“Quando Ecclestone mi disse: aiuta questo giovane. Era Senna”

L’altro giorno a San Siro ho condotto alcune interviste alla giornata organizzata da il Foglio. In uno di questi incontri ho ospitato sul palco Massimo Zanetti, il signor Segafredo. Un uomo che dà tanto allo sport. L’uomo che ha messo in macchina Ayrton Senna.

Ecco il suo racconto in un estratto del pezzo che trovate oggi su il Foglio

Massimo Zanetti è il re del caffè e sullo sport italiano ha l’effetto di una bevanda energizzante…. Quando gli abbiano chiesto da che sport voleva cominciare a raccontarsi  però non ha avuto dubbi: dalla Formula1.

Sarà perché da ragazzo correva in moto, sarà perché pensare alle monoposto lo riporta indietro nel tempo, ma quando ha detto “Formula1, perché ho una grande onore: sono l’uomo che ha messo in macchina Ayrton Senna” è sembrato di vedergli brillare gli occhi. Per lui Formula 1 significa soprattutto Ayrton Senna, un pilota diventato un amico, anzi “un fratello minore”. Chi non ricorda la Toleman bianca con cui Senna si presentò al mondo nel Gran premio di Monte Carlo del 1984? Aveva un’enorme scritta Segafredo, con l’inconfondibile S rossa, sulla carrozzeria, appena sotto l’abitacolo, appena sopra un altro marchio italiano diventato celebre in quegli anni, Candy. Segafredo non ha mai abbandonato Ayrton, seguendolo anche in McLaren e poi nell’ultimo anno in Williams. Zanetti era a Imola in quel primo maggio del 1994, un giorno che non dimenticherà mai.

Ma partiamo dall’inizio. “Io in Formula 1 sponsorizzavo la Theodore con Johnny Cecotto e Roberto Guerrero. Ad un certo punto la squadra che era di proprietà di un  signore di Macao fallisce e non arriva neppure a fine campionato. Cecotto era un amico e mi chiese di aiutarlo andare alla Brabham sponsorizzata dalla Parmalat di Tanzi. Io parlai con Tanzi che però aveva un debole per Patrese e mise lui in macchina. Allora la Formula 1 era molto più ruspante di oggi… Mi chiama Ecclestone e vado a casa sua a Londra per cercare di trovare un posto a Cecotto e lui mi dice: guarda io ti sistemo Cecotto alla Toleman, ma tu mi devi far correre un ragazzino di 17 anni che è un’ira di Dio e qui in Inghilterra sta vincendo tutto… quel ragazzino era Ayrton”.

Da quella stretta di mano è nata un’altra storia. “Io mi sono affezionato a lui e lui a me. Mi chiedeva consigli su tutto. Mi ricordo un giorno a Melbourne. Io ero andato da solo in un prato a vedere una curva. Dopo un po’ mi arriva lui e comincia a parlarmi della sua fidanzatina che voleva lui rinunciasse a correre per restare con lei in Inghilterra. Io gli disse: Ayrton tu hai fatto una scelta, devi pensare alla tua vita: Poi gli ho detto una cosa un po’ cattiva nei confronti delle signore: guarda che di donne ce ne sono tante. E lui ha continuato a correre ed è diventato quel che è diventato”.

E se il cavalier Zanetti ha indirizzato la vita di Senna, Ayrton ha fatto lo stesso con lui, convincendolo a investire in una fondazione per aiutare i bambini: “Mi chiedeva sempre di fare qualcosa per il Brasile un paese dove io avevo delle aziende, delle piantagioni di caffè. Ayrton aveva una fondazione per aiutare i ragazzi di strada, un’opera che oggi continua la sorella. E allora io ho finanziato una fondazione pubblica per dar da mangiare ai bambini nel mondo perché ancora oggi ce ne so o milioni che muoiono di fame”.

Ayrton era un fratello, ma non è stato l’unico campione con il logo Segafredo sulla tuta: “Io ho cinque campioni del mondo: Ayrton, Alain Prost, Niki Lauda, Keke Rosberg e Damon Hill. In tutte le nostre aziende c’è una foto del podio di un Gran premio del Portogallo con Lauda, Prost e Ayrton insieme… un podio Segafredo”. Era il 1984, quel giorno all’Estoril Prost vinse il Gran premo e Lauda divenne campione del mondo per mezzo punto.

Ma come è nata questa passione per la Formula 1? “Per caso. Io ero un grande tifoso di Giacomo Agostini quando Cecotto ha battuto Agostini mi ricordo che mi venne una rabbia pazzesca… Un giorno mi chiama un amico, Rudy Barbazza e mi dice: Massimo devi venire a trovarmi che ti presento Cecotto che è venuto a vivere a Treviso… Io gli dico quello che ha battuto Giacomo non voglio neppure vederlo… Poi invece l’ho conosciuto e da lì è cominciata la mia avventura in Formula 1”.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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