Vanity Hamilton: vincerò una gara e andrò avanti a correre

Serena Williams annuncia il suo ritiro su Vogue. Lewis Hamilton si confessa in una luna intervista a Vanity Fair. Tempi duri per i giornalisti sportivi se due super campioni scelgono due testate così per raccontarsi. Ma Serena e Lewis non sono solo due campioni, sono due persone che sono sempre andate oltre il loro sport con messaggi particolari, con lotte diverse da vincere uno slam o un gp.

Hamilton a Vanity ha raccontato i suoi dubbi dopo quanto accaduto ad Abu Dhabi: “mi sono chiesto se volessi continuare. Alla fine ho deciso di andare avanti, la stagione è stata finora avara di soddisfazioni ma sono convinto che riusciremo a ottenere una vittoria quest’anno”.

“Quando ho visto come stavano iniziando ad andare le cose, le mie peggiori paure si sono risvegliate. Mi dicevo: `non c’è modo in cui possano fregarmi, non succederà´”. Invece… ancora oggi “non trovo le parole per esprimere come mi sentivo. Ricordo che stavo seduto lì solo incredulo. Che dovevo slacciarmi le cinture e uscire da lì ma non ne avevo la forza. È stato uno dei momenti più difficili, direi, che ho vissuto. Se mi sono sentito imbrogliato? Sapevo cosa era successo, quali decisioni erano state prese e perché. E sì, sapevo che qualcosa non era giusto”.

“Mi sento ancora in missione, amo ancora guidare per cui non penso sia arrivato il momento di smettere”

“Mentirei se dicessi che non avevo pensato di estendere il contratto. Vivere al massimo e vivere al meglio delle tue capacità, aiutare quante più persone possibile nel tempo che hai. Sono ancora in missione, amo ancora guidare, mi sfida ancora. Quindi non mi sento davvero come se dovessi arrendermi presto. Sono costruito in modo diverso. Voglio dire, sono stato costruito per questo. Mi ricorda che le persone ancora non mi conoscono. Anche dopo tutti questi anni. Le persone ancora non lo sanno. Quindi, va bene, vi dimostrerò di nuovo che avete torto“

Nella lunga e interessante confessione con Vanity Hamilton ha parlato di tanti temi, dal razzismo al veganesimo (“i medici me lo avevano sconsigliato perché credevano non avessi abbastanza energie e invece sono stato più continuo che in passato e nel frattempo ho vinto 5 titoli mondiali: ho provato alla gente che si sbagliava”).

“Guardavo l’hummus ed ero tipo, ‘Non potrei mai mangiare hummus!’, e lo adoro ora. E’ il mio punto di riferimento ogni giorno. Voglio dire, da allora [da quando ha iniziato il percorso vegano, ndr] ho vinto cinque titoli mondiali. Sono stato più costante di quanto non lo sia mai stato. Quindi basta provare alle persone che si sbagliano. Ed è quello che ho fatto“

“Non mi sentivo il benvenuto. Non mi sentivo accettato. Dio solo sa quanti piloti dicono: ‘Questo non è ciò che è un pilota di Formula 1. Non è così che ti comporti. Non è così che lo fai. Tatuaggi? No! Un pilota di Formula 1 non ha tatuaggi! Un pilota di Formula 1 non ha personalità né piercing!“.

“Ci limitiamo per la maggior parte del tempo. Per così tanto tempo nella mia vita mi sono sentito come se stessi oscurando la mia luce perché mi sentivo a disagio. Ora vivo secondo una citazione di Marianne Williamson: ‘La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre misura“. Parole che il pilota ha tatuato sul petto. “E’ la nostra luce, non la nostra oscurità, che ci spaventa“.

“Quando ero a scuola ero dislessico e uno dei pochi ragazzi neri. Gli insegnanti mi dicevano ‘Non sarai mai niente‘. Ricordo di essere stato dietro un capanno, in lacrime, ripetendomi ‘Non sarò mai niente’. E ci ho creduto per una frazione di secondo. Era la cosa più demotivante da sentire. Ma non nutro alcun rancore verso quelle persone, perché mi hanno alimentato“.

“In primo luogo, è come avere un superpotere. Non potevo essere Superman, ma era come il mio mantello. Quando sono salito in macchina, mi sono messo il casco e non sono stato visto diversamente. Non puoi vedere il colore della mia pelle. Mi vedi solo come un pilota. E sono stato in grado di fare cose che gli altri non erano in grado di fare. E non importava quanto fossero grandi gli altri ragazzi, potevo comunque batterli“.

“Sto creando uno spazio per diventare un imprenditore. Guardando davvero alle start-up rispettose del pianeta”. 

“Amo così tanto la musica.” dice, “Direi che la musica mi salva ogni singolo giorno“.

Vedi qui l’intervista completa https://www.vanityfair.com/style/2022/08/cover-story-lewis-hamilton-never-quits

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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