Senna e Prost

Senna e Prost: l’origine della sfida infinita. Estratto del libro

L’altro giorno il Corriere della Sera ha pubblicato un estratto delmio ultimo libro sulla sfifa infinita tra Senna e Prost. Eccolo qua:

In tutte le storie c’è sempre un inizio. Il momento in cui uno sguardo diventa un colpo di fulmine o costruisce un muro di Berlino difficile da abbattere. Ayrton e Alain non si sono innamorati. Il loro è stato un colpo di teatro più che un colpo di fulmine. L’origine del male, però, non sempre sembra subito tale. Lo si capisce dopo, quando ormai il danno è fatto. E soltanto dopo, molto dopo, si è compreso che il Gran premio di Monaco del 3 giugno 1984 non è solo costato ad Alain il suo primo titolo mondiale, ma è anche stato il primo schizzo di veleno tra lui e Ayrton, l’inizio di una rivalità che ancora oggi è riconosciuta come la più dura e sleale nella storia della Formula 1. (…)

Alain e Ayrton corrono in due campionati diversi. Prost si sta gio­cando il Mondiale con il suo compagno di squadra, l’eterno Niki Lauda. Senna parte da lontano. Due sesti posti, due ritiri, la mancata qualificazione a Imola, l’unica della sua carriera, provocata dalla lite tra il suo team e la Pirelli che gli impedisce di scendere in pista il ve­nerdì. A Monaco Prost è in pole position, la prima di una vettura con motore tag Porsche, Senna è tredicesimo, staccato di 2”348. Tra la McLaren e la Toleman c’è la stessa differenza che vedete tra un fuori­bordo e una barca a vela. Solo che in certe condizioni c’è chi riesce a tenere meglio il mare, ad approfittare del vento.

Quando la domenica mattina Alain Prost apre le tende della sua camera all’Hermitage, capisce subito che non sarà una passeggiata. Non piove, diluvia. Piove così tanto che la gara prima viene rinviata di venti minuti, poi di quaranta. Lauda chiede addirittura di bagnare anche l’asfalto sotto il tunnel per evitare che ci sia troppa differenza con i tratti allo scoperto. Non sono condizioni normali, anche per uomini abituati a tutto in quell’epoca. Si innescano incidenti a ripe­tizione. (…) Prost guida la gara, ma dietro a lui Senna vola. Rimonta fino a 10 secondi in un giro, poi si stabilizza sui 3-4 secondi di recupero a ogni passaggio. «Quando mi sono trovato in seconda posizione non ho “tirato” per andare a prendere subito Prost perché sapevo che la corsa doveva durare due ore» dirà poi. Al 31° passaggio Prost, transi­tando sul rettilineo del traguardo, si sbraccia chiedendo l’interruzione della corsa. Un giro dopo il direttore di gara, Jacky Ickx, interrompe il gran premio sventolando la bandiera rossa. Sul traguardo compaiono anche la bandiera nera e quella a scacchi.

La confusione è totale. Prost si ferma immediatamente. Senna lo passa e conclude il giro a braccia alzate, quasi volesse dire: ho vinto io, ho vinto io. Tutti pensano che la gara sia destinata a ripartire. In­vece finisce qui con la classifica congelata al 31° giro e metà punteggi attribuiti ai primi sei dell’ordine d’arrivo. (…)  Senna non ha la faccia di chi ha voglia di festeggiare un secondo posto. Impareremo a conoscere quell’espres­sione malinconica. Ayrton è il vincitore morale della gara, ma non gli basta. Il mondo comincia a conoscerlo, a leggere la sua storia, ma a lui interessa poco. Lui voleva vincere e ritiene un’ingiustizia quello che è successo in pista.

«Beh, che cosa ti aspettavi? Qui stiamo attaccando il sistema» dice Ayrton ad Alex Hawkridge, il direttore sportivo della piccola Toleman. (…)

Non c’è una verità assoluta. Ma probabilmente in quest’occasione è mancata la chiarezza. Non si è capito bene che cosa stesse succeden­do. In fin dei conti sarebbe bastato chiudere la gara due giri dopo per avere un vincitore diverso. In realtà l’interruzione del gran premio, con l’attribuzione di mezza vittoria a Prost non cambia la storia di Senna, ma piuttosto quella di Prost. Con il punteggio pieno i 6 punti del secondo posto gli avrebbero garantito il titolo a fine stagione. Ma quando Alain sale sul podio di Monte Carlo non può saperlo. Festeg­gia una vittoria e il primo posto in campionato con 10,5 punti di van­taggio su Lauda. Non sa ancora che quel giorno sul podio accanto a lui c’è l’uomo che diventerà il suo peggior avversario, che quel brasiliano in pista con il cognome della madre è destinato a trasformarsi in un incubo infinito (…)

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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