100 domande & 100 risposte sull’auto che verrà

100 domande e 100 risposte sull’auto che verrà. Menoo di 10 centesimi a risposta, come ha twittato il mio amico Carlo Cavicchi, un’autorità nel mondo delle auto e delle corse. Il mio libro non sportivo è arrivato in libreria per Tam Edizioni (300 pagine, 9,50 euro). E’ una guida sul grande cambiamento che il mondo dell’auto sta vivendo. Spero vi possa interessare.

Qui vi anticipo la mia introduzione (la prefazione è del presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani)

Che auto guideremo nel 2025? Ma, soprattutto, guideremo ancora delle auto o ci lasceremo trasportare? Il futuro della mobilità comincia adesso, anzi è già cominciato. Stiamo entrando in un nuovo mondo dove saremo spettatori della più grande rivoluzione vista dopo il passaggio dalle carrozze trainate dai cavalli ai motori che producono cavalli trainando, o meglio spingendo, le auto. Era il 1905 quando il Modello T inventato da Henry Ford, trasformò l’auto in un prodotto popolare, rendendolo accessibile alle masse. “È meglio vendere un gran numero di autovetture con un basso margine ragionevole che venderne meno con un ampio margine di profitto… Questo consente ad un numero maggiore di persone di comprare e godersi l’autovettura e dà ad un numero maggiore di persone impiego ed un buon salario. Questi sono due scopi che ho nella vita.”, diceva l’uomo che non ha inventato l’auto, ma che certamente l’ha resa un mezzo di trasporto per tutti.

Dalla Ford Modello T alle auto di oggi tutto è cambiato. Ma, a guardare meglio, possiamo anche dire che nulla è cambiato. Le automobili hanno sempre un volante, un motore a scoppio alimentato a benzina o a diesel e quattro ruote. Le auto sono però decisamente cambiate attorno al cuore. Sono diventate più comode, più prestazionali, più affidabili, più lussuose, più sicure. Ma sono soltanto all’inizio della trasformazione che ci porterà nel futuro, alle auto elettriche ad emissione zero, alle auto che si guideranno da sole e che ci abitueremo a condividere per  non affollare troppo le città.

Oggi stiamo attraversando la terra di mezzo. Il momento in cui comincia l’evoluzione. Siamo ancora all’epoca dei dinosauri, ma già attorno possiamo vedere quello che resterà quando la loro estinzione sarà completa. L’auto è diventata ibrida, ha sperimentato e sta ancora sperimentando vie alternative per muoversi come il metano o l’idrogeno e ha decisamente imboccato la via dell’elettrico entrando in quello che diventerà il nuovo mondo. Anche i costruttori più scettici si sono arresi e hanno annunciato investimenti importanti in quel senso. Il motore diesel, condannato a morte dal Diesel Gate scoppiato in America e diventato immediatamente contagioso, sparirà dalle nostre strade perché sarebbe diventato troppo costoso tenerlo in vita adeguandolo alle nuove leggi sulle emissioni. Nelle grandi città le auto cominciano a essere condivise, a farsi prendere e lasciare a piacimento. Scene che fino a qualche anno fa vedevamo soltanto nei film di James Bond, oggi non ci sorprendono più: manovrare un’auto in entrata o in uscita da un parcheggio utilizzando la chiave come telecomando. Tra qualche anno potremo farci trasportare dalla nostra auto a destinazione, scendere e  lasciarla proseguire da sola fino al parcheggio che magari avevamo già prenotato con il nostro smartphone.

