#LongBeach 1983: la rimonta più grande della storia della F1 con John #Watson

L’incidente tra Rosberg e Tambay

Long Beach, 27 marzo 1983. Il mio primo Gran premio all’estero con un accredito da giornalista. Un gran premio storico perchè è quello in cui John Watson riuscì a risalire dal 22° posto alla vittoria. La più grande rimonta nella storia della Formula 1.

Erano ancora i tempi dell’università, quando con il mio amico Roberto decidemmo di volare negli Stati Uniti a farci un mese di viaggio studio. Tanto basket e anche un Gran premio. Accreditati come fotografi (un’altra passione comune) e grazie al padre di un amico che era il direttore di Quattroruote. (Incredibile, ho visto il primo Gp della mia vita per uno dei pochi giornali per cui non ho mai scritto).

Ai tempi collaboravamo già con il Giornale e Superbasket (che ci accreditò a un po’ di partite Nba, ma non alle Final Four delle Università…) per cui conoscevamo bene il mitico Enrico Benzing, l’ingeger Benzing di cui poi ho immeritatamente preso il posto scrivendo di F1 per il Giornale di Montanelli.

Ma andiamo a quella gara. Prima fila tutta Ferrari. Tambay e Arnoux, una strana coppia tutta francese in una Ferrari che doveva ancora dimenticarsi il maledetto 1982. E comunque una stagione che portò a Maranello quattro vittorie e il Mondiale Costruttori. Per Tambay, tra l’altro, fu la prima pole.

Ma a essere pazzesca fu la gara anche se, lo ammetto, avendola seguita sdraiato in una posizione fotografica, capimmo solo a fine gara quanto fu eccezionale la rimonta di John Watson da Belfast, Irlanda del Nord. Mi spiace solo avere solo diapositive di quella giornata e non avere in casa l’attrezzatura per stampare una foto…

Fu un gara piena di colpi di scena con Tambay subito in fuga seguito da papà Rosberg, Laffite e a Michele Alboreto. Le due McLaren partivano lontanissime al 22° e 23° posto con Watson e Niki Lauda.

Là davanti però succede di tutto: Rosberg tampona Tambay; Jarier tampona Alboreto. In pochi giri sono già spariti quattro degli uomini di testa. Sopravvive solo Laffite al comando davanti a Patrese. Al 27° giro Lauda e Watson sono già quarto e quinto tra grandi sorpassi e ritiri di chi partiva davanti. Ancora qualche giro e Watson scavalca Lauda andando a caccia dei primi tre.

Al 45° giro Watson va in testa e ci resta fino alla fine. Una gara magica. Una giornata ispirata. Sul podio ci vanno anche Lauda e la Ferrari di Arnoux. Watson aveva 37 anni e non era nuovo alle grandi rimonte come raccontò subito dopo la gara: “A Detroit, l’anno scorso, ero partito quasi in ultima fila. A Long Beach, identica cosa. In entrambe le occasioni ho vinto. A questo punto, quasi quasi chiedo di non far più le qualificazioni, a patto che mi consentano di partire in ultima fila. Così mi metto a posto la macchina per la corsa e volo verso il titolo mondiale…”.

“Niki non mi ha invitato a superarlo e ho dovuto farlo a ruote fumanti. Ma io avevo il vantaggio delle gomme dure che Niki non aveva voluto. Quando Tambay e Rosberg si sono toccati, poi, la vita per me è diventata più facile, anche se negli ultimi giri ho tremato. La macchina aveva vibrazioni posteriori proprio come in Brasile, quando mi si ruppe il motore. Temevo lo stesso guaio, invece era colpa di una gomma più deteriorata delle altre”.

La Formula 1 dopo quella gara processò papà Rosberg, fresco campione del mondo, colpevole di esser stato troppo irruente con Tambay. Quell’anno poi il titolo andò a Piquet.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

2 commenti

  1. A cosa addebita, la crisi tecnica della Ferrari, nella seconda parte della stagione?

    1. Quattro ritiri Arnoux, sei Tambay ma distribuiti. Problemi di affidabilità legati a dei componenti se non ricordo male

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