Rassegna stampa: l’impresa del giovane Schumacher vista dall’Italia che ama ancora papà

Che si dice in Italia sulla vittoria di Mick nel campionato di Formula 2. Ecco, grazie a http://www.loslalom.it la rassegna di oggi

Sul Giornale, come già in questo blog, io ho sottolineato che “Mick non ha vinto alla Schumacher. Ha vinto piuttosto alla Prost o alla Lauda. Ha conquistato il titolo con la costanza dei piazzamenti piuttosto che con i successi. Un martello come papà quando infilava un giro veloce dietro l’altro in gara. Ha vinto a Monza e a Sochi, ma soprattutto ha collezionato podi: 10, nessuno lo ha frequentato tanto, neppure chi ha vinto più gare. Mick non è ancora Michael e magari non lo diventerà mai. Ma ha l’intelligenza per saperlo e lavorare su se stesso per migliorarsi anno dopo anno, gara dopo gara. In carriera lo ha sempre fatto. Gli manca il guizzo del padre in qualifica, ma è bravissimo in partenza e in gara ha la combattività giusta sia quando deve attaccare sia quando si deve difendere usando tutte le armi (pure un po’ di cattiveria) a sua disposizione. Nell’ultima gara però non ha esagerato, qualcuno si aspettava una ruotata a Ilot che lo attaccava, ma lui ha avuto la freddezza che papà non aveva avuto con Villeneuve”.

Alessandra Retico su Repubblica guarda la foto del giorno – Mick che “si inginocchia davanti alla piccola rossa che lo porterà sulla grande rossa. Una mano sulla scocca della Prema, l’altra sotto il casco a coprirsi gli occhi” – e scrive che in mezzo a tanta sabbia, “c’è commozione, orgoglio, una gioventù perduta e un futuro in cui sperare”.

Mario Salvini sulla Gazzetta dello sport trova che “non s’era mai visto un campione meno allegro di com’era ieri Mick nel parco chiuso di Sakhir”.

Nel 2021 Schumacher II avrà una Haas da guidare e Giorgio Terruzzi scrive sul Corriere della sera che “il rodaggio di Mick è finito. Una settimana per chiudere al meglio con il mondo dei cadetti, per annunciare il debutto in F1 dove è atteso da chi lo considera un talento a combustione lenta, da chi ha voglia di paragoni impietosi. Mick, in questo senso, è molto diverso da Michael: ha bisogno di tempo, prima di spingere. Ma una volta appresa la lezione, l’equilibrio permane. Il che rende difficile fissare limiti e potenzialità. Il cognome che porta gli permetterà di correre a lungo, di patire come capita a chi è obbligato ad eccellere. Mick ha evitato ieri ogni riferimento al padre. Ma sa che il suo destino è compresso dentro un confronto pesantissimo”.

Jacopo D’Orsi su la Stampa fa notare che negli ultimi 35 anni non tutti i campioni delle serie inferiori hanno brillato per forza in F1: sono saliti almeno una volta sul podio 14 di loro e hanno vinto una gara in 8. I vincitori di un Mondiale sono stati solo Hamilton e Rosberg, ma gli ultimi tre sono una presenza: quel Gasly che ha vinto a Monza, Leclerc in Ferrari e George Russell.

Leo Turrini sul Resto del Carlino sottolinea che “negli ultimi dieci anni, i vertici della Ferrari hanno sbagliato quasi tutto. Ma in una cosa sono stati lungimiranti: nell’offrire a Mick l’opportunità di crescere, come driver, nell’ambiente che sublimò la leggenda di papà. Lo dico? Lo dico, con tutto il rispetto per il bravo Sainz. Leclerc-Schumacher è la coppia che milioni di ferraristi sognano di vedere sulla Rossa, un giorno. Nemmeno troppo lontano”.

Ivan Zazzaroni su Corriere dello sport-Stadio ha scritto che “sarà inevitabile tifare per lui” e Mauro Coppini, nelle pagine interne, commenta: “Il rischio è che Mick si aggiunga all’elenco dei “predestinati” sui quali puntare Gli “investitori” hanno nomi importanti e la famiglia Todt, padre e figlio, è tra questi. Mick Schumacher accanto a Charles Leclerc sulla Ferrari, potrebbe essere un en plein che fa gola a tutti. Certamente ad una Formula 1 che non può che giovarsi di un nome capace di riconnettere il passato al presente e ringiovanire così una tradizione che accusa evidenti segni di stanchezza. Sul piano dello spettacolo e ancor più su quello economico. Ma anche a chi in silenzio, sta preparando il nuovo assetto gestionale della casa di Maranello e che proprio per questo non guarda in faccia nessuno. Anche a costo di ridurre i piloti a palline della roulette”.

A me va bene continuare ad attaccare la famiglia Todt come fa regolarmente il mio amico ingegner Coppini, però dovremmo ricordarci che all’epoca Todt la Ferrari vinceva e non poco… Quindi se anche la colonizzasse ancora ma con gli stessi risultati ci sarebbe solo d’accordo essere contenti. Per la cronaca, comunque, Nicolas Todt è manager di Leclerc, ma non di SchumiJr che però è molto legato a papà Jean, quasi un secondo padre.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

3 commenti

  1. E in tutto questo, Sainz pare il predestinato, sì, ad essere appiedato alla fine del 2021. Già non si pensa ad altro che al binomio Leclerc-Schumacher e chissenefrega di Sainz, anzi sarebbe ancora meglio fare un bello switch, tipo RB-Alphaturi (o Toro rosso) e magari a stagione iniziata, dopo che il piccolo Schumi ha fatto vedere un pò delle sue abilità, promuoverlo in rosso relegando lo spagnolo a tornare non alla McLaren dove qualche podio lo ha pure avuto, ma alla Haas il cui risultato migliore è un nono posto.
    In una F1 dove rimane in bilico il futuro di Perez dopo una stagione positiva in favore di Stroll (che ha il grosso vantaggio di essere il figlio del padrone) e di un pilota bollito come vettel, sacrificare un Sainz non sarà una cosa così scandalosa.

    1. Aspettiamo… e se Sainz stesse alla pari con Leclerc…

      1. dovrebbe farsi adottare dalla famiglia Schumacher…

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