Brasile, istruzioni per l’uso e omaggi a Senna

Ventunesimo appuntamento stagionale per la Formula 1 con il GP São Paulo, erede del GP Brasile di cui andate in scena 47 edizioni. Dopo le due edizioni saltate per il Covid-19 il GP ha preso il nome della città più popolosa del Brasile, nonché sede del tracciato, con l’obiettivo di promuoverla a livello planetario. A detta del suo sindaco il GP porta alla città di São Paulo ricavi aggiuntivi per oltre 240 milioni di euro all’anno. Così ufficialmente. Ma per me resta il Gran premio del Brasile…

  • C’è un filo, in questo caso molto scuro, che lega le tre piste nelle Americhe: l’asfalto nuovo. Ma se ad Austin e a Città del Messico la riasfaltatura è stata parziale, a San Paolo è il manto è nuovo per tutti i 4,309 chilometri di lunghezza del tracciato, pit-lane inclusa.
  • I lavori sono terminati da poco e l’asfalto è stato accuratamente pulito, usando anche un sistema di lavaggio con acqua ad alta pressione che toglie la patina che solitamente copre un bitume totalmente nuovo aumentandone al contempo la rugosità.
  • C’è quindi una grossa incognita che aspetta piloti e squadre in questo weekend. A rendere il rebus ancor più complicato da risolvere si aggiunge anche la scelta di Pirelli di portare in Brasile un tris più morbido rispetto allo scorso anno: saranno infatti la C3 come Hard, la C4 come Medium e la C5 come Soft le mescole a disposizione. Inoltre, il Gran Premio si svolgerà col formato Sprint – quindi con una sola sessione di prove libere per cercare il miglior assetto, anche se – come si è visto ad Austin – la gara “corta” nei fatti si sta dimostrando molto utile proprio per affinare il bilanciamento delle monoposto in vista del Gran Premio vero e proprio.
  • A Interlagos le forze laterali e longitudinali esercitate sui pneumatici lungo le quindici curve che compongono il tracciato – che si percorre in senso antiorario – sono di intensità medio bassa e ben distribuite fra i due assi.
  • Peraltro, uno degli effetti del nuovo asfalto potrebbe essere un abbassamento dei tempi sul giro e, conseguentemente, un aumento della frequenza dello sforzo cui vengono sottoposte le gomme.
  • Secondo i tecnici Brembo l’Autódromo José Carlos Pace da 4.309 metri di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3 perché i rettilinei sono piuttosto corti e le frenate solo 5 per ciascun giro, per poco più di 10 secondi e mezzo. Due di queste staccate richiedono l’uso dei freni per meno di 2 secondi e altrettante non raggiungono i 3,8 g di decelerazione.
  • La curva più dura dell’Autódromo José Carlos Pace per l’impianto frenante è la prima: le monoposto vi arrivano a 337 km/h e scendono a 124 km/h in 2,41 secondi durante i quali percorrono 130 metri. Lo sforzo richiesto ai piloti è di 4,6 g e il carico che esercitano sul pedale del freno è di 139 kg. La potenza frenante è invece di 2.486 kW.
  • Solitamente il weekend del Brasile promette spettacolo. L’autodromo intitolato a José Carlos Pace offre diverse opportunità di sorpasso ma altri fattori più casuali – come un’elevata chance di neutralizzazioni e un’estrema variabilità nelle condizioni meteorologiche – rendono l’esito del fine settimana spesso molto incerto e difficile da pronosticare.
  • Solitamente, la strategia più veloce prevede due soste, privilegiando l’utilizzo delle mescole più morbide. Lo scorso anno, tutti i piloti – ad eccezione di uno – scelsero di partire con la Soft ma una bandiera rossa alla partenza consentì il passaggio alla Medium per poi completare la corsa con un secondo treno di Soft. Quest’anno lo step più morbido potrebbe offrire un ventaglio di soluzioni più ampio, rendendo così ancora più spettacolare la gara.
  • Il circuito di Interlagos ha ospitato 40 Gran Premi ma solo gli ultimi tre hanno assunto la denominazione della città paulista. Le precedenti 37 volte sono state valide come Gran Premio del Brasile, una corsa ospitata dieci volte anche all’autodromo di Jacarepaguà, a Rio de Janeiro.
  • Il pilota che ha vinto più volte in Brasile è Alain Prost, che ha trionfato sei volte, ma una sola a San Paolo, dove invece il primatista è Michael Schumacher, con quattro successi. Ayrton Senna è il primatista di pole position (6) nel suo Paese, equamente suddivise fra le due piste. A Interlagos altri quattro piloti hanno ottenuto altrettante pole come Senna: i suoi connazionali Felipe Massa e Rubens Barrichello, Mika Hakkinen e Lewis Hamilton.
  • Fra le squadre, la McLaren è la squadra che ha vinto più volte in Brasile (11) ma la Ferrari ha ottenuto più successi a Interlagos (9). Il team inglese è invece primo in termini di pole position sia in Brasile (11) che sulla pista dove si corre questo fine settimana (9).

Gli omaggi per Senna

Quest’anno ricorre il trentennale della tragica scomparsa di Ayrton Senna e, così come accaduto nel maggio scorso a Imola, anche a Interlagos sono in programma iniziative e tributi. Ne sarà parte anche la Pirelli che, in collaborazione con l’Instituto Senna, metterà all’asta una versione particolare del Pole Position Award, personalizzata con i colori del Brasile e con il logo della leggenda brasiliana. Analogamente, così come avvenuto altre cinque volte quest’anno, il Pirelli Podium Cap sarà in edizione speciale, anche qui riproducendo gli stessi simboli – i colori della bandiera nazionale e il suo logo – di un pilota che rimarrà sempre nel cuore non soltanto di tutti i brasiliani ma anche di tutti gli amanti della Formula 1.

In collaborazione con la Honda, la McLaren porterà la MP4/5B con cui il brasiliano vinse il Mondiale del 1990. La monoposto compirà un giro di pista ma non si conosce ancora chi avrà il privilegio di guidarla. Senna si spese personalmente con il team inglese per avere i freni Brembo che aveva sperimentato con successo alla Lotus.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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