Rassegna stampa: la celebrazione di Super Max

Il giorno di super Max viene celebrato con parsimonia dai quotidiani sportivi italiani che dedicano parecchio spazio al suo terzo titolo, ma non sono così generosi in prima pagina. Ma in fin dei conti è giusto così. C’era troppo calcio ieri per permettere prime pagine come quelle dell’Equipe.

Certo, veder paragonare i tre Mondiali di Max ai tre giri di Lombardia di Pogacar fa sorridere per non dire piangere, ma questo è un altro discorso. Pogacar è un grandissimo campione ma davvero non sono paragonabili le due imprese.

C’è una pagina per Max anche sui principali quotidiani politici che in prima però non trovano (giustamente) spazio per la sua impresa. Nel mondo soffiano troppi venti di guerra. Non era il giorno giusto per vincere. All’interno però il suo tris viene adeguatamente celebrato.

  • L’era di Super Max
  • Un due tre Verstappen il cannibale nella storia
  • L’olandese al volante
  • Verstappen mondo sprint (poi un errore:primo iridato al sabato, ma quando mai)
  • Max tre volte super

Ecco la rassegna di http://www.loslalom.it

Stefano Mancini, la Stampa: “A regalargli l’aritmetica certezza è un incidente: il suo compagno di squadra Sergio Perez, preso a sandwich tra la Alpine di Ocon e la Haas di Hulkenberg, finisce spiaggiato nella via di fuga. Il cerimoniale della sprint non prevede podio. È una festa in tono minore, ma lo stesso suggestiva. Dai box arriva la comunicazione ufficiale: «Max, sei campione del mondo per la terza volta». «Sbagliato, noi siamo campioni del mondo per la terza volta», risponde il pilota”.

Fulvio Solms, Corriere dello Sport-stadio: “La vera stramberia del giorno, se vogliamo, è che la perfezione assoluta di Max Verstappen e della Red Bull siano state premiate in un circuito lunare, una cattedrale nel deserto in cui sembra non funzionare nulla. In due giorni abbiamo visto tempi sul giro cancellati a iosa, gomme messe a rischio dai cordoli, limiti di pista ridisegnati da un’ora all’altra come La Linea di Cavandoli, dieci minuti di “prove di ambientamento” concessi ieri ai piloti per riprendere le misure alle curve, asfalto che trasuda bitume perché troppo fresco e non trattato a regola d’arte. Su tutto questo: sabbia come zucchero a velo. «Una situazione imbarazzante» secondo Günther Steiner (Haas)”.

Giorgio Terruzzi, Corriere della sera: “Anche chi ha voglia di scovare qualche magagna si è arreso di fronte a un pilota che insiste e ottiene. Un uomo-macchina: ha eliminato ogni scoria, ha limato ogni difetto, ha perfezionato ogni qualità. Simpatico mica tanto, ecco. Verstappen è personaggio per rendimento, non per altre doti, anche se qualche sorriso, a furia di soddisfazioni, lo concede, consapevole, delle insofferenze, delle frustrazioni che produce a chi deve pur tenere in piedi il circo. Nonostante lui, grazie a lui. Un cannibale insaziabile. Un supereroe che nasconde i propri sentimenti”.

Daniele Sparisci, Corriere della sera: “Questo titolo gli è stato consegnato nella sabbia del Qatar dove l’anno scorso Messi celebrava la Coppa del Mondo con l’Argentina. Paragoni impossibili, anche se le magie di Verstappen, da quando ha preso un volante in mano da ragazzino, erano tanto sbalorditive quanto i dribbling della Pulce. Oggi si replica, il Gp vero sarà la passerella d’onore per Max. È un banco di prova severo per le gomme, messe sotto stress dai «cordoli killer». La Fia insieme alla Pirelli (vicino il rinnovo del contratto con la F1) ha predisposto un piano di sicurezza dopo aver trovato micro-lesioni nelle prove del venerdì. Potrebbero essere obbligatori tre pit stop, la decisione è attesa per oggi. Questo Max vincerebbe anche con cinque”.

Paolo Ciccarone, Avvenire: “Max Verstappen rappresenta, nonostante tutto, la più grande vittoria di suo padre Jos. Un ragazzo dalla vita particolare che dalle corse ha trovato una strada, una missione, uno scopo di vita. Perché l’alternativa sarebbe stata una strada ad Amsterdam, compagnie violente, spirali dove sai dove parti ma non sai dove e come ci arrivi. Invece lo sport, i motori, quella grinta, voglia e decisione di vincere, essere il migliore, ha convogliato il talento nella guida in un fatturificio da primato. Il padre Jos, infatti, sfruttando il tifo in Olanda, ha creato una organizzazione perfetta: viaggio aereo, biglietto in tribuna, maglietta e cappellino col numero 33 (quello originario di Verstappen trasformato poi nell’1 dei campioni del mondo!) venduti in un pacchetto unico che ad ogni gara sposta decine di migliaia di persone”.

