
I venerdì di Montecarlo sono, giornalisticamente parlando, tra i giorni più insidosi dell’anno. Devi trovare un argomento da trattare e fare attenzione a non prendere “buchi” dai colleghi. Non sempre potevi fare affidamento su un invito allo Yacht Club con qualche pilota (e relativa intervista) o sullo Yacht di Briatore ancorato in porto. Non sempre si poteva giocare facile.
Ricordo l’anno in cui, lavorando ancora a il Giornale di Montanelli, mi ero preparato per bene insieme a Giorgio Terruzzi (Indipendente) e Daniele Dallera (il Giorno) per realizzare un’intervista a Senna. Era il 1993, l’anno più duro per Ayrton che combatteva con una McLaren Ford contro lo strapotere della Williams di Prost.
Appuntamento al paddock venerdì pomeriggio. Con Ayrton era semplice. Non dovevi passare attraverso nessun ufficio stampa anche se Betise lo seguiva da vicino, due, tre gare prima prendevi l’accordo direttamente con lui. Qualcosa che oggi non può più accadere perché se anche sei amico di un pilota lui ti dice, sì ma devo chiedere al mio ufficio stampa.
Peccato che quella volta Ayrton andò a sbattere durante le prove del giovedì. Pioveva, pista bagnata, scivolosa. Ayrton che sa di dover rischiare per ottenere un buon tempo. Alla Santa Devota la sua McLaren Mp4/8 salta su un dosso e va a sbattere contro le barriere. Ayrton prende un brutto colpo a un pollice. Dolore. Altro a cui pensare.

Invece venerdì pomeriggio Ayrton arriva con Adriane al paddock. Ci vede, ci viene incontro e ci dice “Scusatemi, ma il colpo di ieri mi ha complicato la giornata. Possiamo rinviare l’intervista?“. Come dirgli di no. La realizzammo poi a Silverstone. Ma per dirvi la testa che aveva Ayrton e il suo rispetto per la gente.
Come andò poi a finire quel weekend? Prost si prese la pole davanti a Schumacher e a Senna che poi la domenica vinse per la sesta volta il Gp di Monaco, una in più di Graham Hill. Fu il suo ultimo Gran Premio di Monte Carlo, la sua ultima storica vittoria su una pista dove con il talento puoi annullare le differenze tra le monoposto. Ayrton fu anche baciato dalla fortuna che si presentò sotto due forme: un grave errore di Prost e la rottura della Benetton di Schumi. Prost brucia la partenza, prendendo 10″ di penalità rientrando ai box per scontarli fa spegnere la sua Renault, perdendo secondi e rientrando in pista al 22° posto. al 33° giro si rompe un circuito idraulico della Benetton e anche Schumi è fuori gioco. Ayrton va in testa e nessuno lo ferma più. Chiude davanti a Hill e a Jean Alesi con la Ferrari.