Ferrari e UniCredit, la principale banca paneuropea, hanno annunciato una partnership pluriennale con la presenza dei rispettivi ceo, Benedetto Vigna e Andrea Orcel. Un accordo che vedrà il nome della banca sulle monoposto e sulle tute di Leclerc e Hamilton. Si parla di tre/quattro anni di accordo, mentre le cifre restano segrete.
La storia della Ferrari si intreccia da sempre con le banche. Fin dai tempi in cui la Banca di San Geminiano che ancora oggi ha una filiale a Maranello proprio all’ingresso della fabbrica in via Abetone, nel 1930 concesse a Enzo Ferrari il finanziamento di un milione di lire per acquistare la palazzina liberty di viale Ciro Menotti a Modena, la prima sede della Scuderia.
Serviva coraggio solo a pensare di poter chiedere un prestito di quella portata – racconta Luca dal Monte in Ferrari Rex – Ferrari non aveva case di proprietà, non aveva terre, non aveva depositi finanziari da dare come garanzia. Tutto quello che aveva erano progetti ambiziosi e uno charme che sapeva elargire secondo necessità. Giuseppe Casoli lo ascoltò in silenzio, quasi distrattamente, senza fare alcuna domanda, senza chiedere alcun chiarimento.
Durante il colloquio, Enzo ebbe la sensazione che, questa volta, non l’avrebbe spuntata. Era certo di non essere riuscito non solo a convincere, ma neppure ad interessare il direttore della Banca30. All’improvviso Casoli ruppe il silenzio nel quale era rimasto confinato fino ad allora e si rivolse all’amico Enzo Levi, che sedeva accanto a Ferrari. Disse solamente: «Questo giovanotto mi ha raccontato una bella storia. Cosa dobbiamo fare, avvocato, glielo diamo questo milione?»
Una volta era la Ferrari ad avere bisogno delle banche, oggi sono le banche ad aver bisogno del palcoscenico offerto dalla Ferrari. “Legati dalla passione e uniti nell’eccellenza”, dice lo slogan scelto per celebrare l’unione tra Ferrari e Unicredit, due eccellenze tricolori, ma anche due aziende che hanno tanto in comune come hanno sottolineato i due ceo, Andrea Orcel e Benedetto Vigna.
Non ci sono solo la passione e l’eccellenza a unirle, ma anche due valori imprescindibili al giorno d’oggi come la sostenibilità e l’inclusività. E soprattutto una visione identica del futuro che deve essere affrontato dall’Europa senza paure (“Quando ci si mette d’impegno le cose si fanno e la Ferrari ne è un esempio”, ha detto il ceo di Unicredit a cui la figlia 14enne sta trasmettendo la passione per i gran premi).
“Le nostre società hanno in comune anche due valori essenziali in questo momento storico: la sostenibilità e l’inclusività”. Due valori che in Ferrari emergono nel recente Piano Saluto allargato a tutti i dipendenti della fabbrica e nel fatto che Vigna sia un seguace della “fearless culture”, del fatto che lui stia a sentire chiunque in azienda e non solo la sua prima linea.
“Per la prima volta ultimamente abbiamo riunito i meccanici del reparto corse e quelli della produzione. Abbiamo voluto dare un messaggio di unità”. Quel senso di squadra e di appartenenza che piace tanto anche a Orcel. “Dopo tre anni che sono in Ferrari mi sono fatto una convinzione -aggiunge Vigna – credo che ogni società dovrebbe avere il suo reparto sportivo perché avere anche un piccolo team ti ricorda costantemente l’importanza di non sedersi sugli allori. Noi abbiamo certi lunedì in cui siamo contenti e certi in cui siamo un po’ mogi. Ma è il bello della diretta e con 24 gare significa quasi un weekend su due in pista”.
Ferrari-Unicredit non è una sponsorizzazione che si ferma al nome della banca sulle paratie laterali dell’ala posteriore e in altre zone della monoposto e delle tute. “E’ qualcosa che va oltre e ve accorgerete all’inizio di marzo”, aggiunge Orcel alludendo ad un grande show a Milano i cui dettagli sono ancora top secret. Come segreti sono gli spostamenti di Lewis Hamilton, anche se Benedetto Vigna ha ammesso che “all’interno c’è tanta fibrillazione e tanta voglia di cominciare a lavorare con lui la prossima settimana”.
Il ceo della Ferrari è rimasto molto colpito dal messaggio che Lewis ha postato su LinkedIn a inizio anno con quell’andiamo, scritto in italiano: “un social che non ha scelto a caso. Un messaggio per l’Europa: ci dice c’è un cambiamento, ma andiamo, non abbiamo paura. Si è rimesso in gioco a 40 anni in una cultura diversa da quella anglosassone che ha sempre frequentato. Ha tanta voglia di fare. Quel suo post mi ha ricordato Indro Montanelli che a 80 anni decise di accettare una nuova sfida. E’ bello non avere paura dei cambiamenti”. Auguriamo a Lewis un finale migliore di quello del grande Montanelli a La Voce…
Il messaggio sportivo di Vigna è “Ruote a terra”. Realista. ”Sono molto orgoglioso di quello che la squadra ha fatto lo scorso anno rialzandosi dopo i mesi di crisi. Oggi si respira una bella atmosfera all’interno del team e dobbiamo mantenerla. Lewis ci darà una nuova spinta, noi impareremo delle cose da lui e lui imparerà delle cose da noi. Sarà come una danza: l’importante è non perdere il passo. Abbiamo fatto un buon lavoro. Ma restiamo con le ruote per terra. Restiamo uniti e impariamo dagli errori perché ne faremo perché se non fai errori non fai innovazione. Certo poi dagli errori bisogna imparare”.


