Si è spento a 86 anni Enzo Osella, un artigiano delle corse, che arrivò a gareggiare con una sua Scuderia in Formula 1 tra il 1980 e il 1990: 132 gran premi disputati e 7 punti conquistati (miglior risultato un quarto posto con Jean Pierre Jarier al Gp di San Marino del 1982, quello del boicottaggio dei team Foca). Ma Enzo Osella che aveva rilevato il reparto racing di Carlo Abarth era molto di più e le sue auto costruite per le gare Gt e quelle in salita hanno fatto epoca.
Enzo Osella è stata la prima persona che ho conosciuto in Formula 1. Fu un caso. Ero ancora un appassionato e nulla di più. Con un amico, Roberto, nel 1983 decidemmo di prenderci qualche settimana dui pausa dall’università a organizzammo un viaggio in Usa. In programma c’erano tre quattro partite di basket Nba tra Los Angeles, Boston e New York e anche il Gran premio degli Usa west a Long Beach, quello in cui John Watson fece una rimonta pazzesca (lo avevo raccontato qui).
Con Roberto alla dogana di New York ci imbattemmo in Enzo Osella che viaggiava a solo e aveva un enorme bagaglio a mano. Un pacco in cui conteneva o un alettone o una barra antirollio in titanio (la menoria scricchiola). Noi che collaboravamo con il Giornale di Montanelli conscevamo bene l’ingegner Benzing e allora attaccammo bottone con Osella che dall’ingegnere si era fatto disegnare qualche ala… Una persona gentilissima e un grande appassionato. La Formula 1 di allora era anche questa con il Costruttore che si portava i pezzi a mano per cercare di migliorare le prestazioni della sua auto con qualcosa prodotto all’ultimo minuto. Inutile dire che alla dogana dichiarò che stava trasportando un pezzo da poche lire, mentre chissà quanto valeva. Oggi non lo avrebbero fatto passare.
Qualche anno più tardi poi cominciai a seguire tutto il Mondiale di Formula 1 in pista per il Giornale. Osella era ancora lì all’insegumento di un sogno con Larini e Ghinzani (il suo primo pilota era stato Eddie Cheever) al volante della sia monoposto bianca sponsorizzata da Kelemata e poi da Fondmetal di Gabriele Rumi (altro gentiluomo delle corse) che negli anni Novanta ne rilevò la proprietà , facendo correre la scuderia con il suo nome.
Erano ancora gli anni della Formula 1 romantica, di questi piccoli grandi sognatori. C’erano Osella, Coloni, Minardi che è sopravvissuto fino alla cessione alla Toro Rosso, la Scuderia Italia di Beppe Lucchini, la Forti Corse (vi consiglio questo libro: L’ultimo garagista), ma anche peronaggi equivoci come il Sassetti della Andrea Moda su cui è stato girato recentemente un docufilm.
Enzo Osella è stato un grande uomo di motori. Un tecnico con la passione e le idee. E per dieci anni ha tenjuto vivo un sogno facendo debuttare tanti giovani interessanti. RIP ENZO


