#Formula1: istruzioni e numeri per l’uso del Gp dei 70 anni

Seconda doppietta stagionale per la Formula 1 dell’era Covid. Dopo le due gare consecutive in Austria ecco quelle di Silverstone con l’appuntamento di domenica che prende il nome di 70th Anniversary Grand Prix, il Gp del 70° anniversario che avrebbe dovuto essere celebrato il 13 maggio.

Si corre dove tutto era cominciato con un trionfo dell’Alfa Romeo (13 maggio 1950, parte la #F1: un trionfo italiano, un trionfo #AlfaRomeo) con la certezza che non sarà un’Alfa Romeo a vincere. Purtroppo. Le vetture con il glorioso logo sono irrimediabilmente attratte dalle ultime posizioni sullo schieramento. Non esattamente quello che si augurava Sergio Marchionne quando varò l’operazione che negli anni lo avrebbe portato a diventare socio del team.

Finora sono stati 33  i campioni del mondo nella storia settantennale della Formula 1, in rappresentanza di 14 nazioni: 19 i titoli vinti dalla Gran Bretagna (con dieci diversi piloti). Nove quelli che hanno vinto con la Scuderia Ferrari un totale di 15 campionati del mondo (Alberto Ascari, Juan Manuel Fangio, Mike Hawthorn, Phil Hill, John Surtees, Niki Lauda, Jody Scheckter e Michael Schumacher). I Costruttori che sono stati campioni del mondo sono 34 (la Ferrari può vantare 16 titoli), mentre i motoristi iridati sono 10.

Sono invece 108 i piloti, di 23 diverse nazioni, che hanno vinto almeno una gara in Formula 1. Il recordman di successi, per ora, è ancora Michael Schumacher con 91 (72 al volante di una Ferrari), mentre con una sola vittoria ci sono 32 piloti. Tra i Costruttori quelli che hanno vinto almeno una gara sono 34 (guida la Ferrari con 238), mentre sono 19 motoristi riusciti nell’impresa (al primo posto Ferrari con 239).

Sono invece 775 i piloti, di 40 diverse nazioni, che hanno disputato almeno una gara. Il recordman di presenze è Rubens Barrichello, ex pilota della Scuderia Ferrari, con 323. Dietro di lui altri tre ex del team di Maranello: Kimi Räikkönen (317), Fernando Alonso (312) e Michael Schumacher (307). Tra i Costruttori quelli che hanno preso il via in almeno una gara sono 170 (guida la Ferrari con 995), mentre i motoristi sono 71 (al primo posto Ferrari con 997).

L’unica novità rispetto alla scorsa settimana sta nelle gomme. Mescole più morbide come previsto, ma pressione più alta come consigliato dai cedimenti per usura (#Pirelli e le gomme scoppiate: colpa dei team) di domenica scorsa.

Secondo i tecnici Brembo (che essendo nata nel 1961 e avendo debuttato con la Ferrari nel 1975 non poteva esserci all’esordio) il Silverstone Circuit rientra nella categoria dei circuiti scarsamente impegnativi per i freni delle Formula 1. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 2, inferiore al 3 che invece le è stato attribuito per la MotoGP dove però quest’anno non farà tappa.

La media delle decelerazioni massime per la pista britannica è di 3,2 g, superiore di poco all’Hungaroring, ma i valori delle singole frenate occupano uno spettro molto ampio: si va dagli 1,7 g della curva 13 ai 4,9 g della curva 16, passando per i 2,7 g della curva 4.

Pur restando al di sotto dei picchi toccati al Red Bull Ring, anche l’energia dissipata nelle singole curve non è omogenea: supera i 1.500 kWh in tre staccate e in altrettante non arriva nemmeno a 500 kWh. Ciò determina l’assenza di due o più frenate impegnative consecutive, permettondo all’impianto frenante di raffreddarsi.

Delle 7 frenate del GP Gran Bretagna 2 sono considerate altamente impegnative per i freni, una è di media difficoltà e le restanti 4 sono light. 

Quella che sottopone i piloti alla maggiore decelerazione è alla curva 16: 4,9 g a fronte dei 4,8 g della terza curva. Le monoposto arrivano a 294 km/h e in soli 2,23 secondi durante i quali percorrono 107 metri scendono a 107 km/h, necessari per impostare la curva.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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