




Charles Leclerc si confessa con la Gazzetta, Stefano Domenicali parla con tutta la stampa italiana per mandare messaggi precisi a Monza. Tutto e’ pronto (o forse no almeno a Monza) per ospitare il Gp del centenario. Anche Torino il fuori salone del Gp con la sua Autolook Week ha portato in piazza veri e propri gioielli da corsa.
Su i motori direbbe il mio amico Vanzini. Per ora si le parole piene d’amore e di fiducia per Charles che ieri a Sky, oggi sulla Gazzetta e tra po o per tutta la stampa italiana continua a professare la sua fede in una resurrezione monzese.
Il business di Stefano Domenicali con un monito a Monza
«Il business era incerto, i profitti erano scesi del 50 per cento. Ma siamo stati i primi a creare le “bolle”, impostando una procedura che è stata ripresa dagli altri sport». «La piattaforma commerciale è solida, dovevamo dare certezze sui conti alle squadre e ci siamo riusciti. Non c’è mai stato un interesse simile da parte della finanza. Sette squadre su dieci sono basate in Inghilterra e lì il sistema F1 vale 8 miliardi. Per ogni Gp lavorano tra 8 e 10 mila addetti e in quella settimana l’indotto crea una ricaduta che va da 100 ai 150 milioni».
L’Autodromo festeggia i 100 anni di storia. Qual è il futuro del Gran premio d’Italia?
«Non si vive soltanto di storia. Servono piani chiari di sviluppo e investimenti. Ringrazio il presidente dell’Aci Sticchi Damiani, ma ora c’è bisogno di cambiare marcia per migliorare le infrastrutture e non avere sempre i problemi dell’ultimo minuto. È una gara che merita di essere in calendario, serve stabilità. Lo dico da italiano che ha una posizione a livello internazionale».
Alla geopolitica della F1 manca una gara in Africa.
«Ci stiamo lavorando, è l’unico continente ancora non rappresentato. Abbiamo l’obiettivo di riportarlo in calendario con una certa stabilità in Sud Africa. Ma abbiamo richieste da tutto il mondo: il nostro problema è dover scegliere dove andare».
intervista di stefano mancini, La Stampa