Raikkonen come Ibra: l’ultimo anno con l’Alfa? E chi lo ha detto…

Una zoomata con a Kimi a Raikkonen, fresco di rinnovo per un altro anno con L’Alfa Romeo. In pista fino a 41 anni e forse non finirà

“La Formula 1 non è mai stata la cosa più importante della mia vita”, non sembra una frase pronunciata da chi l’altro giorno ha firmato il rinnovo di un contratto con l’Alfa Romeo Sauber che lo terrà in pista fino a 42 anni. Ma Kimi Raikkonen è fatto così. Non gli bastano ancora i 324 gran premi già corsi in 18 anni di carriera. La maledetta stagione del Covid, con pochi contatti e pochissime interviste, probabilmente ha contribuito ad allungargli la vita sportiva. A rendergli la vita più dolce lo ha aiutato invece la famiglia, la moglie Minttu che negli spot guida al suo posto e i figli Robin e Rianna che posano già da attori sul profilo Instagram della mamma. “Della Formula 1 mi piace guidare, gareggiare. Solo questo. Perché continuo? Semplice perché questa squadra per me è più di un team, è quasi una seconda famiglia. Non fraintendete la mia famiglia è a casa che mi aspetta ed è insostituibile, ma qui mi guardo attorno e trovo ancora molte delle persone che ho conosciuto quando ho debuttato con loro in Formula 1 nel 2001. Mi chiedete se sarà la mia ultima stagione, ma non lo so. Se mi diverto ancora potrei anche continuare”. D’altra parte quando nel 2001 debuttò in Australia mai si sarebbe immaginato 20 anni dopo di essere ancora qui: “All’inizio non sapevo neppure se avrei finito la stagione, avevo una super licenza a tempo… poi alla McLaren un contratto triennale… pianificavo volta per volta… Mai pensato di poter essere ancora qui adesso”.

Un pilota di 41 anni merita ancora un posto in Formula 1? Non sarebbe meglio lasciasse il volante a uno dei tanti giovani emergenti? Merita la riconferma chi ha ottenuto solo due punti nelle ultime 12 gare? Ha ancora senso investire su un pilota che ha vinto l’ultima volta nel 2018 e in fin dei conti ha vinto solo 21 gare su 324? Sono tutte domande a cui si potrebbe rispondere anche senza aprire bocca, esattamente come piacerebbe fare a Kimi che è diventato famoso per i suoi modi bruschi e diretti. “Leave me alone, I know what I’m doing”. Lasciatemi solo, so quel che sto facendo, disse il 4 novembre 2011 ad Abu Dhabi al muretto della Lotus. Ma per rispondere alle domande di cui sopra gli basterebbe schiacciare play sul video che ogni suo tifoso (e sono tanti) ha sul telefonino e far rivedere il primo giro di domenica scorsa a Portimao. Da  sedicesimo a sesto. Un’impresa di senniana memoria, anche se il diretto interessato minimizza: “E’ stato grande passare così tanta gente in un giro, ma non mi esalto certo per un giro solo. E’ divertente passare così tanta gente perché in Formula 1 non è che sia poi cosi facile sorpassare. Ma più che eccitarmi per quello che avevo fatto ero preoccupato perché sapevo che poi mi avrebbero risorpassato. Sarebbe stato meglio passarli tutti all’ultimo giro e non al primo. In Portogallo il momento magico è durato tre giri, poi non ho potuto fare nulla contro i miei avversari, le nostre prestazioni sono migliorate, ma ci manca ancora un po’ di velocità e in corse come quella dove non ci sono ritiri è difficile finire a punti. Sono riuscito a cogliere l’attimo, a sfruttare le condizioni della pista che era scivolosa, ma lo era per tutti. Non so se c’erano altri con le gomme morbide o se stavano tutti lottando con le medie. Qualche volta la situazione gira a tuo favore, qualche altra no. Dipende molto anche come riesci a scaldare le gomme durante il giro di formazione… se poi trovi il feeling giusto nelle prime curve sei portato a spingere…”. Lo racconta come voi raccontereste di essere andati dal fruttivendolo a comprare una banana. Sdrammatizzare. E divertirsi. Perché guardando i video che il team posta si capisce che lui e Antonio si divertono davvero. Come quando hanno girato al vecchio Nürburgring con una Giulia Quadrifoglio e Kimi ha fatto morire di paura il compagno. “Si è spaventato davvero, non credevo. Io mi sono divertito. Come quando ho girato gli spot con mia moglie. Non è che girare una pubblicità mi faccia impazzire. Ma farlo con mia moglie mi ha divertito e poi ho trovato tutte persone molto brave”. Kimi sta facendo con Antonio quello che Ibrahimovic fa ai ragazzi del Milan. Lo sta facendo crescere. Lo sta aiutando a migliorarsi. “Conosco Ibra, ma il calcio è diverso, è un vero gioco di squadra. Io ad Antonio non nascondo nulla e se lui osservandomi impara sono contento, ma quando saliamo in macchina ognuno pensa a se stesso. Però se un giovane mi chiede io lo aiuto, non sono geloso dei miei dati, mi fa piacere aiutare”. Tanto poi tra il dire e il guidare alla Kimi ce ne passa… Aiuta anche suo figlio Robin quando lo porta sui kart: “Non so se vorrò fare il pilota ci sono giorni che dopo 5 giri si stufa, altri che dopo 50 non vorrebbe smettere…”. Un piccolo Kimi…

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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