Luigi Perna, la Gazzetta dello sport: “Gli ha trasmesso cromosomi da corsa anche la madre Sophie Kumpen, campionessa di kart, che nella sua ultima annata di competizioni ha gareggiato già incinta di Max. È cresciuto con un’educazione severa. Si racconta che una volta il padre lo abbia lasciato a piedi a una stazione di servizio, per punirlo di un errore in gara, e fu la madre a doverlo riaccompagnare in albergo. Erano gli anni delle trasferte in Italia, a bordo di un furgone, con un materassino sul retro per dormire. Verstappen ricorda i piatti cucinati dalle mamme nelle trattorie: sarà per questo che adora il cibo italiano”.

Alessandra Retico, la Repubblica: “La sua fidanzata di 8 anni più grande è Kelly Piquet, figlia di Nelson. Max tre volte campione come suo suocero. Chissà se quell’immagine che gira a ripetizione sugli schermi e che vede Michael Schumacher chinarsi sul piccolo e biondissimo Verstappen per spettinarlo con dolcezza, non fosse una premonizione”.

Leo Turrini, il Resto del Carlino: “Quesito numero uno. Max può già essere accostato, persino statistiche a parte, ai Giganti dell’automobilismo? Rispondo: assolutamente sì, per talento naturale e abilità nel dare una impronta al lavoro del gruppo Bibitaro che lo circonda. Due. Parlando dei Grandi del passato, a chi paragonereste l’Olandese Volante? Io a Senna, non foss’altro per l’istinto “velocistico” applicato ai Gran Premi, con tanto di comune (con Ayrton) fenomenale propensione alle magie sul bagnato. Tre. Verstappen vincerebbe anche senza Adrian Newey (ok, questa è carogna, ma non per chi ricorda le frasi di Alonso su Vettel)? Ecco, forse no. Nell’automobilismo post moderno, la macchina conta ogni giorno, ogni minuto di più”.

Giorgio Ursicino, il Messaggero: “Accade spesso che un progettista stringa un patto d’acciaio con un driver, l’unico in grado di portare al limite un progetto avveniristico. Verstappen è il fantino perfetto per la RB19. Una vettura velocissima ed affidabile, ma, soprattutto, plasmata sul suo immenso talento. L’orange non la doma, la indossa. Come se fosse una seconda tuta in carbonio. E con lei danza come con un’amante ideale. In un’epoca zeppa di talenti in erba forse come non mai, Max è l’unico che attualmente si può permettere di spingere sempre al limite senza rischiare l’errore. Eppure di fenomeni in circolazione ce ne sono parecchi”.

Benny Casadei Lucchi, il Giornale: “La dimensione vera di un pilota di grande talento come era stato Vettel e com’è indubbiamente oggi Verstappen si misura solo lontano da una Red Bull. Là dove c’è da rimboccarsi le maniche. Schumacher sulla Ferrari, Alonso sulla Renault, Hamilton sulla McLaren ci riuscirono. Quando si trionfa tra le avversità si è fenomeni, se si vince sulla Red Bull si è molto energetici”.

Umberto Zapelloni, il Giornale: “Il terzo Mondiale è quello della maturità. Si è capito che lo avrebbe vinto appena la sua Red Bull ha messo le ruote in pista trasformando la stagione 2023 della Formula 1 in un libro giallo con il nome dell’assassino nel titolo. Ingiocabile come si dice in certi ambienti. Ma Max ci ha messo tanto di suo, basta vedere dove è finito il suo compagno di squadra. … Ci fa pensare (e temere) una dittatura ancora più lunga”.

Leonardo Iannacci, Libero: “SuperMax ha dimostrato al mondo che i suoi 45 milioni di dollari annui d’ingaggio se li merita tutti ma, a questo punto, sarebbe fantascientifico se facesse una cosa che nessun campione del volante ha fatto prima di lui: pensare non in grande ma in grandissimo. In altre parole, esaurire il suo accordo con la Red Bull e cambiare team per dimostrare che i tre mondiali vinti sono principalmente farina del suo sacco. Trasferirsi in un’altra squadra di Formula 1, meno forte, con monoposto meno performanti, non organizzata come quella austriaca e con ingegneri che non si chiamino Adrian Newey. State pensando alla Ferrari?”

Giorgio Pasini, Tuttosport: “Sorge un nuovo potenziale campione, assistito da quella che appare sempre più come la vera e prossima rivale della scuderia di Milton Keynes, a far immaginare (sognare, sicuramente Liberty Media che guarda al calo di audience per lo strapotere dei “bibitari”) nuove battaglie. Oscar Piastri e la McLaren sono i padroni del sabato di Losail. Con la calma e la sicurezza dei forti, nonostante i suoi 22 anni. L’impresssione è che sia un grande talento, ma non completo come il compagno di squadra, rookie. Più o meno il discorso che vale tra Charles Leclerc e Max Verstappen. E che sia nata una nuova rivalità”.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

1 commento

  1. Giusto perché ci sono sport più belli e accattivanti.ma chi se ne frega di questa formula 1 .

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