Benvenuti a Monza a casa Ferrari dove tutto lascia pensare in un weekend pro Verstappen. Max comincia a prendersi un po’ di spazio sui quotidiani italiani.
Fazzetta, Stampa e Corriere dedicano alle parole di Max lo spazio che di solito è per la Ferrari che pure ieri aveva fatto parlare tutti i suoi protagonisti. Max non ha mai visto da vicino il podio di Monza. Ecco l’obbiettivo del suo weekend italiano







Vincere a Zandvoort, in casa di Verstappen, era l’ultimo dispetto che la Ferrari sentiva di poter fare al campione del mondo che va per il bis. Un tempo era quel tipo di gioia indisponente che si metteva in conto a Silverstone. Vincere a Zandvoort avrebbe permesso almeno di ingoiare un eventuale scorno al contrario a Monza. Chi ne sa, dice da tempo che è annunciato. La pista si presta più alle caratteristiche della Red Bull che a quelle della Ferrari.
Carlo Platella su Formula Passion si fa venire però dei dubbi, assai dotti, scrivendo che “la possibilità di assistere a una vittoria Red Bull senza una vera e propria sfida al vertice c’è ed è concreta. Non sempre però a vincere è la vettura più competitiva, specialmente su un tracciato come Monza dove le variabili non mancano. Con un Perez sempre più in difficoltà, chiunque riesca a conquistare la seconda piazza sulla griglia di partenza avrà una seria possibilità di transitare per primo alla prima Variante. Da lì in poi, con l’effetto scia indebolito dalle configurazioni a basso carico, la gara cambierebbe totalmente di prospettiva. Perché Monza è anche questo”.
È il GP che celebra i cento anni del tracciato lungo 5.793 metri con sole 11 curve. Formula Passion scrive che “il tracciato brianzolo, soprannominato Tempio della Velocità, si pone però come qualcosa di più di una semplice successione di rettilinei raccordati tra di loro. La sua atipicità è tale da aver regalato sorprese persino nella Formula 1 contemporanea spesso fin troppo prevedibile, come il successo della Toro Rosso nel 2008 con Sebastian Vettel, capace di ripetersi pochi anni più tardi a bordo di una Red Bull che paradossalmente impersonava la vettura più lenta dell’intera griglia. O ancora, nel passato più recente, impossibile dimenticare i rocamboleschi successi di Pierre Gasly e Daniel Ricciardo rispettivamente con AlphaTauri e McLaren, a rimarcare quanto nell’Autodromo le sorprese non siano eventi rari. Nella vasta tipologia di circuiti presenti in calendario, Monza ne costituisce uno dei due estremi, con Monte Carlo posto all’altro capo”.
voci Max Verstappen vuole il motore di suo padre
Le dà più soddisfazione battere la Ferrari o la Mercedes?
«Non importa con chi tu stia vincendo, l’importante è che tu sia quello in testa. Davvero non mi interessa chi ho dietro. Quest’anno ho avuto ottimi rapporti con tutti in Ferrari e fino adesso credo sia stata una bella battaglia. Certo, loro hanno perso un sacco di punti per via di piccoli errori, ma alla fine i progressi negli ultimi anni per tornare competitivi vanno riconosciuti: dal 2020 al 2022 hanno fatto passi avanti impressionanti».
Sul podio di Zandvoort oltre a Verstappen c’erano Russell e Leclerc. Tutti 24enni: è la nuova Fast generation?
«Credo che sia una buona generazione. Li conosco da quando correvamo insieme sui go-kart ed è molto bello che adesso ci siano anche loro ai vertici Formula 1».
L’arancione è diventato il colore della F1…
«Qui decisamente no! A Monza c’è del rosso dappertutto».
La regola che toglierebbe?
«Tornerei ai motori V10 o V12. Ai tempi di mio padre Jos quando entravi nel paddock e cominciavano le prove sentivi un rumore da brividi, mentre ora puoi chiacchierare tranquillamente. A livello di emozione non c’è confronto». – intervista di stefano mancini, La Stampa