In Ungheria scatta il girone di ritorno della F1: i rischi di Max

La Formula 1 si prende un doppio weekend prima di andare in vacanza. Ungheria e Belgio, due circuiti agli antipodi, per ripartire con la seconda metà del campionato. da uno dei circuiti più lenti (il livello di carico aerodinamico è quasi paragonabile a quello di Monte Carlo) a uno dei più veloci e completi (l’efficienza aerodinamica è fondamentale per essere competitivi sia sui curvoni più veloci che sui lunghi rettilinei). Scatta così il girone di ritorno del Mondiale: 12 gare in archivio, 12 gare da scrivere.

La domandona è: il mondiale di Max è davvero sotto scacco? A McLaren e Mercedes la risposta, perchè Ferrari mi sembra in stand by, alla ricerca più di se stessa che di un sogno iridato. Dopo Monaco la situazione a Maranello è implosa. E forse il miscredente non aveva tutti i torti…

Max ha ancora un buon vantagguio di punti (84 su Norris) e può contare sul fatto che gli inseguitori si rubano punti tra di loro (5 vincitori diversi). Non credo rischi più di tanto anche perchè ha dimostrato di saper vincere anche quando la sua Red Bull non è la migliore. Diverso il discorso Costruttori (+ 71 su Ferrari e + 78 su McLaren): senza l’aiuto di Perez la Red Bull rischia.

Istruzioni per l’uso del Gp d’Ungheria

Il GP Ungheria che l’anno prossimo festeggerà le 40 edizioni. Si è sempre disputato all’Hungaroring, impianto inaugurato nel marzo del 1986 con una corsa motociclistica. Cinque mesi dopo fu la volta delle monoposto di Formula 1: ai tempi i cittadini del blocco orientale non potevano raggiungere l’Europa dell’ovest, quindi l’entusiasmo per la possibilità di vedere per la prima volta questi bolidi si tradusse con la presenza di ben duecentomila spettatori.

