Rassegna stampa: parlano Hamilton e Marquez

Rassegna stampa ricca con le interviste a Hamilton e Marquez per Corriere e Repubblica…

Lewis Hamilton si confessa con Daniele Sparisci è più che di Formula1 e mondiale parla della sua missione, della sua voglia di sorpassare il razzismo più che Verstappen. Ma anche di come si diverte ancora a guidare e di come riesca a migliorarsi. Bella davvero.

«Ci sono state tante azioni concrete quest’anno: il black out dei social media, al quale hanno aderito il calcio e tanti sport, contro gli abusi in rete, il bullismo, perché non si poteva più andare avanti così». 

Così come? «Che uno vede una partita di calcio, scrive insulti razzisti, e va avanti impunito. E la gente non se ne preoccupa, come se fosse impossibile intervenire. E invece si può. Se succede dentro a uno stadio o in un circuito chi insulta deve essere immediatamente allontanato. Se gli permetti di continuare lo stai coprendo. Sa che cosa mi rende orgoglioso della mia squadra e della F1?». 

Che cosa? «Che ci sia un impegno serio, un controllo continuo anche dei partner con i quali lavoriamo, per rendere il nostro sport più inclusivo. Per far sì che aumenti la presenza femminile e delle minoranze. Ma una cosa è parlare, l’altra è agire. Sono due fasi distinte. Cerco di dare il mio contributo, di trovare il modo di far arrivare dei messaggi. Per essere sicuro che mio nipote di 5 anni, e quelli della sua generazione, non vivano quello che abbiamo vissuto noi. Che trovino un mondo più aperto»

Ha conosciuto Mandela prima di scoprire l’impegno sociale, se potesse rivederlo ora che cosa gli direbbe? «Avevo 23 anni, vivevo sulle montagne russe e non ero preparato per un incontro così importante. Se potessi vederlo ora gli chiederei dove e come ha trovato la forza di uscire di prigione senza provare rabbia, risentimento, odio. Come ha fatto a prendere un tè con i giudici e le guardie che lo avevano incarcerato?». 

Marc Marquez parla con Massimo Calandri dei suoi tormenti fisici di quel braccio che non lo lascia quasi più vivere. E’ il solito Marquez un campione che pensa soprattutto a se stesso come quando dice di non essere molto religioso, ma di pregare per il suo braccio….

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

1 commento

  1. Caro Zapelloni, a proposito del rapporto tra fede e pericolo, si ricordi cosa disse l’Ammiraglio Nelson ai suoi in vista della battaglia di Trafalgar: “Pregate Dio, ma telete asciutta la polvere da sparo”.

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