#WSeries: una Formula per sole donne: perché l’idea non è sbagliata

Danica Patrick, probabilmente la più famosa tra le donne pilota

Nel 2019 si disputerà la prima stagione della W Series, una serie per monoposto riservata alle sole donne. Il calendario prevede sei eventi a partire dal prossimo mese di maggio che si disputeranno su circuiti europei che ospitano o hanno ospitato la Formula 1. La nuova serie (con telai italiani Tatuus da F3 e motori 4 cilindri Turbo da 1.800 cc)accoglierà gratuitamente 20 donne pilota. È previsto per il 2019 un montepremi da 1,5 di dollari. Alla vincitrice del titolo 2019 andrà un premio di 500.000 dollari.

Una Formula Rosa, dedicata solo alle signore. Sembrava una bella idea per cercare di popolare un giorno di pilotesse (ma si dirà così) lo schieramento di partenza di un Gran premio di Formula1. Ma subito è scattata la protesta. “Così ci segregheranno”, ha ad esempio commentato Pippa Mann che la 500 miglia di Indy l’ha corsa sei volte senza bisogno di quote rosa.

Io sinceramente non ci vedo uno scandalo. Lo sport è tutto così, con l’eccezione dell’equitazione, dell’ippica e fino ad ora dei motori (Formula varie, rally o moto che dir si voglia). Si comincia tutti assieme, ma poi uomini e donne prendono vie differenti. Qui non parlo di parità di diritti sui montepremi, qui sottolineo che Serena Williams può divertirsi contro sua sorella Venus fin che vuole, ma non potrà mai pensare di giocare e divertirsi contro Federer & c.

Le differenze ci sono, inutile negarlo. A volley si gioca con una rete più bassa, a basket con un pallone più piccolo. Uomini e donne, per fortuna, sono esseri diversi. Ognuno con le sue qualità, le sue sue prerogative, i suoi pregi e i suoi difetti.

D’altra parte se nella storia della Formula 1 solo poche signore sono riuscite a partecipare ad un Gp (Maria Teresa De Fillipis, Divina Galica, Lella Lombardi, Desiré Wilson e Giovanna Amati che però non dai qualificò) un motivo ci sarà. Evidentemente la F1 richiede uno sforzo fisico particolare e la differenza uomo/donna diventa troppo penalizzante. Diverso il discorso in altre categorie, nei rally Michelle Mouton ha battuto tutti nel mondiale, in Formula Cart oltre alla Mann ha corso per anni Danica Patrick. Se le donne non sono riuscite ad emergere in Formula 1 evidentemente di sarà anche un motivo fisico.

Ben venga quindi una serie riservata a loro. Non devono sentirsi chiuse un gabbia, ma semplicemente competere alla pari con chi sta di fianco a loro. Se poi la migliore dovesse avere la chance di guidare in F1 ancora meglio. Ragazze che hanno fatto da tester in F1 ce ne sono state a cominciare dalla signora Wolff per finire a Tatiana Calderon ingaggiata dall’Alfa Sauber.

Se a garantire la bontà del progetto si sono nomi come David Coulthard, Adrian Newey e il team manager (ex McLaren e Manor) Dave Ryan, un motivo per crederci c’è.

E poi si potrebbe sempre proporre di mettere degli ombrellini accanto a ogni monoposto….

Share Button
umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

2 commenti

  1. Devo essere onesta, l’idea mi piace, e non vedo perche’ abbia tardato ad essere messa in pratica. Quante discipline vedono uomini e donne praticare ma separatamente? Calcio, sci, pugilato, etc etc etc…

    Una sola cosa: gli ombrellini no, per cortesia! E’ una tristezza vedere una donna in tacco alto e mini a reggere un numero, figuriamoci uno spavaldo ed ammiccante ventenne!

    Michy

    1. Scherzavo….

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.