Davanti a noi si sta aprendo un mondo che oggi riusciamo solo a immaginare. Fino a qualche anno fa ci sognavamo un’automobile che ti avvertisse se ti avvicinavi troppo alla vettura posteggiata davanti o dietro: oggi possiamo schiacciare un tasto e lei parcheggerà per noi. Fino a qualche tempo fa in autostrada al massimo potevamo impostare la velocità e sgranchirci un po’ la gamba destra: oggi possiamo farlo con ancora più tranquillità perché sarà l’auto stessa a rallentare se ci avvicineremo troppo alla vettura davanti e a guidare seguendo le curve. C’era una volta in cui ci preoccupavamo di lasciare l’auto all’ombra per non trovarla bollente: oggi programmiamo l’accensione anticipata del condizionatore con la chiave. Ricordate quando il galateo dell’automobilista prevedeva di abbassare gli abbaglianti incrociando un’altra auto o avvicinandoci a una vettura davanti a noi: oggi ci pensa l’elettronica. Banalmente una volta inserivamo la chiave per accendere il motore, oggi la possiamo tranquillamente tenere in tasca e accendiamo il motore schiacciando un pulsante come su una Formula 1.

“Nei prossimi 5 anni il settore automotive cambierà più di quanto abbia fatto nei 50 anni precedenti”, diceva solo l’anno scorso Mary Barra, chairman e Ceo di General Motors, probabilmente la donna più potente nel mondo dell’auto. Succederanno cose che oggi immaginano solo gli scienziati. Auto che viaggiano senza pilota con tempi record in circuito ormai sono all’ordine del giorno. Non sorprendono più. Come le auto che stanno sperimentando la guida autonoma per ora ancora lontano dal traffico cittadino. Gli aiuti alla guida sono ormai di serie sulla maggior parte delle auto di un certo livello. Avvisatore di cambio corsia, frenata automatica d’emergenza che riveli pedoni e ciclisti e non solo altri automezzi, cruise control adattivo: il Parlamento Europeo ha votato per rendere obbligatori quelli che vengono condensati nella sigla ADAS, i sistemi avanzati di sicurezza alla guida. L’obbiettivo è la riduzione degli incidenti stradali e quindi delle vittime. La Commissione Europea ha anche fatto una cifra: rimanere sotto le 15 mila vittime all’anno entro i il 2020. Se pensiamo che siamo cresciuti senza seggiolini per i bambini, senza cinture di sicurezza, senza il secondo specchietto laterale, senza ABS, possiamo tranquillamente affermare che l’industria automobilistica ha davvero lavorato sodo per la sicurezza attiva e passiva. Qualcuno ha barato sulle emissioni, ma quello è un altro discorso. E comunque va ricordato che gli stessi motori Diesel di oggi, quelli indicati da tutti come i grandi cattivi, hanno migliorato le loro emissioni in modo esponenziale negli anni.

L’auto del futuro, poi, non dovrà necessariamente essere di proprietà Tra i giovani e i non solo giovani, sta prendendo piede nelle grandi città il “car sharing”. Auto da condividere. Auto che usiamo come taxi per viaggiare dal punto A al punto B e poi lasciare a chi ne avrà bisogno per spostarsi dal punto B al punto C e così via. Gli abbonati a questi servizi sono in aumento in Italia, in Europa, nel mondo. Le grandi case costruttrici hanno afferrato il business e ci sono entrate con le loro vetture e apposite società. L’auto condivisa è già una realtà in molte grandi città. E’ mobilità urbana anche questa, anche se ogni paese svilupperà un proprio standard di riferimento. Già oggi per le nuove generazioni possedere un’auto non è più una priorità. Si preferiscono un nuovo smartphone, un tablet, un abbonamento a una palestra, un nuovo viaggio. Il mercato dell’auto condivisa ha grandi margini. In Germania nel 2016 le auto in sharing erano 16 mila su un parco circolante di 45 milioni di automezzi.

E’ arrivato il momento di farci delle domande e trovare le risposte.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

2 commenti

  1. Un argomento davvero affascinante, che credo richiami anche alcuni spunti dell’intervista con Giugiaro letta qui alcuni mesi fa. Grazie Zapelloni, credo che l’evoluzione dell’auto intesa come mobilità sia un grande tema di estrema attualità e interesse perché unisce impatto ambientale, traffico, costume e abitudini, marketing e prodotto. Una lettura che fornisce enormi spunti!

    1. Grazie

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