Rassegna stampa: i marziani Red Bull e quelli Ferrari in fondo al mare

Difficile trovare una spiegazione al grande flop della Ferrari. Sui quotidiani di oggi di critica più che altro. Quasi increduli di quello che sta accadendo alla Scuderia.

Ecco grazie a www.loslalom.it la rassegna di oggi

Gianluca Gasparini, la Gazzetta dello sport: “Due indizi fanno una prova, ma ad essere sinceri ne bastava e avanzava uno solo. Al primo GP dell’anno, in Bahrain, la Red Bull aveva fornito una dimostrazione di forza spaventosa, al punto da far dire a molti che il gioco era finito ancor prima di iniziare. Qualche anima candida, per il bene della F.1, si era illusa che in Arabia Saudita – su una pista diversa da quella di Sakhir per conformazione e asfalto – la situazione non si rivelasse così amara per i rivali della scuderia iridata. Ieri anche il più ottimista (e fantasioso…) tra chi sperava in una stagione un minimo combattuta è stato costretto ad arrendersi”

Stefano Mancini, la Stampa: “C’è poco tempo per capire che cosa non funziona a Maranello. La SF-23 è un oggetto misterioso: a volte è veloce (mai come le Red Bull, s’intende), a volte imbarazzante. Il giorno del lancio a Maranello strappò parole entusiaste e ottimismo eccessivo. Era per tutti la Ferrari che avrebbe riportato a casa il titolo mondiale, la più veloce Rossa di sempre. È bastato posarla sull’asfalto e avviarla ai primi giri di pista per capire che qualche calcolo era sbagliato e c’erano dei problemi grandi. Forse era vero che le prestazioni erano migliorate rispetto al 2022, ma altri erano cresciuti molto di più”.

Alessandra Retico, Repubblica: “Qui Marte, a voi terra. Le Red Bull corrono nel loro pianeta, non hanno rivali se non se stesse. La macchina siderale. Che pure con le sue fragilità, ne ha mostrate in questi giorni, non la prende nessuno. Veloce in qualifica, in gara, sul dritto e in curva. Il nuovo regolamento che avrebbe dovuto avvicinare di più un po’ tutti, in realtà sembra allontanare le Red Bull in altra dimensione. È un affar loro, questo Mondiale”.

Giorgio Terruzzi, Corriere della sera: “La fotografia della Ferrari è una immagine fuori fuoco. Va bene, è servito un po’ di tempo, altro ne servirà. Ma erano più alte le aspettative alla vigilia di questa corsa così come erano altissime alla vigilia dell’esordio in Bahrein. La Safety car mandata in pista senza una ragione comprensibile, ha penalizzato soprattutto i nostri eroi, ma abbiamo avuto ancora una volta macchine rosse in crisi con gomme dure senza almeno un tentativo di sparigliare, magari montando le medie a Leclerc, partito con le morbide. Un atteggiamento strategico che segnala ancora qualche affanno, pur in assenza di controprova, escludendo la Mercedes, per dire, che strategie diversificate ha messo in pista”.

Umberto Zapelloni, il Giornale: “Le Red Bull viaggiano realmente su un altro pianeta. Le Ferrari invece cantano una canzone di Lucio Dalla: come è profondo il mare. Solo Leclerc le ha regalato un sabato da leoni in qualifica. Il resto non è noia. È una batosta. Dopo il risveglio amaro del Bahrain c’è stata la conferma in Arabia Saudita. … Se dietro non si danno una mossa e la Red Bull mette a posto la sua affidabilità, tutto il resto rischia di essere noia.

Fabio Tavelli, il Foglio: “Dalle dune del deserto arriva una nuova indicazione di superiorità da parte della Red Bull, un dominio al momento imbarazzante per tutto il resto dello schieramento … Francamente è incredibile che una scuderia non conosca il regolamento alla perfezione. … A proposito del problema a Stroll. Il pilota canadese una volta che il motore lo ha abbandonato ha correttamente infilato una via di fuga posizionandosi in una zona di totale sicurezza. La direzione di gara ha mandato in pista la safety car per tre giri. Questo ha mandato tutti i piloti ai box per cambiare gli pneumatici, cosa che avviene sempre in situazioni del genere. Francamente la motivazione per l’ingresso della safety, ovvero che la vettura di Stroll ostruiva il possibile ingresso di una gru, è molto debole. Una gru non è un’ambulanza o un elicottero per trasportare un ferito. Sulla sicurezza è giusto non transigere ma la situazione era davvero sotto controllo. E quindi viene il sospetto che la gestione delle safety car possa essere migliorata, almeno per non dare fiato al vento di chi pensa che ci sia un interesse commerciale nel mettere in pista per qualche giro davanti al mondo una supercar che qualche ricco nababbo può permettersi”.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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