#MonacoGp: la storia di Grover-Williams, primo vincitore e agente segreto

Una delle rare certezze del 2020 della Formula1 è che il Gran premio di Monaco non ci sarà. Per la prima volta dal 1955 la gara più glamour dell’anno non sarà in calendario. Era mancata solo dal 1951 al 1954… Ma la storia del Gp di Monaco comincia molto prima, nell’aprile del 1929…

Era il 14 aprile del 1929 quando l’idea di Antony Noghes si realizzò. Il fondatore dell’Automobile Club de Monaco aiutato dall’amico pilota Louis Chiron e con la benedizione del principe Louis II mise in piedi la prima gara automobilistica del Principato senza poter minimamente intuire che cosa sarebbe diventata.

Anche il vincitore della prima edizione della gara ha una storia fantastica: William Grover-Williams non è stato solo un pilota, è stato anche un agente segreto britannico, catturato dai tedeschi e giustiziato nel campo di Sachsenhausen. O forse no…

Madre francese, padre ricco allevatore di cavalli inglese, il giovane William Charles Frederick ebbe un’infanzia decisamente privilegiata a Montecarlo dove la famiglia si era trasferita. A 15 anni gli regalarono una Indian e così cominciò a correre. La passione per le auto gli venne trasmessa dal fidanzato della sorella che gli insegnò a guidare sulla sua Rolls. Niente male una Rolls per fare scuola guida. Forse un po’ scomoda per i parcheggi.

William imparò bene tanto che tra una corsa e l’altra cominciò a fare l’autista per William Orpen, pittore irlandese e artista ufficiale della Conferenza di pace di Parigi. Orpen aveva un’amante, Yvonne. Beh Grover-Williams se ne innamorò e finì con lo sposarla… Orpen però non se la prese, anzi regalò alla coppia un’appartamento e la sua Rolls Royce cabriolet. Niente male.

Grover-Williams, che era nato nel 1903, cominciò a correre sul serio nel 1928 e l’anno dopo eccolo diventare il primo re di Montecarlo con una Bugatti Tipo 39 colorata di verde, il colore poi riservato alle vetture da corsa inglesi…

Chi andasse a Montecarlo oggi troverebbe una statua in bronzo raffigurante Grover-Williams a bordo della sua Bugatti, prima di arrivare alla curva di Santa Devota, sul marciapiede di destra. Durante il weekend di gara però la statua viene rimossa per lasciare spazio a guard rail e tribune…

Grover-Williams cominciò a incassare premi in denaro sostanziosi e a spassarsela con la moglie. Era una frequentatore abituale dei party della riviera ai quali si presentava ogni volta con un’auto diversa.

Con lo scoppiare della seconda guerra mondiale però scappò in Inghilterra durante l’occupazione nazista della Francia e a Londra si unì al Royal Army Service Center. Fu arruolato nello Special Operations Executive, un James Bond praticamente. Vista la sua perfetta padronanza del francese gli fu dato l’incarico di tornare in Francia a formare la squadra dei sabotatori per preparare l’arrivo dei paracadutisti alleati. La storia è raccontata benissimo in un libro inglese di Joe Saward Grand-Prix-Saboteurs-Drivers

Fu catturato dai tedeschi, trasferito a Berlino e poi nel campo di Sachsenhausen dove fu giustiziato. Esiste però anche un finale alternativo della storia che vede Grover-Williams sopravvivere, trasformarsi in Georges Tamball e vivere tranquillamente con la moglie fino al 1983 quando sarebbe stato investito ad Agen da un turista tedesco durante una passeggiata in bicicletta. Un finale sempre amaro, ma decisamente migliore.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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