prima di prendere fuoco. Almeno quattro piloti provarono ad estrarlo dall’auto in fiamme, Jones, Mansell, Rosberg e Prost. Tutto inutile. E proprio i fumi respirati in quei minuti gli furono fatali. Un incidente assurdo che oggi non avrebbe quelle conseguenze. I soccorsi furono ridicoli (ci vollero 10 minuti per estrarlo dall’abitacolo) , ci volle più di mezzora prima che arrivasse un elicottero per trasportarlo in ospedale. Oggi le prove non partono neppure se non c’è l’elicottero a bordo pista e i commissari non sono schierati come in un weekend di gara. Il sacrificio di Elio ha salvato tanti suoi colleghi….
Elio aveva appena compiuto 28 anni. Era nel pieno della sua maturità. Come uomo e come pilota. Romano, figlio di una famiglia decisamente benestante (il padre Giulio, costruttore e campione di motonautica, fu uno dei primi rapiti in Italia), aveva cominciato coi kart, proseguito con le formule minori (campione italiano di F3) poi era arrivato in F1 con la Shadow, era passato alla Lotus che ai tempi era quella vera di Colin Chapman per poi approdare alla Brabham di un certo Bernie Ecclestone dove faceva squadra con Riccardo Patrese. Con la Lotus vinse due gare (108 Gp) in Austria nel 1982 e a Imola nel 1985. Era veloce. Troppo ingombrante per il giovane rampante che in quegli anni stava emergendo con la Lotus: Ayrton Senna. Così Elio preferì cambiare e accettare l’offerta di Ecclestone, solo che quella Brabham maledetta nacque malissimo….
A Elio, aveva proposto di guidare una monoposto a Fiorano anche Enzo Ferrari. “Gli avevo offerto per primo di provare una Formula 1 – scrisse nel suo Piloti che gente – intuendone la grande volontà. Ho sempre visto in lui una positiva continuità di veloce regolarista e mi auguravo che la sua affermazione piena andasse bel oltre la soddisfazione di due Gran Premi vinti. Non ne ha avuto il tempo. E’ terribile perdere così un giovane serio e buono”.
Era della generazione di Andrea De Cesaris e Alessandro Nannini, un po’ più giovane di Patrese e Alboreto. Erano comunque anni di grandi piloti italiani. Anni che ci mancano come i loro interpreti.
Era un vero Signore ed un grande pilota, anche scomodo per qualcuno che sicuramente era un fenomeno ma difficilmente accettava confronti interni. Proprio questo lo ha portato a cambiare e gli è stato fatale. Ho pianto molto quando è morto, anche se non sono riuscito a conoscerlo la mia stima per lui è sempre stata tanta. Mi è mancato in questi anni e manca a tutta la nostra Nazione un protagonista di questo livello.
Grazie Zampelloni per come lo ha ricordato, un breve testo ma scritto con la consueta sapienza e bravura, meglio non si poteva.
Ringrazio lei
Esimio Zapelloni , con questi frammenti di storia mi vuole mettere al tappeto….
Che ricordi….che F1…..e che uomini abbiamo perso.
E quanto ci mancano. I paragoni con la F1 odierna sono impietosi purtroppo.
Saluti
[…] Elio è stato un pilota velocissimo, un gentiluomo, un ragazzo pieno di vita e di futuro. Di lui ho già scritto qualche tempo fa… https://topspeed.blog/de-angelis-ricordando-elio/ […]