Quarantotto ore dopo il crollo di Budapest, la Ferrari fa sapere di non aver trovato un unico colpevole del crollo delle prestazioni di Leclerc, ma di avere delle spegazioni per giustificare quei due secondi persi al giro.
Il mistero continua. Dopo aver smontato e analizzato la monoposto di Charles Leclerc, in Ferrari non hanno scoperto il colpevole. Non hanno trovato che cosa ha fatto crollare le prestazioni di Charles dopo l’ultimo cambio gomme al 40° giro. Hanno individuato tante possibili concause, ma la pistola fumante non c’è.
Non è colpa del telaio, della nuova sospensione o di chissà quale altro particolare. Nulla che un tempo sarebbe finito nel museo degli orrori di Enzo Ferrari.
Come sempre, durante l’ultima sosta, è stata modificata la pressione delle gomme, cambiata l’incidenza dell’ala (da lì l’arrabbiatura via radio di Charles che pensava ci fosse stato un errore), ma nulla di tutto questo basta a spiegare il crollo delle prestazioni.
Questa almeno la conclusione a cui sono giunti a Maranello. Qualcosa di simile in fin dei conti era avvenuto in qualifica quando in Q3 improvvisamente la McLaren era crollata e Charles aveva cominciato a volare.
Così spiegano le fonti ufficiali, lasciando aperte tutte le ipotesi circolate in queste ore. L’ipotesi più gettonata, quella dell’innalzamento della pressione delle gomme per alzare la macchina ed evitare il consumo del plank evitando la squalifica, resta plausibile anche se pare difficile spiegare con questo la perdita di due secondi al giro rispetto agli stint precedenti, oltretutto con meno benzina a bordo.
La spiegazione della Ferrari con una perdita di prestazioni dovuta a un insieme di fattori ha una sua logica. Rientra nei misteri di questo weekend cominciato piacevolmente con la pole di Leclerc che ha sorpreso anche il diretto interessato.


