
Fine di luglio 2016, un amico che ai tempi lavorava in Nike mi telefona e mi dice: Kobe ha un giorno libero a Milano e vorrebbe andare a Maranello a visitare la Ferrari… come possiamo fare? Non ci volle molto misi semplicemente in contatto Matteo Pedinotti, oggi all’Inter e ai tempi in Nike e Stefano Lai, ai tempi responsabile delle relazioni esterne di Maranello. Kobe apriva tutte le porte… Bastava la parola.
Wow! I trestimoni di quella visita a Maranello, raccontarono che fu la parola più sfrutatta da Kobe mentre passava da una Ferrari all’altra, fa una F12tdf a una GTCLusso. Eppure Kobe di Ferrari in garage ne aveva, nonostante per muoversi a Los Angeles preferisse (purtroppo, ci viene da dire oggi) l’elicottero.
“La mia visita alla Ferrari ha un valore speciale – disse – La mia filosofia è la stessa filosofia che guida chi lavora a Maranello: ricerca e innovazione continue e attenzione ad ogni dettaglio con uno scopo preciso – per migliorare le prestazioni”.
La famosa Mamba Mentality. Lui cercava la perfezione sempre. Era ossessionato dalla perfezione. Per questo è diventato uno dei più grandi. Perchè al talento ha aggiuto l’impegno, la dedizione, il rispetto per gli avversari e lo stesso sport.
“Ho imparato cosa significhino passione, creatività e immaginazione qui. Crescere in queste città piene di storia è stata una costante ispirazione e ha sviluppato la mia immaginazione. L’Italia è il luogo dell’arte, di Leonardo da Vinci e Michelangelo. Per un bambino americano significava essere costantemente stimolati, porre sempre domande e cercare risposte. Sul campo da basket, ovviamente, ma anche in altri posti. Perché potresti aver
segnato tutti i punti che desideri o aver vinto tutti i trofei del mondo, ma se non cresci come persona, non sei niento”, raccontò in quella visita a Maranello.
Il mio ricordo di Kobe: https://www.ilfoglio.it/sport/2020/01/26/video/kobe-bryan-morto-a-41-anni-incidente-in-elicottero-298520/
Il tweet di Hamilton: “Sono triste nel sentire che abbiamo perso uno dei nostri grandi. @kobebryant era uno dei più grandi atleti ed è stata una tale fonte d’ispirazione per molti, incluso me stesso. Sono profondamente rattristato per la sua famiglia e per le persone di tutto il mondo che lo guardavano. Possano lui e sua figlia riposare in pace”
Non seguo il basket ma il suo nome è mi è conosciuto, come parte delle sue gesta. E’ un vero disastro che anche la sua figlioletta 13 sia scomparsa con lui. Non scordiamo però che altre 7 persone, tra cui una compagna di squadra della figlia Gianna, con i genitori, erano a bordo di quell’elicottero.
Una tragedia inaspettata, non ho altre parole. È bello ricordare qui come Bryant abbia ispirato tanti sportivi e tifosi. Mi associo al cordoglio e il pensiero va ai suoi cari.