Vettel a Hamilton: “Impari bene l’italiano”. E se lo studiasse anche Vasseur?

Nell’ultima puntata di “beyond the grid“, il podcast ufficiale della Formula 1, Sebastian Vettel ha fatto alcune considerazioni importanti , commentando anche le difficolltà incontrate da Hamlton arrivando a Maranello, un percorso che anni fa aveva intrapreso anche lui (con maggior successo, va detto, ricordando le sue 14 vittorie in Ferrari). Seb manda un consiglio a Hamilton: impari bene l’italiano. Un consiglio che speriamo ascolti (non è mai troppo tardi) anche Fred Vasseur al quale servirebbe di più, molto di più. Ma forse a Fred basterebbe farsi vedere di più al lavoro…

Fred aveva cominciato con tutte le migliori intenzioni prendendo lezioni e promettendo: a Monza parlerò italiano. Dopo poco tempo ha cambiato idea. Forse gli sarebbe bastato studiare la storia di Jean Todt.

Ecco il Vettel pensiero: “… Per Lewis, ovviamente, la lingua internazionale è l’inglese, era in una squadra britannica, ogni squadra è diversa, molto diversa, e lui è stato con la Mercedes per molto tempo. Poi, con il passaggio alla Ferrari, ha trovato sicuramente una differenza enorme, perché il cuore e la cultura della squadra è italiana, anche se la lingua è l’inglese, quindi lui capisce tutti nel team. Ma ci sono anche dipendenti che non capisce perché non parlano inglese o non lo parlano molto bene e se non parli bene una lingua ti conosci, vai d’accordo, ma capisci davvero le persone? E capisci la cultura?”.

Seb ha il rimpianto di non aver imparato troppo bene l’italiano, anche se il suo team radio “A casa loro, a casa loro”, urlato dopo il successo a Silverstone nel 2018, è passato alla storia. O come quando cantava Toto Cutugno….

“Ripensandoci, credo che questo sia un errore cruciale che ho commesso: ho imparato l’italiano, ho frequentato dei corsi, e in un certo senso me la sono cavata e ho capito, ma non ero perfetto. Avrei dovuto studiare di più l’italiano. Forse avrei anche dovuto passare più tempo in Italia per capire meglio anche la cultura. E a Lewis, quando ha deciso di andare alla Ferrari, ho detto che l’unico consiglio che potevo dargli era di imparare la lingua. Impararla molto bene. Per imparare una lingua bisogna esporsi ed iniziare a parlare con le persone che si trovano nel Paese in cui la parla, in modo da esporsi alla cultura, e il resto verrà da sé. Naturalmente, quando si parla di gare, di assetto e così via, si potrebbe obiettare che è irrilevante. Forse lo è, ma per il quadro generale, per cogliere la cultura e lo spirito, invece è importante”.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

1 commento

  1. Non credo che Binotto e Stella siano entrati nella “cultura” delle nazioni dove vivono. E’ importante farsi capire dai propri collaboratori. Io posso lavorare bene anche all’estero senza sapere molto della loro cultura. Diverso è il caso in cui io volessi rapportarmi con persone al di fuori dell’ambiente di lavoro: allora è necessario un altro approccio. E’ evidente che Lewis non viva 24 ore al giorno in Ferrari e che abbia comunque contatti all’esterno ma questo non facilita o rende difficoltoso il suo rapporto di lavoro

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