La Formula 1 in abito da sera si è trasformata in un hypercar in abito da sera. Sei anni dopo il lancio della Ferrari Roma, il mood a Maranello è cambiato e oggi si preferisce celebrare i successi alla 24 di Le Mans piuttosto che rimuginare sulle difficoltà della Formula 1. Giusto così.










La nuova Ferrari Roma ora si chiama Amalfi ed è giusto correggere la definizione come fa Enrico Galliera, il direttore commerciale della Casa che negli ultimi anni quando presenta una nuova auto (e sono state tante de!) ha sempre in testa una missione: stupire. Flavio Manzoni che ha disegnato anche questa, la definisce “techno chic” dopo esser partito dalle lezioni dei grandi maestri del design come Achille Castiglioni e Bruno Munari.
La Roma era stata una Ferrari a modo suo rivoluzionaria perché aveva fatto dell’eleganza il suo punto di forza. Nello spot di presentazione c’erano un uomo e una donna che si inseguivano sulle strade deserte della Capitale. Era un omaggio alla Grande Bellezza con una strizzatina d’occhio ai nuovi clienti, signore e signorine comprese. Una Ferrari che desse meno nell’occhio pur restando una Ferrari e soprattutto un’auto che una volta al volante potesse trasmettere le emozioni che una vettura del Cavallino è obbligata a portare con sé.
L’erede della Ferrari Roma
L’operazione è perfettamente riuscita e ora si prova ad andare addirittura oltre con Amalfi, un altro nome dedicato ad una grande bellezza italiana dopo Portofino e Roma. Una Ferrari con una doppia anima: “Da una parte è una vettura sportiva, una Ferrari dalle prestazioni straordinarie, in tutto e per tutto una Ferrari, quindi un’anima sportiva. Ma è anche un’anima molto elegante perché l’esperienza di bordo quando la guidate consente di avere una sensazione di guida diversa, meno estrema, ugualmente divertente, ma che consente di essere utilizzata in tantissime situazioni diverse”, la spiegazione di Enrico Galliera.
Ferrari Amalfi ha il compito di allargare la famiglia, diventando la porta d’ingresso in un mondo dove la lista d’attesa è d’obbligo. In Italia costerà 240 mila euro e arriverà all’inizio del 2026, mentre la produzione della Roma cesserà lasciando spazio solo alla versione cabrio in attesa che anche la Amalfi si tolga il tetto. Sul telaio e le misure della Roma è stata disegnata una vettura completamente nuova e, se possibile, ancora più bella nella sua eleganza che nella visione di profilo o i quella della speedform, la scultura da cui parte il progetto, è qualcosa di davvero straordinario. “La Roma era quasi disegnata dai riflessi, alla Amalfi abbiamo invece voluto dare una linea più avantgarde, più moderna, più contemporanea nello stesso tempo, caratterizzata da alcune linee piuttosto incisive che sono però il frutto di una sapiente intersezione tra i volumi e nello stesso tempo una linea molto snella”. Manzoni spiega il suo lavoro con una frase dello scultore franco rumeno Costantin Brancusi: “La semplicità è una complessità risolta”. E la Amalfi è semplicemente bella.
La Amalfi ha 20 cavalli in più
Sotto il vestito la semplicità si trasforma. Qui si nasconde l’evoluzione tecnologica raccontata da un motore doppio turbo V8 con 20 cavalli in più (ora sono 640) che però si fa apprezzare soprattutto per la sua progressione: “È un motore molto più prestazionale in termini di raggiungimento del regime massimo: riesce ad avere un’elasticità migliore grazie a una rivisitazione di quelli che sono gli assi a camme”, spiega Gian Maria Fulgenzi, il direttore tecnico. “Cambiano le curve di accelerazione in quarta marcia che sono molto più prestazionali rispetto a quelle della Ferrari Roma. La sensazione è di avere una macchina che ha molti più cavalli rispetto ai venti che vi sto raccontando, grazie proprio all’elasticità del motore”. Le prestazioni sono figlie dei miglioramenti del motore, ma anche di un’aerodinamica rivista con un nuovo fondo e una nuova ala attiva posteriore più elegante, ma anche più efficiente. Si è lavorato anche sui freni grazie al brake by wire che consente di passare da 200 orari a zero in 119,5 metri, oltre 10 in meno rispetto alla Roma. Sono migliorate anche le prestazioni assolute: scatta da 0/100 km/h in 3”3 (la Roma era a 3”4) e da 0/200 in 9” (la Roma in 9”3), con il miglior rapporto peso/potenza della categoria ( 2,29 kg/cv). Più elegante fuori, più prestazionale sotto il vestito, ma anche più confortevole dentro. Perché, pur confermando la geometria del doppio abitacolo per pilota e passeggero, tutto è stato ridisegnato riportando sul volante quei comandi meccanici che sono mancati a molti clienti perché il tutto digitale della Roma distraeva invece di permettere di tenere gli occhi sulla strada. la parte di interazione uomo macchina è stata rivista completamente. E’ stato inserito, come sulla 12Cilindri, uno schermo centrale da 10,25 pollici, mentre resta il display di servizio per il passeggero. Cambia completamente il tunnel centrale ora costruito con un nuovo alluminio anodizzato. “Ci teniamo particolarmente – spiegano – perché al di là della parte estetica anche la parte di percezione del materiale sposta la vettura ad un livello un pochino più alto di qualità”.
Le forme disegnate da Flavio Manzoni seguono le lezioni di due sue grandi maestri. Nella nuova Ferrari Amalfi si percepisce il “togliere, togliere, togliere” di Castiglioni e il “complicare è semplice, è semplificare che è difficile” di Bruno Munari. Manzoni e la sua squadra hanno tolto dalla Roma per aggiungere “linee piuttosto incisive che sono il frutto di una sapiente intersezione tra i volumi e creano un tema a cuneo lungo la fiancata”. Ancora una volta il Centro Stile della Ferrari ha alzato l’asticella. La Roma è meno Ferrari delle Ferrari in produzione oggi, ma è la porta d’ingresso i un mondo che rappresenta ancora un sogno per molti, moltissimi, appassionati del genere.


