Max implacabile: 51. Ferrari la pole non fa primavera, ma solo un podietto

Un’altra pole senza lieto fine. Ormai ci dobbiamo abituare. L’importante è che per Charles tutto ciò non diventi un incubo. Per l’undicesima volta di fila una sua pole si trasforma in una vittoria di una Red Bull. Tanto per cambiare una vittoria di Max che arriva a quota 51 raggiungendo il professor Prost

Il collezionista di record arriva a quota 16 in stagione, migliorando il suo primato di 15 dello scorso anno con altre tre gare a disposizione per aumentarlo.

Nulla da fare per le Ferrari neppure in Messico. Non è bastato colorare di rosso la prima fila per portare a casa qualcosa in più di un podio che non può certo accontentare nessuno. La Sf-23 non vale la Red Bull e lo sappiamo da marzo, ma in queste ultime gare, almeno sulla distanza, non vale neppure la Mercedes di Hamilton. Leclerc e Sainz ci hanno messo del loro al primo via, ma il risultato finale non sarebbe cambiato lo stesso, anzi con Perez in pista sarebbe anche potuta finire senza podio.

Partire primo e secondo e chiudere terzo quarto non è il massimo. Ma la Ferrari di oggi è questa ed è già tanto restare in corsa per il secondo posto nel mondiale Costruttori con la Mercedes è già qualcosa.

La frittata si è trasformata subito in tortilla quando la partenza al rallentatore delle due rosse ha distrutto la gara dell’eroe di casa facendo piangere più di un bambino in tribuna. Tutto o quasi in 800 metri, quelli che dividono la linea di partenza dalla prima staccata. Quelli che Leclerc e Sainz avrebbero dovuto bruciare con una partenza a razzo. Invece la loro non è stata una bella partenza e Verstappen si è subito infilato tra le due Ferrari schizzando in testa, mentre alla sua sinistra Leclerc e Perez si toccavano nel più classico degli incidenti di gara.

L’unica colpa di Charles è stata quella di sbagliare la partenza, poi obiettivamente non poteva sparire dalla curva e non poteva neppure spostarsi più a destra. Il crash è stato inevitabile e Perez ne ha fatto le spese. Troppo grosso lo squarcio nella pancia della sua Red Bull per proseguire. Sergio ci ha provato: “Onestamente sono stato un po’ troppo ottimista. Ho visto lo spazio e ci ho provato. Non credevo Charles frenasse così tardi… ho attaccato e mi è andata male”.  Leclerc se l’è cavata con la rottura di una bandella laterale che non ha influito più di tanto sulle prestazioni.

Verstappen è andato così subito in testa, senza fare però il vuoto come altre volte. Tranquillo, ma non devastante. Fino alla bandiera rossa arrivata praticamente a metà gara, quando Magnussen è finito a muro per la rottura della sospensione posteriore sinistra della sua Haas. Ripartenza da fermi senza danni per nessuno. Le due Mercedes provano a mischiare le carte montando gomme gialle, più morbide di quelle di tutti gli altri. Una mossa che porta Hamilton a scavalcare Leclerc dopo quattro giri, con una manovra tosta con le ruote di destra quasi sull’erba prima della staccatona.

Charles, che dopo la bandiera rossa aveva cambiato l’ala danneggiata nello scontro con Perez, non ha potuto fare molto per resistergli. Per fortuna della Ferrari, Russell non è riuscito ad imitare Hamilton, restando dietro a Sainz per tutta la gara e facendosi superare anche da Norris sul finale.

Là davanti Max viaggia come un metronomo. Un giro uguale all’altro, senza volare via, ma con una costanza tale da distruggere tutti i sogni di Hamilton che un pensierino al colpo grosso lo aveva anche fatto. Quest’anno Max non ha pietà per nessuno. Vuole vincere sempre lui. Solo Hamilton è riuscito a fargli un dispetto, prendendosi il giro più veloce alla fine.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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