  • L’Hungaroring è un tracciato molto tortuoso con un solo, vero rettilineo – quello di partenza/arrivo, che costituisce la più realistica, se non unica opportunità di sorpasso – e 14 curve: sei a sinistra e otto a destra, alcune a 180°.
  • Con i suoi 4,381 chilometri di lunghezza in saliscendi è uno dei tracciati più corti di tutto il calendario (l’opposto di Spa che arriverà la settimana dopo che con i suoi sette chilometri è il più lungo) ed è quindi uno dei più tortuosi, lasciando poco respiro ai piloti che lo devono ripetere 70 volte.
  • Ci sono due zone DRS – quella sul lungo rettilineo principale e quella, brevissima, nella discesa fra la curva 1 e la 2 – gestite solamente da un rilevamento del distacco, posto prima dell’inizio dell’ultima curva.
  • Dal punto di vista delle energie esercitate sui pneumatici, l’Hungaroring non è particolarmente severo. La scelta di Pirelli per questo appuntamento è stata identica rispetto allo scorso anno, con le tre mescole più morbide della gamma – C3 come P Zero White hard, C4 come P Zero Yellow medium e C5 come P Zero Red Soft – confermando così il passo più “soft” rispetto alla stagione d’esordio delle gomme da 18”.
  • La trazione è uno dei fattori più importanti, soprattutto sull’asse posteriore. Il degrado può essere elevato, soprattutto in presenza di temperature alte – e le previsioni per questo fine settimana non sono certo favorevoli –, basti pensare che lo scorso anno con 53 °C si registrò la temperatura dell’asfalto più alta di tutta la stagione.
  • Il surriscaldamento, quindi, è un fenomeno da tenere sotto controllo, non soltanto in gara, ma anche in qualifica: con la mescola più morbida sul giro secco è fondamentale riuscire ad arrivare alle ultime due curve a 180° con ancora un buon livello di grip, compito non facile se si considera che i brevi tratti rettilinei lasciano poco tempo per respirare alle gomme.
  • L’Hungaroring è un circuito permanente ma non viene utilizzato tantissimo, il che tradizionalmente lo rende una delle piste dove le condizioni di aderenza dell’asfalto si evolvono significativamente man mano che si gomma. Lo sarà ancora di più quest’anno visto che c’è stata un’interruzione molto lunga dell’attività a causa dei lavori di ammodernamento dell’impianto, la cui prima fase si è conclusa nel maggio scorso. Il graining potrebbe quindi essere un protagonista, soprattutto nelle prime sessioni.
  • Per rispettare le scadenze, i lavori si sono svolti spesso 24 ore su 24, con 400-500 persone che lavoravano sul sito in ogni momento e un totale di 1500 persone impegnate nel progetto di ristrutturazione. Quattro gru a torre e cinque gru mobili sono state operative, installando 390 chilometri di tubature e utilizzando 3.200 tonnellate di acciaio per armatura, 1.674 metri cubi di cemento armato prefabbricato e 32.000 metri cubi di calcestruzzo.
  • Son stati spostati 170.000 metri cubi di terra, sono stati completati tutti i muri di contenimento dell’area eventi dietro la tribuna principale, per una lunghezza totale di 450 metri, e costruito la nuova scalinata che porta all’area spettatori. Inoltre, Sono stati demoliti gli edifici dell’area del deposito inferiore ed è stato costruito il nuovo paddock, ora di 8.000 metri quadrati.
  • La scorsa edizione di questo Gran Premio è stata vinta da Max Verstappen al termine di una gara in cui tutti i piloti avevano scelto una strategia su due soste. In partenza, Medium e Hard sono state le mescole più gettonate ma ci sono stati quattro piloti che hanno scelto le Soft, cercando di sfruttarne il maggior grip in partenza, come ad esempio ha fatto Carlos Sainz, salito dall’undicesimo al sesto posto nel corso del primo giro.
  • Anche in questo fine settimana è prevedibile che C3 e C4 siano protagoniste in gara mentre la C5 vivrà il suo momento di gloria in qualifica.
  • Su una pista dove i sorpassi non sono certamente agevoli, il risultato delle qualifiche influenza spesso in maniera decisiva quello della gara. Sedici volte su 38 edizioni chi è partito in pole position ha poi vinto il Gran Premio e soltanto in quattro occasioni a passare per primo sotto la bandiera a scacchi è stato un pilota partito fuori dalle prime due file della griglia (straordinario Mansell che nel 1989 vinse scattando dalla 12esima posizione).
  • Secondo i tecnici Brembo, l’Hungaroring da 4.381 metri di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3. Questo perché presenta 10 frenate per oltre 14 secondi di funzionamento dei freni al giro. Tuttavia, solo due staccate richiedono almeno 2 secondi di tempo e uno spazio di frenata di 100 o più metri.
  • La curva più dura dell’Hungaroring per l’impianto frenante è la prima in cui le monoposto passano da 310 km/h a 96 km/h in 2,6 secondi durante i quali percorrono 122 metri. Lo sforzo richiesto ai piloti in quegli istanti non è da sottovalutare: 4,5 g è la decelerazione massima a cui sono sottoposti e 160 kg il carico che devono esercitare sul pedale del freno. La potenza frenante è invece di 2.289 kW.
  • Il primatista di vittorie è Lewis Hamilton, con otto successi. Il sette volte campione del mondo è primo anche come pole position (9) e piazzamenti sul podio (11).
  • Fra le squadre, è la McLaren ad aver trionfato più volte (11) davanti a Williams e Ferrari, seconde con sette vittorie ciascuna, mentre la Mercedes ha collezionato più pole position (9), una in più di McLaren e Ferrari.
  • La Scuderia capeggia invece la classifica dei piazzamenti sul podio (26), davanti a McLaren (23) e Williams (18).
  • Su questo tracciato cinque piloti hanno colto la loro prima vittoria in F1: Fernando Alonso (2003) ed Esteban Ocon (2021) sono ancora in attività, gli altri sono Damon Hill (1993), Jenson Button (2006) ed Heikki Kovalainen (2008).
  • Il GP Ungheria 1997 è passato alla storia per l’impresa di Damon Hill al volante della Arrows spinta da un motore Yamaha. Il britannico, iridato uscente, faticava a mostrare il suo valore perché la A18 era una macchina fragile e con un propulsore poco potente: alla vigilia del GP Ungheria, Hill aveva infatti un solo punto. Ma già in qualifica si trasformò, facendo segnare il 3° tempo. Passò in testa all’11° giro e lo era ancora all’ultima tornata, quando il cambio restò bloccato in terza marcia, togliendogli una meritata vittoria. Concluse 2°: resterà l’ultimo podio in F1 della Arrows e dei motori Yamaha.
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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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